Bus con gli studenti giù nel burrone: le ipotesi sulle cause dell’incidente. I testimoni: «Come in un film horror» – Video
Lunigiana: il mezzo fermato dagli alberi, drammatici soccorsi. I feriti sono 16, tra cui una 17enne e un 15enne gravi
ZERI. A dividere il comune di Zeri, meno di mille abitanti arroccati nella punta più a nord della Toscana, da Pontremoli ci sono 18 chilometri. Diciotto chilometri che trasformano le placide vallate della Lunigiana in boschi fitti, tornanti di strada tortuosa che la gente del posto percorre anche tre, quattro volte al giorno. Ieri, all’ora di pranzo, in una di quelle curve, un mezzo di Autolinee Toscana ha sfondato il guard-rail ed è precipitato giù, in fondo alla scarpata, per circa settanta metri. A bordo c’erano venti persone, quasi tutti ragazzi dai quindici ai diciannove anni. Sono i giovani, i “fanti” come li chiamano qui, che da Zeri vanno agli istituti superiori, di Pontremoli ma anche di tutta la provincia apuana. Poteva essere una strage, e a vedere quel punto azzurro inghiottito dalla boscaglia è davvero difficile credere che non sia stato così.
Il bilancio è comunque pesante: 16 feriti, tra cui due giovanissimi (di quindici e diciassette anni) in condizioni gravi. Una, la diciassettenne, ricoverata al Noa di Massa, il ragazzino a Cisanello.
Quel tratto di strada, poco più di nove chilometri, proprio la metà del percorso che separa Zeri da Pontremoli, ieri c’è chi l’ha percorso a piedi. In ciabatte. Chi a corsa. E qui ci hanno sfrecciato, come fosse un’autostrada i mezzi dei vigili del fuoco, le ambulanze. In una piazzola improvvisata ha atterrato anche l’elicottero del 118. Alle 13 e 36 si è messa in moto la macchina dei soccorsi; era caduto nella scarpata un bus, quello degli studenti. Un paese intero, una comunità si è mobilitata: in strada ma anche in ospedale, a Pontremoli, dove in mezz’ora sono arrivati sedici feriti.
Il racconto dell’accaduto si basa essenzialmente sulle voci dei testimoni. Il mezzo, messo in sicurezza dai vigili del fuoco che hanno dovuto fare una aggiunta alle corde standard di sessanta metri per poterlo raggiungere, è stato posto sotto sequestro. Si procede, hanno dichiarato le forze dell’ordine, come per un incidente stradale: il sequestro del bus permetterà l’apertura di un fascicolo in procura dove, ad oggi, non è iscritto alcun nome sul registro degli indagati. La priorità nelle ore di lavoro alacre su e giù per la scarpata è stato mettere tutti in salvo. E fermare la discesa del bus che, grazie proprio a quelle piante fitte, che d’estate portano frescura, ha fermato la sua folle discesa.
I fatti, dicevamo, sono stati ricostruiti da chi, in quell’autobus ci viaggiava. E anche da alcuni colleghi che hanno parlato con l’autista, anche lui rimasto ferito, in modo lieve, nell’incidente.
Qualcuno dei ragazzi dice di aver visto l’autista accasciarsi, e subito dopo il mezzo sbandare. Alcuni colleghi dell’autista raccontano che il riverbero del sole, che proprio in quel tratto di strada esce allo scoperto fra le fronde, lo avrebbe abbagliato, facendogli perdere il controllo del mezzo. E qualcuno parla di turni di lavoro pesanti, dalle 5 del mattino alle 3 del pomeriggio per quella linea che arriva fino a Coloretta di Zeri.
Quello che è certo, e l’immagine vista da pochi centimetri di distanza è davvero impressionante, è un tratto di guard-rail completamente schiacciato, piallato. I segni della frenata non si colgono neppure. È come se il bus avesse volato: qualcuno dei ragazzi ha confermato: «sì, sembrava che avesse perso le ruote».
A prima vista è difficile percepire la sciagura evitata per miracolo: bisogna sporgersi dal ciglio della strada per vedere l’autobus in fondo alla boscaglia, quasi “ingoiato” dagli alberi.
I vigili del fuoco, che si sono calati subito per le prime fasi di soccorso, hanno trovato tutti i finestrini del lato di guida in frantumi. I vetri e il sangue ovunque. Qualcuno degli anziani che da Pontremoli faceva ritorno a Zeri, era ancora seduto sul seggiolino. È stata una vera e propria lotta contro il tempo per mettere tutti in sicurezza, per consentire il trasporto in ospedale dei feriti. E offrire la giusta assistenza a quelli più gravi.
A metà pomeriggio sulla provinciale numero 37 sembra quasi che nulla sia successo. Se non fosse per le divise dei vigili del fuoco che invadono la carreggiata, le forze dell’ordine e la maglietta giallo acceso del sindaco di Zeri Cristian Petacchi, presente ad ogni fase dei soccorsi e che, grazie all’occhio clinico dei paesani più anziani, dava indicazioni su come tagliare le piante, per arrivare a mettere i sigilli al bus.
Restano anche le parole di quelli che, in quel pullman, non aveva nessuno. Ma è corso in strada lo stesso, per dare una mano. «Queste curve noi le conosciamo a memoria – dice uno dei primi soccorritori, arrivato con addosso ancora la maglia da lavoro –. Io vivo a Zeri da quando sono nato. Ho 44 anni e questa è la mia strada: la conosco a memoria. Una cosa così non era mai successa prima di oggi».
E rimane anche chi ha visto l’inferno: «I ragazzi salivano pian piano, hanno l’età della mia nipote. Una ragazza aveva un ramo conficcato nella schiena. Sembrava un brutto film, di quelli horror».
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