Eternamente Sandra Milo: «Rieccomi, mia Viareggio»
«Qui ho vissuto parte della giovinezza. E qui torno sul palco come attrice...»
VIAREGGIO. Si intitola "Ostriche e caffè americano" la commedia musicale in scena alla Versiliana il prossimo 31 luglio. Protagonista la spumeggiante Sandra Milo che con la Versilia ha un legame che viene da lontano. «Sono arrivata a Viareggio subito dopo la guerra – racconta piena di emozione – quando la città era devastata dai bombardamenti, ricordo piazza Mazzini con i cumuli delle macerie. Poi l’ho vista rinascere, risorgere piano piano e diventare bellissima. Ho trascorso a Viareggio un periodo molto importante della mia vita, c’era nelle persone così tanta voglia di ricominciare, un entusiasmo straordinario che oggi manca. Ho vissuto in Versilia un periodo fondamentale per la mia formazione, un periodo che mi ha insegnato che tutto può ricominciare, che non bisogna perdere il coraggio, una massima che mi ha seguito poi per tutta la vita».
Viareggio è stata testimone anche del suo primo matrimonio «Certo, mi ci sono sposata, il mio primo matrimonio quando avevo quindici anni e sempre qui ho perso il mio primo figlio, sono stata operata all’ospedale di Viareggio e poi me ne sono andata dopo la separazione e sono partita per Milano dove ho cominciato a fare la modella per i giornali di moda e da lì a Roma perché volevo fare l’attrice».
Ma con la sua partenza il legame non si è mai interrotto.
«Non avrebbe potuto anche quando lavoravo con Fellini molte delle scenografie dei suoi film erano costruite dai maestri del carnevale, e io di carnevali ne ricordo tanti e ricordo anche il bar Fappani dove per anni sono tornata per mangiare i budini di riso, non riuscivo a fare a meno di passeggiare sul lungomare spesso insieme anche a Repaci. Lui aveva folti capelli bianchi che il vento gli sollevava e sembrava avesse un’aureola. Sempre a Viareggio lessi il suo libro "I fratelli Rupe" e da lì cominciai ad interessarmi ad idee socialiste».
Un debutto quindi in casa possiamo dire per "Ostriche e caffè americano" che sarà in prima nazionale il 31 luglio con la regia di Walter Palamenga?
«Un po' sì e ne sono felice, verranno un po' di amici a vedermi, anche Mara Maionchi. In questo spettacolo interpreto una drag queen, mi chiamo George, ho un teatro in cui lavorano altre drag queen tra l’altro tutte vere, un posto magico in cui si canta si balla, ma in cui ssi racconta la vita dietro le quinte delle drag. Poi un giorno il mio personaggio sta cercando una cantante e gli si presenta un ragazzo di venticinque anni con una lettera della madre che gli svela che quel giovane è suo figlio concepito in una notte folle di molti anni prima che adesso è lì davanti a lui con il compito non certo facile di dirgli la verità, visto che sa che suo padre è morto nella guerra del Golfo».
Una paternità che sconvolge più di un equilibrio.
«Questa paternità porta uno sconvolgimento terribile in questo gruppo perché la paternità è l’ultimo pensiero delle drag in quel momento e come sempre come quando l’uomo non capisce le cose si arrabbia e quindi ci sono anche scene violente tra George e il figlio al momento della rivelazione della verità e poi però il senso, a parte la bellezza delle scene, dei costumi, delle canzoni, è proprio il fatto che sul piano umano siamo tutti uguali e che ribadisce questo principio che tutti possiamo dare la vita e creare un altro essere e quindi questo è l’aspetto meraviglioso che alla fine conquista anche tutte queste drag e finalmente George riesce a stabilire un rapporto con suo figlio e si scopre felice di essere padre e il figlio lo accetta».
Preoccupata per il debutto?
«Sono molto emozionata e un po' preoccupata perché non so come reagirà il pubblico. Lo spettacolo non è collaudato ma ci rendiamo tantissimo e credo che sia importante, anche se adesso si guadagna poco vista la situazione poco brillante per l’Italia, provarci, tentare, dare tutti qualcosa, collaborare affinché il lavoro riprenda che le fabbriche non chiudano più perché c’è anche tanto dolore nel nostro Paese. Tutti dobbiamo fare quello che possiamo perché riprenda tutto meglio di prima, ci vuole un grande entusiasmo e un grande credo, mi piace l’idea che anche io ricominci da una zona dove ho vissuto la rinascita come quella di Viareggio dopo la guerra, sarebbe bello se negli italiani ci fosse quello spirito straordinario». —
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