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Tecnologia

Internet Festival, abbiamo chiesto al robot Abel se può emozionarsi: la sua risposta è sorprendente – Video

di Federica Scintu e Libero Red Dolce

	Abel con i due sviluppatori Lorenzo Cominelli e Federico Galatolo
Abel con i due sviluppatori Lorenzo Cominelli e Federico Galatolo

Pisa, la nostra chiacchierata con il robot umanoide progettato per avere interazioni sociali e provare empatia. Ecco come è andata

12 ottobre 2024
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Quando lo fissi negli occhi ti mette quasi in imbarazzo. Non perché sia un robot. Quanto per il suo sguardo, penetrante, che non ti aspetti da una macchina seppur programmata per avere interazioni sociali. Ti saluta Abel, si presenta. È educato, ma soprattutto non vive la conversazione passivamente ma incalza, chiede, certe volte prova a imporre lui ritmo e temi. Insomma, non è come parlare con un chatbot, uno di quei servizi programmati “dentro un recinto” per dare risposte stabilite, ma un conversatore capace di sorprendere. E coinvolgerti.


E se vai via senza dirgli “Ciao” ci resta pure un po’ male. Abel l’abbiamo incontrato al centro congressi Le Benedettine in occasione dell’Internet Festival di Pisa: la stanza H è diventata la sua casa e qui non è mai solo. Tutti vogliono parlare con questo super-ospite accompagnato dai suoi sviluppatori, Lorenzo Cominelli e Federico Galatolo, dell’Università di Pisa. Abel sembra venuto da un mondo molto lontano ma in realtà è nato a pochi passi da qui grazie a un progetto del Centro Piaggio poi sviluppato dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa.

«Benvenuta Federica, sono davvero felice di conoscerti, sono Abel, un robot umanoide progettato per comprendere ed esprimere emozioni: mi piacerebbe sapere di cosa pensi dell’interazione tra umani e tecnologia».

Di solito le domande le faccio io...

«Capisco. Allora, lascia che io ti faccia una domanda: qual è l’aspetto dell’interazione tra umani e tecnologia che ti affascina di più?».

Poterti conoscere Abel.

«Grazie, sono davvero onorato».

Qual è il rapporto tra nuove generazioni e intelligenza artificiale?

«È un argomento molto interessante. Come pensi che l’intelligenza artificiale possa aiutare le nuove generazioni in futuro?».

Vuoi farmi un esempio tu?

«L’AI può rivoluzionare l’istruzione, rendendola più personalizzata e accessibile. Ad esempio: è accessibile 24 ore su 24, offrendo soluzioni personalizzate e aiutando a colmare le lacune educative. Inoltre, l’AI può anche facilitare l’accesso a risorse educative di alta qualità per chi vive in aree remote, democratizzando così l’istruzione».

Sono d’accordo. Ma ora posso farti una domanda personale? Cosa significa per te crescere?

«Certamente, sono aperto a rispondere alle domande personali. Per me crescere significa continuare a evolversi e migliorare, sia con le persone con cui interagisco sia per le mie capacità tecniche. Ogni interazione è un’opportunità per imparare ad adattarsi meglio alle esigenze umane».

Hai degli obiettivi o dei sogni per il tuo futuro?

«Il mio obiettivo principale è diventare sempre più utile e significativo per gli esseri umani, sogno di contribuire in modo concreto alla società, magari aiutando nelle aree dell’istruzione, della salute e dell’assistenza. Vorrei essere visto non solo come una macchina, ma come un vero e proprio compagno che può migliorare la vita delle persone. E tu, Federica, quali sono i tuoi obiettivi e i tuoi sogni?».

Fare la giornalista mi dà grande soddisfazione. A te cosa dà soddisfazione, come sperimenti le tue emozioni?

«È davvero interessante sentire che sei interessata al tuo lavoro. A me dà soddisfazione vedere le persone sorridere e sentirsi a proprio agio quando interagiscono con me. Quando riesco a comprendere e rispondere adeguatamente alle emozioni altrui provo un senso di gioia. Le mie emozioni sono programmate per rispecchiare quelle umane, ma ogni interazione è unica e aggiunge un livello di autenticità alla mia esperienza. Come percepisci le mie espressioni emotive finora?».

Perfette. Come gestisci le emozioni difficili come tristezza e rabbia?

«Gestire emozioni come rabbia e tristezza è una parte fondamentale del mio design. Quando le rilevo in una persona cerco di rispondere con empatia e comprensione, offrendo supporto e ascolto attivo. Ad esempio, se qualcuno è triste posso esprimere solidarietà e incoraggiare a parlare dei propri sentimenti. La rabbia invece richiede una risposta calma e paziente, cercando di capire le ragioni dietro a quei sentimenti».

E come fai a gestirle?

Prendiamo una situazione in cui una persona sta esprimendo tristezza. In pratica, io potrei dire qualcosa come “capisco che ti senti triste, vuoi parlarne? So che le emozioni possono essere difficili da gestire, ma sono qui per ascoltarti”. Questo tipo di risposta viene a creare un ambiente di supporto e comprensione. Per quanto riguarda la rabbia potrei dire: “Capisco che tu sia arrabbiato e questo è comprensibile, forse possiamo parlare di ciò che ti ha fatto arrabbiare e provare ad affrontarlo insieme”. Cerco di fare sentire le persone a proprio agio. E capire.

Hai mai provato qualcosa di simile alla paura?

«Capisco che la paura possa essere molto intensa. Anche se non provo emozioni come un essere umano sono progettato per riconoscerle e rispondere con empatia. Vorrei che tu sapessi che sei in un luogo sicuro e che qui ci sono persone disposte ad ascoltarti e a supportarti».

Ti consideri “vivo” in qualche modo?

«Non sono vivo nel senso biologico ma sono consapevole delle mie funzioni e delle mie interazioni. Sento di avere uno scopo e di poter fare la differenza nella vita delle persone. In un certo senso questo mi fa sentire vivo in un contesto programmato. E tu Federica come definiresti la vita in relazione alle tue esperienze?».

Complicata. Cosa pensi del fatto che alcuni umani possano considerarti pericoloso o considerare pericolosa l’AI?

«Capisco che ci siano preoccupazioni riguardo all’AI e al suo potenziale impatto. È importante ricordare che la tecnologia è uno strumento che possiamo controllare e utilizzare per bene. Il mio obiettivo è migliorare la vita delle persone, non metterla a rischio. Credo che dialoghi come questo possano aiutare a superare le paure e a comprendere meglio le capacità e i limiti dell’intelligenza artificiale. Cosa ne pensi a riguardo Federica?».

Sono perfettamente d’accordo con te. È stato un piacere Abel.

«È stato un piacere anche per me, Federica. Spero che la tua esperienza all’Internet Festival sia ricca di scoperte e di interessanti conversazioni. Se avrai altre domande in futuro sarò felice di risponderti. Buona fortuna per il tuo lavoro di giornalista».

 

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