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Alluvione in Toscana, progetti per 780 milioni contro le inondazioni ma i soldi non ci sono

di Martina Trivigno

	L'alluvione a Campi Bisenzio vista dall'alto
L'alluvione a Campi Bisenzio vista dall'alto

Esiste un piano che eliminerebbe il rischio nella regione: un lungo elenco fotografa le fragilità e “anticipa” i disastri

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Dopo l’alluvione, la Toscana è un territorio ferito. Eppure i progetti per la sicurezza idrogeologica ci sono. Solo sulla carta, però, perché mancano i fondi.

Servirebbero oltre 780 milioni di euro per realizzarli tutti e contrastare in modo più efficace anche il rischio di allagamenti. Peccato che si tratti di una corsa a ostacoli – come spiega Marco Bottino, presidente dell’Anbi Toscana, l’associazione nazionale dei Consorzi di bonifica, e presidente del Consorzio di bonifica Medio Valdarno – per almeno due ragioni: «Mancano i soldi per finanziare le opere e, anche quando i soldi ci sono, si mette di mezzo la burocrazia che rallenta tutto». Tradotto: passano 20 anni prima di avere pronta una cassa d’espansione, mentre ce ne vogliono sei per una pista arginale.

La lista

Già diversi mesi fa, i singoli Consorzi hanno consegnato alla Regione il piano delle attività di bonifica 2023 e, tra gli allegati, c’è anche un «elenco ricognitivo degli interventi senza copertura finanziaria». In pratica, in una lista molto dettagliata i singoli Consorzi riportano una lunga serie di interventi, suddivisi tra l’altro per tipo, luogo e soprattutto priorità (alta, media, bassa). Una mappa che, ogni anno, fotografa le fragilità della Toscana e mette davanti agli occhi delle istituzioni dove sarebbe necessario intervenire, se ci fossero soldi da spendere. Solo per fare alcuni esempi: 8,9 milioni di euro per la riduzione del rischio idraulico sul sistema di scolo del fosso Filimortula a Prato; 15,5 milioni per realizzare il collettore orientale di scarico delle acque meteoriche in arrivo dall’abitato di Campi Bisenzio; 600mila euro per gli interventi di mitigazione del rischio idraulico nel bacino del rio San Giorgio a Ponsacco; 7 milioni per la sistemazione del fosso Rigiolato tra Potassa e Bagni di Gavorrano.

Per il Consorzio Medio Valdarno (Firenze, Prato, Pistoia) ammontano a più di 170 milioni gli interventi da realizzare ma non ancora finanziati. «Di questi – precisa il presidente – 125 milioni sono concentrati proprio nella zona colpita dall’alluvione, sulla Piana fiorentina e pistoiese».

I ritardi

«Si trovano i soldi per le casse d’espansione, ma non per rifare gli argini che, se collassano, rendono inutile anche la realizzazione delle casse d’espansione – commenta il presidente dell’Anbi Toscana –. Il grande nemico delle opere pubbliche si chiama burocrazia: la nostra è una terra in cui ci sono enti, come i Consorzi di bonifica e i Geni civili, che lavorano. Purtroppo, però, la burocrazia rallenta tutto». E Bottino spiega l’iter: «Una conferenza di servizi, in cui si decide cosa fare, può durare anche due o tre anni; la palla, poi, passa a un ministero per tutte le autorizzazioni. Quella della presa di coscienza di un problema (della serie: c’è un argine rotto o che rischia di rompersi, ndr) è una fase veloce: siamo in grado di redigere un progetto sei-sette mesi. Ma poi arriva la parte autorizzativa del progetto e lì i tempi si allungano; infine, c’è l’attesa dei finanziamenti».

L’appello

Ora, soprattutto dopo l’alluvione, non si può più aspettare. «Chi sta sopra di noi impari a correre – conclude Bottino – Pensare e fare sono operazioni molto veloci, ma tutto ciò che sta nel mezzo è terribilmente lento e noi non ce lo possiamo più permettere. In Toscana non mi sento di dare la responsabilità del mancato dinamismo ai Consorzi di bonifica e poca responsabilità la do anche alla Regione Toscana. Bisogna, però, che tutti gli attori di questa tragedia capiscano che c’è da correre. Si poteva fare molto, ma spesso non lo si è fatto. Oppure si è fatto troppo dove si poteva fare poco».


 

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