Allarme sicurezza
Crollo delle mura a Volterra, l'ex sindaco Buselli e il precedente del 2014: «Stop ai monitoraggi radar perché non c’erano soldi»
L'ex primo cittadino ricorda cosa accadde quando ci fu il cedimento delle mura dieci anni fa: «Cento città storiche chiesero una deroga al patto di stabilità»
VOLTERRA. «Il monitoraggio radar fu attivato in un momento di emergenza: per il Comune era impossibile attivarlo per sempre. Non potevamo permettercelo», l’ex sindaco di Volterra Marco Buselli, primo cittadino dal 2009 al 2019, ripercorre il periodo dei crolli delle mura di dieci anni fa, la collaborazione con il geologo e professore universitario Nicola Casagli e il confronto con i bilanci delle amministrazioni comunali “ingabbiati” dal patto di stabilità.
Buselli ricorda come nel periodo in cui era il sindaco della città la situazione economica fosse «drammatica» e che i crolli del 2014 portarono anche all’esigenza di provvedere con anticipazioni di cassa con un grosso sforzo per il Comune. «Subito dopo il crollo – racconta – con il sindaco di San Gimignano, che era in una situazione analoga alla nostra, e ad altri 100 sindaci, chiedemmo una deroga per spese per la difesa del suolo, per i monitoraggi, per il restauro, per il recupero e per la manutenzione dei territori. Mentre un Comune standard infatti deve pensare alle mense, agli scuolabus e alle strade, realtà storiche come le nostre, devono provvedere anche a quello che ci hanno lasciato gli etruschi e i romani. È evidente che non è possibile».
Il tema delle difficoltà economiche per la manutenzione e la valorizzazione della cinta muraria non fu (e non è) per Buselli solo legato ai monitoraggi.
«Il monitoraggio è importante ma non è l’unica cosa da fare. Serve un recupero delle mura, una città come Volterra che ha due cinte murarie (sia romane sia etrusche) è chiaro che non può avere radar ovunque. Serve una programmazione degli interventi da fare, un controllo a vista con i nostri tecnici, interventi di messa in sicurezza se vengono individuate fragilità. Per fare questo serve un aiuto finanziario sovraordinato. Perché i Comuni non possono essere in grado di fare tutto, e ancor meno lo erano quando dovevamo sottostare al patto di stabilità».
Per quanto riguarda i monitoraggi, Volterra, per un anno nel momento dell’emergenza ebbe il controllo radar grazie anche all’aiuto della Regione Toscana, poi fu costretta a rinunciare. «Il professor Casagli parla di 80mila euro all’anno ma quella cifra non è per tutto quello che ci sarebbe da sorvegliare a Volterra. Per cui all’epoca non potemmo fare altro che continuare con il monitoraggio a vista tra l’altro sempre proseguito, sia diretto sia attraverso le segnalazioni».
Lo status particolare che le città d’arte chiesero, va da sé, non fu riconosciuto dall’allora governo e i sindaci si trovarono costretti ad adattarsi e a scegliere cosa mantenere e cosa tagliare.
«Devo dirlo, fummo molto soddisfatti della collaborazione con l’Università di Firenze per il tempo che rimasero lì. Avevamo in tempo reale rilevazioni che ci davano la possibilità di intervenire a scopo precauzionale. Ritengo che oggi, soprattutto per i costi che si sono abbassati, dovremmo riaprire una collaborazione sui monitoraggi ma soprattutto sarebbe necessario un piano integrato che consenta di prevenire le emergenze e non costringa i sindaci, responsabili anche per la protezione civile, a far scelte difficili e di grande responsabilità per l’impossibilità di garantire tutto ciò che servirebbe a mettere in sicurezza e salvaguardare i nostri territori».