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Crisi del lavoro, 11.500 lavoratori combattono per lo stipendio. Crisi più dura dove ci sono contratti più forti

di Ilenia Reali
Crisi del lavoro, 11.500 lavoratori combattono per lo stipendio. Crisi più dura dove ci sono contratti più forti

Le aziende monitorate dall’Unità di crisi della Regione sono settantuno. Dove i contratti hanno maggiori garanzie c'è più sofferenza

29 luglio 2024
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Sono oltre 11.500 i lavoratori toscani che hanno rischiato, e ancora in parte rischiano, di perdere il posto di lavoro in Toscana. È il conto di coloro per cui l’Unità di crisi della Regione ha preso in carico le vertenze o le fragilità delle aziende (71) e per cui, a seconda dei casi specifici, ha lavorato a trovare nuovi acquirenti, ha seguito la possibilità di avere ammortizzatori sociali, ha provato e sta provando a mettere a punto riorganizzazioni che salvino i lavoratori o una parte di loro. Si tratta di numeri calcolati al momento del primo contatto con lo staff regionale e «per una metàdi questi c’è speranza che la situazione possa venire risolta».

Tra luci e ombre

A gestire l’unità di crisi, su delega del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, c’è il consigliere speciale per il lavoro e le crisi industriali Valerio Fabiani che racconta una Toscana che, come riferisce l’Irpet in un recente studio, cresce «a ritmo lento ma in modo stabile, trainata soprattutto dall’export ma che risente sia delle tensioni legate al quadro internazionale sia delle ricadute in termini economici, che dell’assenza di politiche industriali nazionali».

L’occupazione cresce, ma con «una maggiore intensità nei contratti precari con un mercato del lavoro che sconta un quadro normativo inattuale e da rivedere» anche alla luce delle difficoltà che vivono alcuni settori industriali tradizionalmente con contratti “protetti”, mentre va bene il turismo che applica, in linea generale, meno tutele e offre occupazioni stagionali.

Attenzione alla moda

Il fronte più caldo della Toscana oggi non può che essere quello della moda «attraversato – dice Fabiani – da un processo di trasformazione e da un calo di volumi che colpisce soprattutto le piccole e medie imprese ma che comincia a coinvolgere anche le imprese più grandi della filiera. Un processo che deve essere governato con il coinvolgimento di tutti gli attori: le imprese, da chi sta alla testa delle filiere fino alle più piccole imprese artigiane con le associazioni datoriali di settore, le organizzazioni sindacali e le istituzioni».

Per quanto riguarda le situazioni di emergenza, l’Unità di crisi sta prevedendo di trovare ammortizzatori sociali straordinari per le imprese che li hanno esauriti e predisporre un accesso al credito garantito.

Tavolo speciale

«In attesa – spiega Fabiani – che il governo nazionale faccia la sua parte, ai primi del mese prossimo è annunciata una serie di appuntamenti ministeriali, c’è un tavolo regionale che sta monitorando la situazione e c’è il gruppo di lavoro da me coordinato che comprende l’unità di crisi e le strutture di Arti. Seguiamo ogni singola segnalazione da parte sindacale o delle stesse aziende, profilando soluzioni ritagliate sul singolo caso con lo scopo di evitare licenziamenti o chiusure».

Gli strumenti in uso sono ammortizzatori, formazione e incentivi per i lavoratori, e un’azione di squadra tra territori, imprese e sindacati, come nei casi di Lineapiù di Prato per cui gli esuberi da 30 sono stati ridotti a 15 e saranno gestiti con un contratto di solidarietà anticipato dall'azienda, e Acme di Calenzano che nei giorni scorsi ha ritirato i licenziamenti dei 14 dipendenti per valutare alternative di salvaguardia occupazionale.

I rischi

«Questa fase difficile, se governata, – spiega Fabiani– può perfino far emergere delle opportunità, mettendo al centro difesa del lavoro, innovazione qualità delle produzioni e ovviamente legalità e sicurezza sui luoghi di lavoro viceversa rischiamo una disertificazione del distretto con una perdita di posti di lavoro e competenze, l’abbassamento progressivo della qualità e la crescita di quegli spazi in cui si può annidare illegalità e mancanza di sicurezza».

La costa e l’entroterra

La costa sconta ancora il peso delle crisi che ci sono state e hanno colpito interi pezzi di industria nazionale, che nella nostra regione erano in gran parte insediati nella Toscana costiera. «La giunta – riferisce Fabiani – sta facendo uno sforzo imponente per superare i deficit strutturali che pesano su quella porzione di Toscana, attraverso le risorse del Pnrr, del Fondo di sviluppo e coesione e dei fondi europei».

Per il polo siderurgico di Piombino, seguito direttamente dal presidente Giani, c’è una trattativa in corso per rendere compatibili gli investimenti mentre va compreso, nel frattempo, come gestire l’utilizzo degli ammortizzatori. Sanac a Massa Carrara è legata al destino dell’ex Ilva e la speranza è quella di trovare un acquirente dopo le aste andate a vuoto.

Sms di Rosignano

In questi giorni l’Unità di crisi si sta occupando della situazione difficile in cui si trovano i 10 lavoratori della Sms di Rosignano.

«Anche in questo caso ci siamo attivati con l’azienda, dalla quale abbiamo ricavato una prima apertura a esplorare la strada degli ammortizzatori sociali in alternativa ai licenziamenti: ne parleremo al tavolo regionale già convocato in forma plenaria per mercoledì prossimo».

La soluzione Ivv

In mezzo a tante storie aziendali complesse, di difficile soluzione, non mancano crisi superate con veri processi di reindustrializzazione.

È il caso dell’Ivv, storica vetreria del Valdarno.

Dopo un’estenuante crisi durata anni l’azienda rischiava di scomparire per sempre, «oggi quell’azienda che ormai tutti davano per spacciata, è tornata a partecipare a tutte le fiere internazionali di settore: sono stato a quella di Milano, con la nuova proprietà e anche una delegazione di lavoratori. Non potrò mai dimenticare i loro occhi quel giorno davanti alla rinascita della loro azienda che finalmente prendeva forma».

Il caso Gkn

All’elenco delle aziende in cui tutto fa pensare di trovarsi davanti a un vicolo cieco non possiamo dimenticare la Gkn: «Noi - fa il punto il consigliere – non perdiamo mai la speranza e quindi non parliamo di vicolo cieco, altrimenti non potremmo fare questo lavoro, ma certo la ex Gkn, oggi QF, si trova da troppo tempo in una intollerabile fase di stallo. Questa è una crisi figlia di scelte sbagliate di politica industriale sull’automotive, compiute dai diversi governi che si sono succeduti e che hanno portato a un progressivo impoverimento del tessuto produttivo in questo settore, a iniziare appunto della componentistica auto, e di un modello di sviluppo funzionale all’idea di capitalismo finanziario, che ha fatto perdere di valore il lavoro e la produzione».

La richiesta al governo

Oggi, d’intesa con il sindacato, la Regione ha suggerito al Governo una modifica normativa che consenta di commissariare le aziende che si trovino in questa particolarissima condizione. «Un’iniziativa che, ampliando il raggio delle possibilità di amministrazioni straordinarie, colmerebbe oggettivamente un vuoto normativo ed è finalizzata a difendere il nostro patrimonio industriale e i posti di lavoro.

Purtroppo quella di salvare le imprese dalle crisi – conclude il consigliere Fabiani – è spesso una battaglia che conduciamo a mani nude, privi di un adeguato supporto normativo, ma che non smettiamo di combattere. Sappiamo che possiamo vincere e che possiamo perdere, ma è comunque molto importante esserci».l


 

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