Centro Storico Lebowski, distrutta la sede fiorentina del club del calcio popolare: «Un duro colpo, danni rilevanti»
Scatta la raccolta fondi per aiutare l’attività del sodalizio impegnato da anni in tanti progetti sociali: «Il nostro obiettivo resta quello di rendere l’impianto del Lebowski un patrimonio condiviso dalla città, ed essere così amato dalle persone, che anche i malintenzionati pensino che lì non è il caso di andare a disturbare»
FIRENZE. Una società a trazione popolare. Che fa calcio, sport in generale ma soprattutto tantissime attività sociali. Ora in balia del gesto sconsiderato di un gruppo di malintenzionati. La storia del Centro Storico Lebowski, sodalizio fiorentino che da anni fa dell’inclusione il proprio credo assoluto – con la prima squadra iscritta al campionato di calcio di Promozione, sempre seguita da centinaia di tifosi –, col passare degli anni è stata conosciuta anche oltre i confini nazionali. E ora la società deve fare i conti con un duro colpo: un blitz dei ladri negli uffici della segretaria che ha causati ingenti danni. Tanto da convincere il Centro Storico Lebowski a organizzare una raccolta fondi online. Ma andiamo con ordine.
L’irruzione dei ladri
A raccontare quanto accaduto nella notte tra lunedì 14 e martedì 5 ottobre è direttamente la società, attraverso un comunicato. «Nella notte tra lunedì e martedì l’impianto della Trave è stato fatto oggetto di una sgradevole visita. Non è la prima volta che accade: nelle occasioni precedenti tuttavia il “bottino” era stato talmente magro che nemmeno valeva la pena parlarne. Stavolta invece, tra strumenti della segreteria, in particolare computer portatili, e vari altri articoli, il danno è rilevante, anche perché nei locali laddove non è stato rubato, sono state comunque rotte le porte e buttate all’aria molte cose. Non vogliamo stare a piangerci addosso: gli impianti sportivi – spiega la società – sono da sempre tra gli obiettivi prediletti per questo tipo di azioni, in quanto sono aree molto vulnerabili e difficili da proteggere efficacemente. A tutte le società, presto o tardi, cose del genere sono successe, anche se fa sempre tanta rabbia. E non sarà certo questo a farci cambiare idea su quello che da sempre sosteniamo rispetto alla città e ai suoi quartieri, ovvero che la sicurezza non la si ottiene invocando più sorveglianza poliziesca, o l’installazione di telecamere di dubbia utilità. Penseremo tutte e tutti insieme ai modi per mettere maggiormente al sicuro le nostre attrezzature. L’obiettivo di lungo termine – prosegue la nota del club – resta quello di raggiungere il nostro obiettivo ideale: l’impianto del Lebowski dovrà diventare talmente un patrimonio condiviso dalla città, ed essere così amato dalle persone, che anche i malintenzionati pensino che lì non è il caso di andare a disturbare. Certo, per arrivare a questo punto, gli incidenti di percorso possono - anche se non devono - succedere.
La raccolta fondi
«Per il momento – si conclude il comunicato del Centro Storico Lebowski – dobbiamo far fronte a un danno economico non trascurabile. Per questo motivo è stata attivata una raccolta fondi, attraverso donazione (qui il link per partecipare alla raccolta). Oppure – si conclude la nota – vi invitiamo a passare dal campo, sia perché è sempre e comunque la cosa che preferiamo, sia eventualmente per donare piccole attrezzature che possano servire, o per aiutare in qualche riparazione».
La storia del Lebowski
Il Centro Storico Lebowski, lo ricordiamo, è una squadra di calcio dilettantistica di Firenze che milita nel campionato di Promozione (girone B). Ha una caratteristica ben precisa e per cui in poco tempo è diventato un modello famoso e apprezzato in tutta Italia: la proprietà – infatti – è fatta da soci-tifosi e in pochi anni il progetto è cresciuto sempre più.
E così, se in prima squadra vanta delle presenze anche un certo Borja Valero (centrocampista ex Real, Viola e Inter passato anche per i giallo-grigi che portano il nome dal celebre film), attorno sono cresciuti anche settore giovanile e formazioni femminili. Una realtà che da sempre ha portato avanti un messaggio dalla periferia: un nuovo calcio è possibile.