Dai Salesiani alle Olimpiadi, il campione di nuoto Filippo Megli: «Ragazzi, non mollate mai»
Olimpionico e atleta della Nazionale italiana e della Rari Nantes Florentia: «Sport è diligenza e costanza e ti dà un’organizzazione che ti fa crescere come persona»
Spesso noi studenti ci siamo chiesti se la scuola italiana supporti realmente i nostri hobby e le nostre passioni.
Infatti, nonostante negli ultimi anni la scuola si sia impegnata a garantire delle agevolazioni per coloro che rientrano nella categoria “studente-atleta”, queste ultime raramente vengono accettate dagli insegnanti che, nella maggior parte dei casi, vedono lo sport praticato dall’alunno come un intralcio al mero svolgimento del programma scolastico.
Sapendo però che ci sono anche molte persone della scuola che hanno a cuore le passioni dei ragazzi, mi sono domandata: il sistema scolastico italiano è riuscito o riuscirà mai a vedere un suo alunno come un vero atleta andando oltre il suo status di studente?
Per rispondere a questa domanda ho scelto di intervistare un ex-studente dei Salesiani di Firenze: Filippo Megli, 26 anni, olimpionico e atleta della Nazionale italiana di nuoto e della Rari Nantes Florentia.
Filippo, oltre a essere diventato un grande sportivo è stato un alunno come noi per cui gli ho chiesto di darci un resoconto a 360° della sua relazione fra scuola e sport.
Il sistema scolastico italiano sostiene gli sportivi?
«Purtroppo nella scuola italiana c’è ancora un po’ di incertezza riguardo alla questione dello sport sopratutto a livello del percorso scolastico. Si tende infatti a vedere lo sport come un problema che potrebbe andare ad incidere sui risultati dello studente. Lo sport è diligenza e costanza e ti dà un’organizzazione che ti permette di crescere come persona e getta le basi per affrontare il tuo futuro con più maturità».
Come hai conciliato scuola e allenamenti?
«Ci sarebbe da dire un sacco di cose, ma ci tengo a precisare che tutto è possibile. L’importante è avere la voglia e l’organizzazione, a volte anche con qualche rinuncia, per andare avanti e proseguire in quello che ci piace fare. Nel mio caso lo studio mi limitava, non facevo grandi uscite con gli amici perché dovevo studiare anche dopo cena, però sono arrivato a un eccellente risultato nello sport e a un buon risultato nello studio».
La tua scuola ti ha aiutato ad andare avanti nella tua carriera?
«La carriera di uno sportivo è molto complessa e i Salesiani in questo caso mi hanno aiutato molto poiché, abitando fuori Firenze, dovevo trovare una soluzione che mi permettesse di studiare al mattino e venire a nuotare il pomeriggio, tutto questo senza spostarsi dalla stessa città. Grazie alla scuola avevo quindi una mensa e un doposcuola che mi permettevano di mangiare, studiare e poi andare ad allenarmi senza dover fare un continuo andirivieni».
Hai qualche consiglio per i ragazzi che desiderano proseguire nello sport?
«Ce ne sono tanti di consigli da darvi per proseguire nello sport e nello studio. Quello che vi posso suggerire io, da amico, è di non mollare mai. L’importante è trovare sempre il giusto equilibrio, fare quello che vi piace, coltivare lo studio perché è importante per il vostro futuro, ma sopratutto non sentitevi mai in difetto. Ogni momento difficile o facile che sia va sempre preso con la giusta mentalità e bisogna vedere con i propri occhi quello che c’è davanti e la strada che state percorrendo».
E per i professori?
«È proprio con questo che volevo concludere. Di solito si parla solo agli studenti invece è giusto che anche i professori riflettano bene su questo tema. Se un atleta, un loro studente, ha l'obiettivo di crearsi una vita nello sport è giusto supportarlo, non bloccargli la strada. Io chiedo di sostenere i ragazzi, di aiutarli, di farli sentire al loro posto e non a disagio e spero che questo possa aiutare tutti coloro che lavorano o studiano a scuola tutti i giorni».
*Studentessa del liceo scientifico Don Bosco, Salesiani Firenze