Il Tirreno

Toscana

Dillo al direttore
L’analisi

Così la finanza costruisce gerarchie svincolate dall’economia reale

Così la finanza costruisce gerarchie svincolate dall’economia reale

Il dollaro, i tassi alti e l’atlantismo

11 luglio 2024
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Ecco le riflessioni dei lettori pubblicate sull’edizione cartacea di giovedì 11 luglio, nella pagina dedicata al filo diretto con il direttore de Il Tirreno, Cristiano Marcacci. “Dillo al direttore” è l’iniziativa che permette alle persone di dialogare direttamente con Cristiano Marcacci, attraverso il canale WhatsApp (366 6612379) e l’indirizzo mail dilloaldirettore@iltirreno.it.

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*di Alessandro Volpi


Provo a mettere in fila alcune notizie che, a mio parere, hanno un legame stretto. Jerome Powell, il presidente della Federal Reserve, ha annunciato che i tassi di interesse americani resteranno alti. Gli Stati Uniti vogliono continuare a drenare risparmio da tutto il mondo per finanziare la propria economia, ma per pagare tassi così alti hanno bisogno che il dollaro sia l’unica valuta mondiale. Per questo al vertice Nato si proclama l’ingresso dell’Ucraina, con l’immediato sostegno di un’Europa ben felice del suo atlantismo che le impone il dollaro con cui gli Stati Uniti finanziano la loro economia proprio a discapito di quella europea.

Se gli Stati Uniti mostrano i muscoli e gli “alleati” europei si allineano, il biglietto verde continuerà ad essere la sola moneta dell’Occidente e l’economia americana potrà tornare a produrre e a non essere solo di carta. Intanto le agenzie di rating, di proprietà dei grandi fondi, declassano il debito della Francia “socialista” perché prevenire è meglio di curare. Forse non è un caso se la Bielorussia annuncia manovre congiunte con la Cina al confine polacco: la dollarizzazione può sottomettere l’Europa ma non è certo digeribile per la più grande potenza industriale del mondo. In questo quadro Wall Street è cresciuta quasi del 17% da inizio anno e il Nasdaq addirittura del 20%. Ma non si tratta di una crescita uniforme. Sette titoli valgono da soli quasi il 38% dell’intero indice S&P 500; una concentrazione senza precedenti. Ma chi pagherebbe realmente 3mila miliardi di dollari per comprare Nvidia, o oltre 2mila miliardi per acquisire Amazon? La risposta è semplice: nessuno. Siamo di fronte ad una colossale finzione che tiene in piedi la capacità di generare ricchezza del capitalismo finanziario occidentale. Le prove sono molte.

Taiwan Semiconductor Manufacturing Company è uno dei più grandi produttori mondiali di semiconduttori e ha una serie di fabbriche. Ha un fatturato di circa 70 miliardi di dollari e ha quasi 70mila dipendenti; è il fornitore indispensabile di Nvidia che di dipendenti ne ha 28mila e registra un fatturato di 60 miliardi di dollari, senza una propria capacità produttiva. In termini di valore azionario, tuttavia, Tmsc ha raggiunto ora i 1000 miliardi di dollari, mentre Nvidia ha superato i 3000; una differenza che si spiega male se non si considera che Tmsc non ha tra gli azionisti i fondi che sono invece in Nvidia e la riforniscono di liquidità. La finanza costruisce le gerarchie, spesso svincolandole dall’economia reale. Certo, la narrazione funziona molto in tale direzione. A lungo abbiamo sentito la narrazione della "concorrenza" fra Apple e Microsoft in materia di Intelligenza artificiale. Ora si scopre che nel consiglio di Open Ai siede un rappresentante di Apple accanto a quelli di Microsoft. Forse il fatto che nell’azionariato di Apple e in quello di Microsoft il 20% dei titoli sia nelle mani di Vanguard, Black Rock e State Street non è proprio irrilevante; ma qualcuno si ostina a sostenere che Apple e Microsoft sono pubblic company.

*Università di Pisa

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