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Calcio: il personaggio

C’è un Rubino tutto Viola: «A Marassi una notte magica». Chi è il 17enne toscano che ha esordito con la Fiorentina

di Francesca Bandinelli
Il giovane in azione (foto acf fiorentina.com)
Il giovane in azione (foto acf fiorentina.com)

Ha debuttato in Serie A, il pallone è nel suo dna: il babbo e lo zio sono due big ex calciatori

02 novembre 2024
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FIRENZE. Ha debuttato nel calcio che conta, nel tempio di Marassi, nella notte più emozionante per la Fiorentina, quella dell’assalto (riuscito) al terzo posto in classifica, seppur in coabitazione con Atalanta e Lazio. Tommaso Rubino, trequartista classe 2006 nato a Firenze, il regalo più bello per il suo diciottesimo compleanno (il 10 novembre) lo ha scartato in anticipo, alla sua seconda convocazione stagionale coi big (la prima era stata in Conference League contro il San Gallo). Palladino, che in queste settimane lo ha visto allenarsi sotto ai propri occhi, non ha avuto dubbi: lo ha mandato in campo come alter ego di Beltrán e così il ragazzo si è acceso i riflettori addosso, con quella stessa maglia con cui, di fatto, è cresciuto, dimostrando di essere più forte del suo cognome.

L’arte nel dna

Da figlio d’arte – il padre Raffaele è stato un attaccante, con un passato, tra le altre squadre fra Torino, Siena e Novara, con 134 gol nelle gambe prima di diventare un apprezzato dirigente e uomo mercato nel settore giovanile viola – e pure nipote d’arte (suo zio è Emiliano Bigica, ex giocatore, oggi allenatore partito da Firenze e arrivato al Sassuolo), poteva non essere semplice: Tommaso invece no, quel suo desiderio racchiuso negli scarpini ha fatto in modo che si trasformasse in realtà.

«È un sogno che si avvera – ha scritto su Instagram –, devo ancora realizzare: ringrazio tutte le persone che hanno creduto in me, a cominciare dalla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto fino alla società che me lo ha permesso. È il giorno più bello della mia vita». Papà Raffaele, terminata la carriera da calciatore, ha cominciato con gli osservatori prima del Bari, per poi passare al Palermo e al Parma, in qualità di capo dell’area scouting. C’è stata poi la parentesi da direttore sportivo al Livorno, ma a mettere fine ad ogni ambizione fu il fallimento. Dal 2024 - quando già Tommaso vestiva la maglia viola (questa è la sua seconda stagione) - è passato alla Fiorentina ed ora il suo compito è quello di “fiutare” il talento, contribuendo così al percorso di crescita del club del presidente Commisso.

La scalata

A far felici i tifosi, invece, ci pensa Tommaso. È una delle punte di diamante della squadra di Daniele Galloppa (già 6 i gol all’attivo in Under 19) prima in classifica in categoria (con la Lazio) e ora vuole provare a prendersi tutto, a costo di fare gli straordinari, allenandosi coi pari età e con i compagni più grandi. Nel debutto in A ci sperava, ma è sempre rimasto coi piedi ben saldi a terra. Papà e zio – che da tecnico gli ha “sfilato” l’ultima Supercoppa italiana sul campo, festeggiandone la vittoria col suo Sassuolo – glielo hanno sempre insegnato: prima il sudore, poi tutto il resto. Ed è così che, anno dopo anno, rigorosamente in maglia viola, ha cominciato a scalare la sua montagna. Prima peregrinando sui campi dove si allenavano le giovanili della Fiorentina e poi al Viola Park, nel tempio dove sbocciano i talenti. Fiorentino di nascita - vedeva lo stadio Franchi dalla sua cameretta- non ha mai visto sfumature differenti. È partito dal basso, mostrando però da subito un feeling con il gol, fin dalla Under 17: 27 partite complessive giocate, 30 gol e 7 tra assist e rigori procurati, non sono uno scherzo nemmeno tra i ragazzi. Non è un attaccante puro, è un trequartista, un jolly di quelli che si infila tra le linee, che osserva incantato i movimenti dell’idolo Messi ma che, a Firenze, ha studiato con attenzione Jack Bonaventura. Con i baby viola si è tolto le prime soddisfazioni: ha vinto il titolo di capocannoniere nel campionato Under 17 (stagione 22/23) mentre l’anno dopo ha conquistato la Coppa Italia Primavera, trasformando l’ultimo rigore nella finale contro il Torino.

Sulla strada che conta

Adesso, dopo il debutto in Serie A, la speranza è quella di mettersi sulla scia di chi lo ha preceduto, degli altri baby che dalla primavera della Fiorentina si sono imposti sul palcoscenico del calcio che conta, da Bernardeschi a Chiesa, da Ranieri a Comuzzo senza dimenticare Kayode, Sottil e Martinelli, oggi terzo portiere dei viola. La dedica più bella a Rubino l’ha fatta proprio Tommaso Martinelli, altro 2006 figlio del vivaio, che il suo sogno di debuttare in Serie A lo ha esaudito la passata stagione, con Vincenzo Italiano in panchina, il 2 giugno, nella gara vinta, in trasferta contro l’Atalanta per 3-2.

«Sin da piccoli – ha ricordato con una storia social – era un sogno, ora tutti e due ce l’abbiamo fatta», il tutto con una foto dei due di diversi anni fa, scattata nella tribuna dello stadio di Firenze, con un hot dog in mano e un bagaglio di sogni nella testa. Sono loro le ultime punte di diamante “fabbricate” in casa: per qualcuno è stata rifiutata una pioggia di milioni, ma è così che si può davvero arrivare a realizzare quello che è il sogno del presidente, una squadra capace di essere “bacino” per le tutte le Nazionali, ma soprattutto in grado di valorizzare il prodotto a chilometro zero.

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