Irama, “Crepe” che fanno crescere «L’amore al centro della mia musica»
È uscito l’ultimo album dell’artista carrarese, venticinque anni «Soldi e fama non mi interessano, penso soltanto alla qualità»
L’INTERVISTA
Con “Mediterranea”, uno dei più premiati tormentoni di questa estate 2020, Irama (Filippo Maria Fanti) ha ottenuto un grande successo. Dopo aver spopolato su radio e piattaforme streaming con il brano (che ora uscirà anche in versione spagnola), l’artista nato a Carrara ma residente a Monza, 25 anni, ha pubblicato un Ep di 7 brani (inclusa “Mediterranea”) con cui prosegue ed allarga quanto ci ha fatto sentire con il singolo. «Il successo - dice - è un’altalena, l’importante è continuare il mio percorso, lasciare qualcosa ed allo stesso tempo imparare e dimostrare valore. In questo frangente - prosegue - ho imparato tanto: a livello musicale, lavorando con grandi professionisti, e personale. Ho capito la costanza e la determinazione, in una parola la fame, intesa in senso positivo». “Crepe”, questo il titolo dell’album in vendita da ieri, è una raccolta di canzoni d’amore, dove il sentimento che muove il mondo è spesso in senso carnale e non solo passionale. «L’amore è in generale in tutte le arti ed è al centro della mia musica. Faccio fatica a condividerlo a parole - confessa - ed allora quello che è un momento intimo lo esprimo paradossalmente con la musica. Racconto l’amore in ogni forma e con sincerità, così diventa viscerale, caratteriale, un amore che fa soffrire, fa star male e include anche il sesso». Alcuni di questi brani sono stati composti proprio mentre “Mediterranea” stava “conquistando” l’estate. Irama però afferma, che con la sua visione del successo, quanto accaduto non ha influenzato la scrittura. «Soldi e successo possono chiudermi gli occhi. Io non sono mai stato stratega del mio lavoro, non fa parte del mio carattere. Personalmente punto alla musica che è la cosa più importante». “Crepe” ha grande varietà stilistica. «Per me l’arte è incontrollabile - dice Irama - non esiste una formula per la mia musica, ma un duro lavoro. Non guardo al mercato, sono sempre molto ibrido - prosegue - perché sono cresciuto con i cantautori e poi con i suoni urban, che sono quelli di oggi. Amo però anche il rock, che crea una magia unica. È un mix artistico che mi sono creato. Sono - dice ridendo - figlio illegittimo dei cantautori e nipote di una rockstar cresciuta accanto ai rapper». A proposito della scelta del titolo Irama spiega: «Quando un vaso si rompe, invece di buttare i cocci, con la tecnica del Kintsugi, i giapponesi lo ricostruiscono con delle colate d’oro e il vaso acquista più valore». —