Il Tirreno

Toscana

Il delitto

Firenze, uccise i suoceri: chiesto l’ergastolo per Elona Kalesha. La procura: due i moventi

di Matteo Leoni
Elona Kalesha in tribunale durante il processo di primo grado
Elona Kalesha in tribunale durante il processo di primo grado

Già condannata a 30 anni in primo grado per il duplice omicidio delle valigie

19 settembre 2024
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FIRENZE. Ergastolo. È questa la pena chiesta dalla procura generale nel processo di appello a Elona Kalesha, condannata in primo grado a 30 anni di reclusione con l’accusa del duplice omicidio dei coniugi Shpetim e Teuta Pasho, residenti a Castelfiorentino, scomparsi nel novembre del 2015 e i cui resti furono trovati il 10 dicembre del 2020 in alcune valigie abbandonate in un terreno tra il carcere di Sollicciano e la superstrada Fi-Pi-Li.

Secondo il pg Luigi Bocciolini, che ha fatto la sua requisitoria alternandosi con le pm Ornella Galeotti e Beatrice Giunti, titolari dell’inchiesta di primo grado, «ci sono molteplici elementi che rendono assolutamente certa la colpevolezza» della donna.

In base alla ricostruzione dei giudici di primo grado, Kalesha avrebbe prima stordito i coniugi Pasho con del glucosio, sapendo che entrambi erano diabetici, poi uccisi e quindi fatti a pezzi e nascosti nelle valigie. Non da sola, ma con l’aiuto di un complice, rimasto ignoto. La trentanovenne albanese avrebbe ucciso Shpetim e Teuta Pasho per impedire che rivelassero al figlio della coppia e suo ex fidanzato Taulant Pasho, che stava per uscire dal carcere, che lei aspettava un bambino da un altro uomo. La donna ha abortito in ospedale nell’ottobre del 2015, proprio pochi giorni prima della scomparsa dei Pasho.

Un secondo possibile movente, scrivevano i giudici di primo grado, è quello economico, «poiché certamente l’imputata ha restituito il giorno della scarcerazione, al pericoloso e violento fidanzato Taulant, la somma ingente che le era stata consegnata di circa 20mila euro, mentre gli oltre 50mila euro che la madre custodiva per lui non sono stati più ritrovati».

Inoltre, in base alla ricostruzione fatta ieri dalla pm Ornella Galeotti durante la requisitoria, Elona Kalesha già nel 2015 avrebbe fatto una sorta di «confessione inconsapevole» quando, dopo la scomparsa dei suoceri che alloggiavano in un appartamento di via Felice Fontana a Firenze, disse ai carabinieri che le chiavi erano rimaste all’interno dell’abitazione, cosa che non avrebbe potuto sapere se davvero fosse stata estranea alla vicenda.

La prossima udienza, durante la quale terranno la loro arringa i difensori di Elona Kalesha, gli avvocati Federico Febbo e Antonio D’Orzi, è prevista per il 27 novembre. Per lo stesso giorno è attesa anche la sentenza.


 

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