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Affitti brevi, in Toscana sono più “facili”: per la Regione basta un clic. Le regole e il giro d’affari

di Giuseppe Boi
Una veduta di Firenze (foto d'archivio)
Una veduta di Firenze (foto d'archivio)

Niente autorizzazioni e verifiche per ottenere il Codice identificativo regionale (Cir). Come funziona nelle altre regioni

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C’è il Cin e c’è il Cir. Sono i due nuovi acronimi con cui si deve confrontare il settore degli affitti brevi. Il primo sta per Codice identificativo nazionale. Andrà esposto negli immobili e negli annunci dal prossimo 2 novembre e dal 2 gennaio 2025 scatteranno anche le multe. Il secondo sta per Codice identificativo regionale ed è l’equivalente previsto dalle leggi delle singole Regioni. Per ottenere il primo, occorre avere il secondo. Vale a dire essere in regola con le norme locali per la locazione breve e turistica, ossia non superiori a 30 giorni. Un dedalo di norme e adempimenti in cui spicca la Toscana, dove le regole regionali sono tra le meno rigide in Italia.

“Scia” o non “scia”

È quanto emerge dallo studio sul settore degli affitti brevi del Sole 24 ore. Nel focus sui requisiti per ottenere il Cir, il quotidiano economico ha individuato otto esempi regionali. In Lombardia, ad esempio, per avere il codice occorre anzitutto ottenere la Scia, ossia la “Segnalazione certificata di inizio attività” da presentare in Comune che permette alle imprese di iniziare, un’attività produttiva. Per averla occorre rispettare una serie di requisiti essenziali, come ad esempio la categoria catastale A2-A9. La procedura si fa online sul sito del Suap (Sportello unico per le attività produttive) di ogni comune che provvede a inserire la struttura registrata nella piattaforma regionale che rilascia il Cir e incassa 70 euro.

Fino a 900 euro

Altra Regione che richiede la Scia è il Lazio. Va presentata allo sportello comunale Suar (Sportello unico attività ricettive) e per farlo è obbligatorio affidarsi a un geometra o un architetto. Il costo è di circa 600 euro a cui si aggiungono le imposte comunali che vanno da 150 a 300 euro. Una procedura simile è prevista anche in Liguria, dove però la Scia può essere richiesta anche senza intermediari e quindi le spese da affrontare è il versamento di circa 350 euro ai singoli comuni. In Emilia Romagna costi molto ridotti, anche perché si può richiedere la Scia presentando un modulo a mano o via Pec.

Il nodo dell’attività

Il requisito della Scia apre, almeno formalmente, al concetto di affitto breve come attività economica. Richiederlo sembra in linea con le nuove normative nazionali che introducono il Cin, il cui obiettivo è quello di creare un filo diretto tra ciò che avviene nel territorio e il Fisco per un settore spesso sommerso. Tuttavia molte regioni, tra cui la Toscana, non lo richiedono. Non serve in Sicilia, dove però sono previste norme stringenti sull’occasionalità. Non serve in Puglia – che però richiede le credenziali Spid per ottenere il Cir (che la Regione di Emiliano a ribattezzato Cis) – e in Campania, che comunque richiede la comunicazione allo sportello comunale Surap (il Suap campano).

Rilascio immediato

Vincoli che non sono previsti in Toscana. A rilasciare il Cir è in automatico e senza costi il “Portale alloggiati”, ossia quello a cui in cui i locatari brevi devono inserire i dati degli ospiti per motivi di sicurezza. La pratica non è sottoposta a nessuna autorizzazione e si può inserire, senza ulteriore verifica, la nuova struttura ricettiva nel portale statistico: Ross1000 a Firenze, Pistoia e Prato; Motourist ad Arezzo, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa Carrara, Pisa e Siena.

Un affare da 1,3 miliardi

Quasi una deregulation per un settore in cui la Toscana primeggia in Italia (vedi tabella in alto). Con i suoi 108mila alloggi, il settore affitti brevi genera un giro d’affari di 1,3 miliardi di euro. Affari favoriti anche dalle poche regole, che ben vengano nelle zone a rischio spopolamento, ma che sono un bonus anche per le città, sempre più alle prese con l’emergenza abitativa e i problemi dei centri storici.

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