Versilia, in vendita uno dei templi del divertimento: all’asta il Seven Apples
Chi si aggiudicherà la mela della storica discoteca? La prima asta è andata deserta e ora il prezzo si è ridotto
Quanto può costare una mela che per oltre 50 anni – quindi un po’meno rispetto al Paradiso – è stata morsa da generazioni di ragazze e ragazzi ansiosi di peccare ballando? 185.000 euro arrotondati. Ma per meno di 140mila si può fare la prima offerta.
La prima asta deserta
Tanto vale il marchio, con annessa insegna, del Seven Apples, uno dei templi del divertimento della Versilia. Un simbolo oggi finito all’asta: fino al 25 ottobre si può fare una proposta di acquisto all’Istituto vendite giudiziarie del tribunale di Lucca, con lo scopo di accaparrarsi lo storico stemma stilizzato. È la seconda asta in serie che riguarda il locale; a maggio finì in palio l’attività di discoteca, valore 370mila euro: per essere precisi è stata messa in palio la gestione del ramo d’azienda, perché il Seven Apples non è solo il locale, c’è anche lo stabilimento balneare. Ma l’asta è andata deserta. Oggi la discoteca Seven, anzi il Seven come lo chiamano i tanti che lo conoscono e lo hanno frequentato, è ancora sotto la gestione della famiglia Belluomini: i padri fondatori di un locale che quando nacque, a inizio anni Settanta del secolo scorso, non assomigliava agli altri templi vicini, la Capannina e la Bussola. Oggi invece i locali della Versilia si assomigliano tutti, perché sono tutti in crisi, com’è in crisi in generale il mondo della discoteca.
La fondazione
Quanto è lontano il 1971, anno di fondazione: una serata di luglio fu l’inizio del mito Seven Apples, sorto da un ex ristorante di Marina di Pietrasanta con l’idea di differenziarsi rispetto agli altri. Non c’erano le star come Mina, protagonista allora alla vicina Bussola – oggi chiusa – ad attirare, ma il ballo con vinile, il dj set, per richiamare un pubblico di giovani. Puntando sulle nuove tendenze musicali e sulla dance che allora muoveva i primi passi. Nacque il mito del Club e la leggenda che persino la divina Greta Garbo, grandissima attrice hollywoodiana dalla sensualità spiccata, si sia concessa un pranzo fuori orario sulla spiaggia del Seven. Negli anni la mela è diventata il simbolo di uno dei locali più famosi della Versilia e quindi d’Italia: quando le discoteche erano il caposaldo del divertimento giovanile, i venerdì del Seven, con i loro look eleganti e le ragazze e i ragazzi belli e impossibili, erano al centro dei desideri della movida, toscana e non solo. Ma è tutto finito, e il fuoco si riaccende solo saltuariamente. Perché la discoteca come veniva intesa una volta non esiste più, e infatti la Versilia ha perso mano a mano tutti i suoi pezzi.
Seven Apples, Bussola e Capannina: per ora si salva solo il Twiga
Uno dei pezzi “storici” di questo mondo se n’è andato, purtroppo per sempre, nei giorni scorsi. La scomparsa di Gherardo Guidi, patron della Capannina, ha lasciato dietro di sé una scia di ricordi e rimpianti per quello che era il business del divertimento notturno nei locali: la Capannina, d’altra parte, si porta dietro una mitologia che chiunque abbia frequentato i locali conosce. Ora si aspetta di capire cosa ne sarà della proprietà dell’antica “capanna” – oggi regolarmente aperta – fondata nel 1929 a Forte dei Marmi da Achille Franceschi. Nome della tradizione e culla del mito Sapore di mare, peraltro poco conosciuto dalle giovani generazioni. Che di sicuro non hanno contezza dell’altro antico caposaldo della movida, la Bussola di Focette – e non di Viareggio, storico errore geografico che continua a essere commesso sui media nazionali: la Bussola è chiusa da tempo ed è stata teatro di una contesa a carte bollate tra il proprietario Gherardo Guidi e i gestori. Ora proprio la società che l’ha gestita, la Angeli entertainment, è in liquidazione giudiziale. Poi c’è il Seven, che va avanti ma ha visto finire all’asta l’attività di discoteca e adesso il marchio. Si salva, al momento, solo il Twiga di Flavio Briatore, che pesca nella clientela capace di spendere decine di migliaia di euro a sera: ma anche Mario Cambiaggio, amministratore delegato del Twiga, in chiusura di stagione ha parlato al Tirreno di «crisi generale delle discoteche: il nostro litorale, negli ultimi anni, ha assistito alla chiusura di molti locali. La clientela che frequenta la Versilia, in diversi casi, è medio-alta, che è poi quella a cui si rivolge il Twiga. Servirebbero altre attività come le nostre, con dinner show e ser vizi di qualità, serate che cominciano alle 21 e non all’una di notte, discoteche anche per chi non è giovanissimo».
Resta paradossale il fatto che in Versilia si continui a lamentare la mancanza di luoghi di divertimento che fanno la fortuna della Romagna, però le discoteche non sopravvivono. Ma il mondo cambia, e i giovani con lui: è il telefonino, e non la mela, il simbolo moderno del peccato.