Il Tirreno

Toscana

Dillo al direttore
L’intervento

Giorgia non è infallibile: per la destra nostrana è un periodo nero


	Il match tra Imane Khelif e Angela Carini 
Il match tra Imane Khelif e Angela Carini 

Tra scivoloni e polemiche con l’Ue

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Ecco le riflessioni dei lettori pubblicate sull’edizione cartacea di domenica 4 agosto, nella pagina dedicata al filo diretto con il direttore de Il Tirreno, Cristiano Marcacci. “Dillo al direttore” è l’iniziativa che permette alle persone di dialogare direttamente con Cristiano Marcacci, attraverso il canale WhatsApp (366 6612379) e l’indirizzo mail dilloaldirettore@iltirreno.it.

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di Marco Susini *

È un Paese assai strano quello nel quale i due maggiori esponenti del Governo nonché la seconda carica dello Stato non hanno niente di meglio da fare che montare una polemica surreale su un incontro di boxe tra un’atleta italiana e una algerina. Senza entrare nei tecnicismi o parlare di testosterone, appare del tutto evidente che il retropensiero dei vari Meloni, Salvini e La Russa guardi alla crociata che la destra nostrana ha da tempo inscenato contro quella che a loro giudizio sarebbe una insidiosa e tracimante cultura gender o woke.

L’ennesimo scivolone o, forse, un’abile arma di distrazione di massa buttata lì in un periodo in cui l’infallibile Giorgia non appare più tanto tale? Poco prima del risvegliarsi di questo insolito interesse pugilistico, la premier aveva risposto alle pesanti critiche che la Commissione Europea aveva sollevato verso l’Italia nel report sullo “stato di diritto” senza entrare nel merito delle criticità segnalate, bensì puntando il dito contro la stampa non allineata colpevole, a suo parere, di avere influenzato i giudizi che in quel documento erano espressi.

Tanta è stata l’acrimonia di Meloni verso i giornali indicati che la stessa Federazione della stampa ha evocato addirittura le liste di proscrizione. Insomma, a vent’anni o giù di lì dall’editto bulgaro la smania della destra di mettere la mordacchia alla stampa libera non si smentisce affatto. Paradossalmente questa “entrata a gamba tesa” della premier sembra far risaltare proprio il rischio di una attenuazione del pluralismo e della autonomia della informazione. Per inciso nel rapporto Ue tra le fonti citate non si trova alcun riferimento a giornali o a altri organi di informazione ma si parla di istituti di ricerca, associazioni di categoria, autorità di garanzia e, udite udite, di vari ministeri e della stessa presidenza del Consiglio. Sembra che questa piccata replica di Giorgia Meloni sia stata giudicata dalla stessa Von Der Leyen come irrituale ed evasiva. Verrebbe da dire che il nostro esecutivo si sia mosso nei confronti della Commissione Europea con l’eleganza di un elefante in una cristalleria.

Prima vota contro la conferma di von der Leyen privilegiando le esigenze di partito ai legittimi interessi nazionali, poi risponde ai rilievi sopracitati tirando il pallone in fallo in maniera del tutto irrispettosa. Un atteggiamento, dunque, che sembra ormai precludere la possibilità che l’Italia possa contare su una delega di peso all’interno della Commissione stessa. Il periodo nero della destra nostrana si accresce infine della notizia che annuncia il raggiungimento delle cinquecentomila firme per promuovere il referendum sulla Autonomia differenziata. Mica male in soli dieci giorni e sotto la canicola di luglio! Tante le firme anche dal nord Italia che, secondo la vulgata leghista, avrebbe tutto da guadagnare da questa riforma. Forse anche in Brianza o nelle Langhe hanno capito che in un mondo globalizzato non si va da nessuna parte con un Paese spezzettato in tanti staterelli.

* ex parlamentare

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