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Sonny, l’ex bancario che dedica la vita alla salvezza dei cavalli

di Paola Silvi
Sonny Richichi, fondatore e presidente di Ihp
Sonny Richichi, fondatore e presidente di Ihp

Sonny Richichi ha fondato Ihp, realtà che si prende cura di animali maltrattati

23 settembre 2024
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MONTAIONE. «I cavalli mi hanno insegnato a capire punti di vista diversi dal mio». Sonny Richichi passa il suo tempo con loro, li ascolta, li accarezza, impara e soprattutto li salva. Fondatore e presidente di Ihp, Italian horse protection, una onlus che dal 2009 si occupa della tutela dei cavalli. «Accogliamo – racconta – i cavalli provenienti da situazioni di maltrattamento, che rischiano la macellazione o maltenuti e ne curiamo il recupero psico-fisico. In giro per l’Italia invece ci impegniamo in altre attività sempre a loro difesa, dall’investigazione contro gli abusi alle denunce. Spesso sono i privati che ci segnalano situazioni anomale che andiamo a verificare. Altre volte le chiamate arrivano direttamente dalle forze dell’ordine».

Sopraffatti dalla violenza e dallo sfruttamento, i cavalli sono gli animali più usati e non vengono trattati con affetto al pari di cani e gatti. «In realtà – specifica Richichi – sono ancora beni di consumo, non esseri viventi da rispettare e tutelare. Ed è un problema culturale che deriva in particolare da interessi commerciali molto forti in questo settore. In diversi casi, dopo essere stati utilizzati per anni nei circuiti dell’ippica e dei cosiddetti sport equestri, i cavalli finiscono nelle corse clandestine e anche alla macellazione illegale».

Una lunga catena di prepotenze che va dal tirare carrozze per turisti al lavoro nei circhi, fino ad arrivare anche alla sperimentazione e alla produzione di pellami e farmaci. Ma tra le colline verdi della provincia di Firenze, a Montaione, nel centro di Richichi, il primo autorizzato in Italia dal ministero della Salute, i cavalli hanno ripari naturali, possono vivere liberi, pascolare in compagnia dei loro simili, essere curati dallo staff e dai volontari quando sono anziani o malati. Lapo è uno dei veterani, «il primo in cui ci siamo imbattutti, proveniente dalle corse clandestine. Arrivava dalla Sicilia, viveva in un garage. Emblema della cattiveria delle persone – spiega il presidente – era devastato e svuotato ma, inaspettatamente, è rinato e la fiducia che ha verso gli umani ci ha stupito».

Insieme a Lapo ce ne sono altri, ben 36 e centinaia ne sono transitati. «Tre sono ciechi, tanti anziani. Poi – continua – l’associazione gestisce a San Miniato anche il primo centro di accoglienza per cavalli sieropositivi all’anemia infettiva equina. Sono sei e vivono in branco anche se in una sorta di lockdown. Ma stanno benissimo».

Italian horse protection non riceve nessun contributo pubblico né rimborsi, ma si sostiene grazie alle donazioni e al volontariato. «Il centro è meta di volontari da tutto il mondo, dalla Cina agli Stati Uniti, che sono sorpresi quando vedono gli animali stare liberi in branco rilassati, socievoli e tranquilli. Confesso che qualche volta mi sembra di essermi infilato in un’impresa titanica – si sbilancia – ma dopo penso a chi abbiamo salvato e alla solidarietà che ci circonda e questo mi ricarica».

L’amore per i cavalli che indirizza le scelte e le battaglie di Richichi, è stata una passione nata per caso ma maturata passa dopo passo. «Ho iniziato a prendere coscienza degli abusi che subiscono i cavalli venti anni fa, quando ho cominciato, grazie a un’amica, a frequentare un maneggio. Lì ho incontrato Koral, un cavallo difficile da gestire e ho deciso di prendermi cura di lui. Gli esperti mi dicevano che dovevo “sottometterlo”. Era il metodo di addestramento classico, che però non ha portato alcun risultato, fino a quando ho deciso di seguire il mio istinto. Ho costruito una relazione con lui cercando di osservarlo e capirlo. Nel giro di poco è diventato sempre meno diffidente. Mi sono reso conto che, sebbene in buona fede, si fanno spesso errori gravi con questi animali, perché si conoscono poco».

Koral insomma è stato l’artefice di una trasformazione interiore e in seguito professionale. «Dopo 14 anni di lavoro in banca, ho deciso di cambiare tutto – ripercorre le tappe Sonny, originario di Reggio Calabria – e nel 2007 mi sono trasferito in Toscana, a Montaione, per lavorare in un’azienda vinicola dove i proprietari avevano anche alcuni cavalli. Purtroppo, per ragioni familiari, l’azienda ha dovuto fare scelte diverse, così ho deciso di occuparmi io degli animali e di costituire Ihp. È stato un processo lungo e difficile ma realizzato con passione e con serietà»
 

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