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Costa Concordia: 13 gennaio 2012 - 2022
la promessa

Costa Concordia, quel giuramento di Kevin Rebello davanti al relitto: «Caro fratello ti riporterò in India»

Elisabetta Giorgi
Costa Concordia, quel giuramento di Kevin Rebello davanti al relitto: «Caro fratello ti riporterò in India»

Il ricordo della promessa fatta a Russel: si sacrificò per salvare i passeggeri. Il suo corpo recuperato dopo 3 anni

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ISOLA DEL GIGLIO. Il corpo di Russel Rebello fu trovato quasi 3 anni dopo il naufragio della Costa Concordia, per ultimo. Era il 3 novembre 2014 quando riapparve in un ambiente ostile, tra i mobili distrutti in una cabina del ponte 8, al porto di Genova dove la nave era in corso di smantellamento.

Cuoco indiano originario di Mumbai, si era imbarcato come cameriere per la Costa Concordia a 32 anni, dopo aver lasciato in India la moglie Vilma e il piccolo figlio Rhys. «Russel aveva sempre sognato questo mondo fin da piccolo – racconta il fratello Kevin – Ascoltava a bocca aperta le storie di alcuni amici che facevano il giro degli oceani e decise che quella sarebbe stata la sua vita». Risale al 6 gennaio 2012 l’ultima telefonata in India in cui Russel saluta e rasserena moglie, figlio e genitori. «Sto bene», dice. Poi il disastro. Il corpo di Russel, confuso nel gorgo dei soccorsi, sprofonda in acqua e resta disperso a lungo.

Suo fratello Kevin Rebello è stato uno dei volti della tragedia. Molti lo ricordano aggirarsi sull’isola con la sua tristezza mite e risoluta in attesa di notizie del fratello. Giovedì 13 gennaio, dopo 9 anni, tornerà al Giglio per il decennale del naufragio.

Kevin, cosa ha significato per lei un’attesa così lunga e dolorosa per riavere il corpo di suo fratello?

«È stata un’esperienza angosciante. Un giorno, guardando la nave inclinata, giurai a me stesso che avrei aspettato tutto il tempo del mondo finché non fosse stato smontato anche l’ultimo bullone della nave, pur di ritrovare il corpo di Russel e riportarlo in India. Così è stato. C’è una foto che esprime questa sensazione di angoscia: risale al 2012 (la foto in alto). Io sono lì davanti alla Concordia sdraiata su un fianco, la guardo e penso: “Da qui non mi muovo”. Da quel giorno sono passati quasi 3 anni per ritrovare il cadavere, e altri tre mesi ci sono voluti perché il corpo fosse restituito alla famiglia nel febbraio 2015».

Tornerà adesso sull’isola?

«Sì. Io ci sarò. Dopo 9 anni tornerò sull’isola del Giglio per il decennale del naufragio. Il sindaco Sergio Ortelli mi ha invitato e gli ho risposto di sì. Partirò il 12 mattina alle 6,40 con il treno da Milano. Poi un treno dopo l’altro fino al traghetto da Porto Santo Stefano all’isola: arriverò nel pomeriggio, sarà un viaggio lunghissimo ma voglio farlo. L’anniversario sarà un momento importante non solo per me ma anche per la popolazione gigliese verso la quale nutro un immenso rispetto. Sento il dovere di onorare la memoria di mio fratello che è morto in una maniera terribile, ma lo faccio anche per il Comune e per gli isolani (questo anniversario lo hanno voluto loro) che in tutto questo tempo mi hanno accolto e mi sono stati vicini facendomi sentire a casa, mai come un estraneo, sempre come un fratello. Partecipai alla prima commemorazione del naufragio nel gennaio 2013: il corpo di mio fratello non era stato ancora trovato. Ci tornai durante le operazioni del parbuckling (il raddrizzamento del relitto) nel settembre 2013 e il suo corpo era ancora disperso».

Suo fratello salvò alcune persone.

«Nel primo anniversario conobbi una signora francese: non sapevo chi fosse, mi cercò lei. “Tuo fratello mi ha salvato la vita!”, mi disse. Era stata una delle ultime persone a salire su una scialuppa prima che la nave si inclinasse. Fu lui ad aiutarla a salire. Sono fiero di mio fratello».

Ci saranno anche altri familiari delle vittime con lei?

«Non so se verranno altri, è un’esperienza troppo dolorosa: io mi sono organizzato in solitudine. Subito dopo il naufragio, quando ancora ero sull’isola, creai una pagina Facebook, “Russel Rebello Missing Crew Costa Concordia”, dove postavo informazioni per aggiornare tutti. È stata la mia finestra sul mondo. Lo farò anche stavolta pubblicando notizie e foto, sempre su questa pagina, anche con il link della messa affinché chi vuole possa assistere virtualmente al decennale in diretta. Anche la pagina Fb oggi ha 10 anni».

Se incontrasse Schettino, oggi, cosa gli direbbe?

«Impossibile rispondere a questa domanda, per me delicata e sensibile. Non saprei neanche come iniziare il discorso, o da dove. Inizio io, inizia lui? Stare in carcere è certamente un incubo. Con 32 morti dev’essere un peso enorme sulla coscienza e non penso che questa situazione sia facile né per lui né per la sua famiglia. Dopo la sua condanna mi sono anche procurato un indirizzo del carcere, ma non ho saputo cosa scrivergli e non ne ho avuto il coraggio. Mi è comunque capitato più volte di parlare con Schettino: anche il giorno in cui ho saputo che lo stavano consegnando a Rebibbia l’ho chiamato. Non ricordo cosa gli ho detto né cosa mi ha risposto lui, perché è stato veramente breve. Di sicuro, parlando con lui più volte, non gli ho mai puntato il dito contro. Non ho mai insistito sul fatto che fosse colpevole o meno né gli ho chiesto spiegazioni sulla tragedia. Mai. Io non lo voglio giudicare. Schettino conosceva mio fratello. Si ricordava di lui, avevano lavorato insieme in due navi diverse: c’era stato un legame tra loro. Russel era l’unica persona che conosceva tra 32 morti. Credo che un giorno lo incontrerò di nuovo quando sarà uscito dal carcere. E non so cosa ci diremo».

Kevin, sente che sia stata fatta giustizia?

«Con 32 vittime, qualcuno magari pensa che 16 anni siano troppo pochi per una tragedia di queste proporzioni. Io non sono una persona che vuole giudicare cosa sia sbagliato o giusto, e se 16 anni siano pochi o tanti. Oggi mio fratello non c’è più, ma io sono molto fiero di lui perché prima di perdere la vita ha aiutato molte persone a salvarsi. Non provo rabbia, ma nutro una tristezza infinita e tanto dolore. Spero che dopo il naufragio le società di crociere abbiano imparato la lezione. E che un disastro simile non succeda più».

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