Ecco i consigli dell’Oms contro gli annegamenti
Il pericolo è sempre dietro l’angolo, anche in mare. Lo dicono i numeri: ogni anno, nel mondo, 236mila persone muoiono per annegamento, per un totale di circa 2,5 milioni di morti nell’ultimo decennio.
In Italia, le persone che perdono la vita ogni anno sono 400, mentre si contano 800 ospedalizzazioni per annegamento e circa 60mila salvataggi. Spesso le vittime più frequenti sono i bambini tra uno e 4 anni, seguiti da quelli di età compresa tra 5 e 9 anni. A evidenziarlo sono i numeri diffusi dall’Organizzazione mondiale della Sanità. E se il 90% dei decessi si verificano nei Paesi più poveri, il problema non risparmia l’Italia, dove da maggio a oggi sono state oltre 20 le vittime, di cui sette bambini. Ogni anno si sono registrati in media 26 annegamenti di persone che non sanno nuotare, con il 62% dei casi che ha interessato immigrati, e altrettanti per le correnti di ritorno; gli annegamenti improvvisi, ossia a causa di un malore, sono in media 58 per stagione balneare, circa 5 per attività sportive e poco meno per caduta in acqua.
Quest’anno, la 76esima Assemblea mondiale della sanità ha adottato la sua prima risoluzione sulla prevenzione dell’annegamento. L’Oms ricorda, infatti, che chiunque può annegare, ma tutti possono fare qualcosa per salvare vite. Da qui, la campagna con sei misure di prevenzione da promuovere per ridurre drasticamente il rischio.
L’Organizzazione mondiale della sanità consiglia innanzitutto di iscrivere a un corso di nuoto i bambini in età scolare: imparare competenze di base di nuoto, infatti, riduce notevolmente il rischio di annegamento; al contrario, non bisogna pensare che indossare i braccioli o la ciambella basti a far stare sicuri, perché non sono dispositivi salvavita.
Il secondo punto è assicurarsi che i bambini siano costantemente sorvegliati: che siano nei pressi di uno stagno, un fiume, una spiaggia o una vasca da bagno, è necessaria la supervisione attenta di un adulto, in grado di rispondere subito al bisogno di aiuto. Inoltre, le piscine vanno sempre protette con barriere quando non sono in uso.
Il terzo consiglio dell’Oms è quello di promuovere nella popolazione generale la frequenza di corsi di salvataggio e rianimazione: la sopravvivenza dopo l’annegamento migliora se la rianimazione cardiopolmonare viene eseguita appena la persona viene rimossa dall'acqua. Che si tratti di motoscafo, canoa o canotto, l’Oms consiglia poi di indossare sempre un giubbotto di salvataggio quando si viaggia in acqua, a prescindere dall'abilità nel nuoto e di verificare, prima di salire su qualsiasi imbarcazione, le condizioni meteo, e assicurarsi che sia dotata di attrezzature di sicurezza.
Infine, ognuno può contribuire a salvare vite, conclude l’Oms, condividendo informazioni e il materiale della campagna con l’hashtag #DrowningPrevention sui social media.
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