Il Tirreno

Toscana

L’intervista

Alluvione in Toscana, Giani: «Neppure un centimetro in più di cemento nelle zone allagabili»

di Martina Trivigno

	A destra Eugenio Giani, presidente della Regione e commissario delegato per l’emergenza
A destra Eugenio Giani, presidente della Regione e commissario delegato per l’emergenza

Il commissario delegato per l’emergenza parla anche del consumo di suolo. Si è insediata la task force per avviare la fase di ricostruzione: le priorità

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«Neppure un centimetro di cemento in più nelle zone allagabili della Toscana». Lo dice il presidente Eugenio Giani, commissario delegato per l’emergenza. Non punta il dito contro nessuno. Il passato è passato – dice Giani – ma il futuro no, ancora si può cambiare. Quando risponde al telefono, si è insediata da poco la sua task force, la struttura di coordinamento tecnico operativo, per fare fronte alla ricostruzione post alluvione.

Dopo giorni, la stanchezza si fa sentire, ma il presidente non molla. Ha percorso la Toscana in lungo e in largo, con indosso la giacca arancione della protezione civile, stringendo mani, facendo incontri, salutando i volontari, per far sentire la vicinanza delle istituzioni a una regione ferita.

Presidente, a quanto ammontano i danni post alluvione?

«La stima arriverà nel corso del tempo: se dovessi sommare quello che i sindaci dei Comuni più direttamente interessati dall’alluvione mi riferiscono, saremmo oltre i due miliardi di danni. Ma ritengo che debbano essere misurati con attenzione perché da questo ne deriva la serietà di comportamento anche nei confronti delle richieste da avanzare al governo».

Dobbiamo aspettare gli atti, quindi.

«Sì. Voglio avere una chiarezza che può arrivare soltanto dagli atti di ricognizione dei danni che nei prossimi giorni i Comuni interessati mi invieranno. Non dimentichiamo che lo stato d’emergenza nazionale riguarda cinque province che, in totale, hanno più di 100 Comuni. In realtà, quelli veramente toccati dall’alluvione sono circa 25. Staremo vicino a famiglie e imprese».

In che modo?

«Rimoduleremo anche i metodi di finanziamento comunitari: dobbiamo trovare il modo di sostenere anche economicamente chi è stato colpito, in gran parte lo faremo attraverso i fondi che arrivano dall’Europa».

Si parla di un decreto legge ad hoc.

«Sì, il decreto legge che è stato approvato dopo l’alluvione in Emilia-Romagna: prendiamo esempio da quell’esperienza e facciamolo subito anche per la Toscana».

Si parla anche di “allargare” lo stato d’emergenza nazionale ad altri Comuni: a che punto siamo?

«È importante che, al di là delle province, si possa selezionare quei Comuni, come Lucca e Massa, che hanno subito danni ingenti in modo da mandare la documentazione giustificativa perché lo stato d’emergenza nazionale si apra anche a loro. Lo stesso vale per Arezzo, presentando una documentazione sufficiente che porti i funzionari del ministero a un accertamento e un’auspicata capacità di inserire questi siti non come province, ma come singoli comuni».

Cosa sta facendo al momento?

«Da commissario per l’emergenza, ho subito istituito la struttura di supporto e coordinamento delle forze in campo per stilare il piano di interventi necessari al ripristino di tutte le opere danneggiate. È in corso una nuova ordinanza per smaltire il più velocemente possibile e in sicurezza i rifiuti e tutte le discariche della Toscana daranno il proprio contributo con centinaia di viaggi andata e ritorno. Sono oltre 40 le somme urgenze avviate sui corsi d’acqua e infrastrutture, più di 2.000 segnalazioni di danni nei territori colpiti dove ci sono interventi».

Eppure la sua nomina a commissario ha sollevato anche diverse polemiche politiche.

«Io penso a lavorare e a fare ciò che viene chiesto di fare. Mi è stato chiesto di fare il commissario, ringrazio per la fiducia, e cerco di lavorare. Il tentativo di fare strumentalizzazione e polemica politica su queste materie è davvero di cattivo gusto».

In Toscana, negli ultimi anni, si è costruito tanto, soprattutto nelle zone colpite dall’alluvione del 2 novembre. Di chi è la responsabilità?

«È inutile fare ragionamenti sul passato, noi dobbiamo pensare al futuro, anche perché sul passato sono recriminazioni che non hanno responsabili».

Come mai?

«Perché spesso intorno a un piano regolatore e agli atti di concessione edilizia intervengono più legislature e più figure. Non individueremo mai un responsabile: è importante, però, prendere lezione da ciò che accade e per il futuro non dobbiamo consentire neppure un centimetro di cemento in più nelle zone allagabili».

L’Anbi Toscana, l’associazione dei consorzi di bonifica, sostiene che ci siano circa 780 milioni di euro di progetti pronti ma non finanziati e che tutto sia rallentato dalla burocrazia: cosa ne pensa?

«Le procedure devono essere seguite perché le leggi dello Stato devono essere rispettate: di conseguenza, si facciano i progetti e, quando ci sono, se non in un bilancio, si realizzeranno in quello successivo. Non mi piace pontificare né dare la colpa ad altri. Chiunque al livello di responsabilità che ha, nell’ente in cui opera, pensi a fare bene i progetti, a cercare i finanziamenti e poi a realizzarli. Un aspetto però mi incoraggia».

Quale?

«Non si verificano più collassi idrogeologici dove abbiamo fatto, anche di recente, degli interventi, come le vasche di espansione dell’Arno, l’ultima a Figline Valdarno con l’area di Pizziconi che conterrà 3,5 milioni di metri cubi d’acqua: ecco, andiamo avanti su questa strada. L’abbiamo fatto nei grandi fiumi, ora le casse di espansione dobbiamo prevederle e realizzarle anche nel reticolato minore che sono stati purtroppo i protagonisti di questa alluvione».

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