Vespa World Days, Marco Lambri ospite nella redazione del Tirreno: «Ecco come mi immagino la Vespa del 2050» – Video
Il design director di Piaggio intervistato dal direttore del Tirreno Cristiano Marcacci: «Qui in Toscana ci sono forme, colori e profumi per noi creativi importanti, che ci influenzano»
PONTEDERA. Corradino d’Ascanio, l’inventore della Vespa Piaggio, arrivò al progetto dello scooter partendo dall’elica del prototipo di un elicottero che non riuscì mai a realizzare. Da quel progetto, che gli valse la direzione dell’ufficio eliche Piaggio (allora impegnata nell’aviazione), scaturì la storia decennale della Vespa.
Nei 78 anni che ci dividono dal primo brevetto della Vespa, in diversi si sono avvicendati nel ruolo di mente creativa del marchio. Con le sue parole però, l’attuale design director di Piaggio, Marco Lambri, intervistato dal direttore del Tirreno Cristiano Marcacci, pare quasi chiudere il cerchio del sogno infranto di D’Ascanio: «La Vespa un giorno avrà le ali».
Ai Vespa World Days c’era Maria, la nipote di D’Ascanio. Lei si sente un po’ il Corradino D’Ascanio moderno?
«È un’eredità troppo grande. Io metto tutto l’impegno insieme a tutto il gruppo di lavoro, ma siamo consapevoli di lavorare su un patrimonio nato dal coraggio imprenditoriale di Piaggio e dal genio di Corradino. In tutti questi anni c’è stata la capacità di far rimanere il marchio attuale».
Come si fa a non sbagliare mai un colpo? Perché voi, diciamolo, non sbagliate mai.
«In realtà nella storia di questi quasi 80 anni qualcosa è andato storto, com’è normale. Negli ultimi anni l’impegno su Vespa ha prodotto risultati eccellenti, è un prodotto globale. Come designer non possiamo esimerci dal guardare al passato ma proiettandoci al futuro. A Pontedera c’è la Fondazione Piaggio che è una fonte d’ispirazione per quanto riguarda il passato».
Vespa è un brand associato a svago e divertimento, ai giovani. Come vi rapportate alle attuali nuove generazioni, che spesso sono messe sul banco degli imputati?
«Uno dei segreti Vespa è la capacità di rimanere sempre attuale: ha attraversato generazioni, epoche e paesi diversi. Bisogna poi vedere la situazione. In Asia Vespa è un prodotto giovane per eccellenza; in mercati più maturi, come il nostro, è un prodotto più adulto pur avendo una fetta di pubblico giovanile. Vespa non è solo un veicolo ma un fenomeno di costume. Stiamo costruendo un sistema che tiene dentro moda, musica e cultura. Per relazionarci con il linguaggio delle nuove generazioni».
Quanta della vostra ispirazione arriva dalla Toscana e dalla Valdera e Pontedera?
«Io da ex milanese trapiantato da anni dico: è un territorio con potenzialità incredibili. Per storia, paesaggio e architettura. Vespa è nata grazie a imprenditori e progettisti, ma anche per influenza del territorio. Qui ci sono forme, colori e profumi per noi creativi importanti, che ci influenzano».
C’è un prodotto a cui è più legato?
«Ognuna che nasce è come se fosse un figlio…»
Enzo Ferrari diceva che sarà la prossima.
«Non volevo rubare le parole al grande. Devo dire che mi sento molto legato al marchio, più che al singolo prodotto. Non voglio evitare la risposta, ma farei un torto a qualche modello che non nominerei».
Quanto dura fase di progettazione?
«Non c’è un tempo preciso. È un lavoro che va avanti da 78 anni in maniera ininterrotta. Vespa, per design e progettazione, è uno dei prodotti che richiede più tempo. Anni, non mesi».
Come vede la transizione all’elettrico?
«È un mercato dove saremo costretti ad arrivare, com’è giusto che sia, perché l’ambiente viene prima di tutto. Vespa ha il suo modello elettrico da tanti anni. Transizione è in corso, ci vorrà del tempo non solo dal punto di vista del veicolo ma anche delle infrastrutture».
Lei intravede già la Vespa 2050?
«Se esisteranno delle strade aeree, la Vespa potrà essere volante. La vedo senza limiti: quando è stata creata aveva la ruota di scorta perché c’erano le strade sterrate e i pneumatici si foravano, oggi questa non è più necessaria. Se un giorno ci saranno le strade dell’aria, allora Vespa avrà le ali».
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