siena
A processo per tortura 5 agenti del carcere di San Gimignano, condannato il medico
Lesioni aggravate, falso ideologico, minacce aggravate e abuso di potere sono le altre ipotesi di reato ai danni di un detenuto recluso nel penitenziario del Senese
2 MINUTI DI LETTURA
SAN GIMIGNANO (SIENA). Un trasferimento coatto di un detenuto da una cella del reparto di isolamento a un altro per motivi disciplinari nel carcere Ranza a San Gimignano (Siena), gli agenti di polizia penitenziaria che vanno a prelevarlo e attimi concitati che sarebbero sfociati in violenza. Era l'11 ottobre del 2018, quattro minuti di caos nel corridoio largo due metri dell'istituto penitenziario senese tramutati in 4500 pagine d'inchiesta tra testimonianze, intercettazioni e un video delle telecamere di sorveglianza.
L'indagine sul presunto pestaggio conclusosi con il detenuto, un tunisino recluso per droga, lasciato svenuto in cella, ha portato oggi, giovedì 26 novembre, il gup di Siena Roberta Malavasi a decidere il rinvio a giudizio di 5 di quegli agenti di polizia penitenziaria. Lesioni aggravate, minaccia, falso ideologico e tortura le accuse contestate. E proprio il reato di tortura, per la prima volta in Italia dal 2017 anno in cui il legislatore lo ha introdotto, sarà al centro di un processo che vede imputati pubblici ufficiali, secondo quanto afferma Antigone, l'associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale, che sul caso presentò un esposto e si è costituita parte civile nel procedimento. La prima udienza è fissata per il 18 maggio prossimo.
A processo sono finiti un ispettore superiore, due ispettori capo e due assistenti capo coordinatori: sospesi quando l'anno scorso part l'inchiesta condotta dalla procura di Siena e poi riammessi solo uno di loro lavora ancora a San Gimignano. Altri due sono stati trasferiti nel carcere di Santo Spirito a Siena, un terzo collega in quello di Volterra, un altro agente andato in pensione. Nell'inchiesta sono coinvolti anche altri dieci appartenenti alla polizia penitenziaria in servizio sempre al carcere Ranza: le loro posizioni sono ancora all'esame della procura senese. Intanto oggi sempre il gup di Siena ha condannato a quattro mesi di reclusione per rifiuto di atti d'ufficio il medico dello stesso penitenziario: aveva chiesto il giudizio abbreviato. Per l'accusa si sarebbe rifiutato di visitare e refertare il detenuto.
"Il rinvio a giudizio per tortura è una notizia che speriamo dia ristoro alle vittime. La tortura è un crimine che va indagato con decisione, così come è stato fatto. Purtroppo esiste ma fortunatamente ora esiste anche una legge che la punisce" ha commentato detto il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, parte civile.
"Per come è stata impostata l'operazione del trasferimento, per quelle che erano le direttive dell'amministrazione penitenziaria ritengo che l'intervento sia stato fatto correttamente" ha detto Manfredi Biotti difensore di quattro dei cinque agenti a processo. "Si è trattato di un trasferimento coatto - ha aggiunto l'avvocato - poiché il detenuto creava problematiche con altri detenuti a lui vicini, e di conseguenza delle difficoltà nella gestione del reparto isolamento".