Matteo Salvini, don Ciotti e la sconfitta della mafia
Di Matteo Salvini sono noti il senso della misura, la naturale mitezza e l’attitudine al dialogo. Dunque siamo rimasti basiti ascoltando le parole da lui proferite all’indirizzo di don Luigi Ciotti. Ciotti sarebbe colpevole di aver detto una cosa persino ovvia sul fatto che la costruzione del ponte sullo Stretto (ammesso che inizi) attirerà gli appetiti delle mafie di entrambe le sponde. Il ministro ha reagito contro quel “signore in tonaca” esortandolo ad un viaggio all’estero.
Ora, noi conosciamo don Ciotti da molti anni e di due cose siamo certi: che egli non ha mai indossato la tonaca, e che se l’Italia avesse qualche don Ciotti in più (e magari qualche Santanchè in meno) sarebbe un Paese di gran lunga migliore. E allora come si spiega l’uscita di Salvini? Escludendo che il ministro abbia parlato a vanvera, cosa del tutto aliena alla sua natura di uomo serio e riflessivo, non si può che formulare una ipotesi più certa che probabile: quello di Salvini non era l’attacco gratuito e immotivato che sembra in apparenza, ma il semplice invito a godersi una vacanza. E perché mai Salvini dovrebbe invitare don Ciotti ad abbandonare una lotta alla mafia da sempre condotta con straordinario rigore e concretezza?
La spiegazione è una sola: Salvini ha sconfitto la mafia. Come? Quando? Direte voi. Questo non lo sappiamo. L’uomo è schivo e non ama parlare dei suoi successi. E poi ha sempre un tweet da concepire o una sagra della salamella da inaugurare. Non possiamo di conseguenza dire se l’abbia sconfitta durante la precedente legislatura da ministro dell’Interno, o se abbia guidato nell’impresa l’attuale inquilino dei Viminale, che è pur sempre un suo ex collaboratore.
Quel comunista di don Ciotti si rassegni e si rallegri: lui in tanti anni vissuti in prima linea ha ottenuto qualche lodevole risultato contro la mafia, ma a Salvini è bastato molto meno per debellarla de-fi-ni-ti-va-men-te. E dunque caro Luigi, goditi la vacanza all’estero auspicata dal ministro, e smetti di fare l’uccello del malaugurio.
Dite che la mia ipotesi non regge? Unite i puntini, please! Perché allora a qualcuno sarebbe venuto in mente di abolire un reato indispensabile come il concorso esterno in associazione mafiosa? E perché qualcun altro avrebbe deciso di cancellare dai palinsesti il programma di Roberto Saviano sulla mafia già realizzato e pronto ad andare in onda. Tre indizi fanno una prova, direbbe Sherlock Holmes: la mafia non c’è più, dobbiamo solo aspettare che ce lo comunichino. Convinti adesso?