Il Tirreno

Io, donna, m’immedesimo ancora in quell’imbranato Hugh Grant

Alessandra Vivoli
Io, donna, m’immedesimo ancora in quell’imbranato Hugh Grant

Vent’anni di “Notting Hill” commedia romantica originale e insolita da guardare con i popcorn e i cioccolatini (e gli occhi) a forma di cuore 

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il film cult



Il mio primo film d’amore è stata una commedia romantica “Tutta colpa del paradiso”. Con Francesco Nuti e una Ornella Muti splendida. Talmente splendida che il mio ragazzo di allora (avevo 17 anni) se ne uscì davanti a tutti gli amici con un: “Meglio morto con la Muti che ferito con te”.

Da allora io e i film d’amore non siamo mai andati troppo d’accordo. Per parecchio tempo. Poi 14 anni dopo quel Nuti-Muti per me indimenticabile, è arrivata una porta azzurro intenso e un Hugh Grant timido e stropicciato. Un protagonista maschile in cui io, da donna, mi sono riconosciuta. Proprio così: la bellezza della storia d’amore raccontata in “Notting Hill”, e che ha tutti gli ingredienti per far vacillare anche Cuoredipietra Famedoro (il mitico antagonista di Paperon de Paperoni), è che si può cambiare la prospettiva. Cosa che accade molto di rado e che non appartiene alle commedie romantiche “classiche”. Invece stavolta sì. Da donna, immedesimarsi in quel corteggiatore imbranato che, guarda un po’, riesce a fare tutto quello che ci si aspetta nella difficile arte della conquista e della seduzione (succo di arancia rovesciato nella maglietta escluso) è un esercizio che viene facile facile. Essere Julia Roberts no. C’è meno empatia. Essere belle, vincenti e pure famose, è troppo banale. La sfida vera, per una donna, è essere Hugh Grant. È partire in svantaggio e fare innamorare la persona della vita, quella della panchina con la targa e tutto il contorno (di melassa ok, ma una melassa che va giù che è un piacere).

Ecco c’è voluto il finto giornalista di “Cavalli e segugi” e un film che quest’anno ha spento venti candeline, per farmi rappacificare con le commedie d’amore. Quelle che finiscono bene, quelle da guardare con i popcorn e i cioccolatini (e gli occhi) a forma di cuore.

Però si sa, i traumi dell’adolescenza sono duri da superare. E allora confesso, l’ho pensato anch’io. Non una, ma tante volte, anche riguardando il film in tv. Dico la verità l’ho pensato anch’io: “Meglio morta con Hugh Grant che ferita con tanti uomini sbagliati”. —



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