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Sacchi neri nelle campagne di Prato: il Comune convoca le associazioni cinesi

di Paolo Nencioni
Sacchi neri nelle campagne di Prato: il Comune convoca le associazioni cinesi

Lunedì 10 l’incontro col vicesindaco Simone Faggi che dice: «È una vergogna»

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PRATO. Ci hanno provato coi controlli a tappeto, ci hanno provato col “guerrilla marketing” di Alia, ora ci provano con una sorta di moral suasion, facendo appello al senso di comunità. Il vice sindaco Simone Faggi ha convocato per domani, 10 marzo, in Comune le principali associazioni cinesi per parlare di sacchi neri, più precisamente dello smaltimento illegale degli scarti tessili, che è diventato un business criminale e un danno ambientale.

Dall’inizio del 2024 il fenomeno dell’abbandono dei sacchi neri nelle campagne di Prato (ma anche dei comuni limitrofi) è ripreso con rinnovato vigore dopo un periodo abbastanza lungo nel quale sembrava fosse stato debellato, e adesso ci si chiede come mai. La spiegazione più plausibile è che siano aumentati i costi di smaltimento dei rifiuti speciali (così sono classificati gli scarti tessili) e di conseguenza l’incentivo a non rispettare le regole. Il vice presidente di Alia Nicola Ciolini stima che smaltire una tonnellata di scarti costi intorno ai 300 euro. Se invece quella stessa tonnellata viene affidata a uno dei tanti furgoni che la scaricano di notte nelle campagne e nei fossi, possono bastare anche 50 euro. Ma se fino a poco più di un anno fa questo non succedeva, o almeno non succedeva con queste proporzioni, lo smaltimento selvaggio potrebbe anche essere la spia di una crisi latente di confezioni e pronto moda cinesi, incentivate a risparmiare sugli scarti.

Sia come sia, ormai è un’emergenza (dall’inizio dell’anno Alia ha recuperato 160 tonnellate di sacchi neri, soprattutto nella zona sud di Prato) e il Comune ha deciso di prendere il toro per le corna. Il vice sindaco Faggi non si fa troppe illusioni sull’incontro con le associazioni cinesi («lo abbiamo fatto altre volte…») ma è cosciente che qualcosa bisogna fare. «Bisogna mettere in campo tutto quello che è possibile – spiega – In assenza di una rappresentanza imprenditoriale cinese formalizzata, dobbiamo andare dalle associazioni, che sono presiedute da imprenditori. E dire loro che è una vergogna, una cosa indecente e criminale».

Alia ci ha provato con un’azione di “guerrilla marketing”, attaccando ai sacchi neri adesivi con la scritta “Lasciato da un incivile” e suscitando qualche risolino, perché non si vede come questo potrebbe impressionare chi esce di notte col furgone per scaricare i sacchi nei fossi di Tavola o di Castelnuovo, ben sapendo quello che sta facendo.

Sul danno di immagine però insiste anche Faggi. «La reputazione forse non interessa all’azienda, ma forse interessa al Consolato». Anche su questo, al di là delle dichiarazioni di facciata ripetute regolarmente dalla rappresentanza diplomatica, è lecito avere qualche dubbio. Intanto però tocca affrontare l’emergenza. Per il vice sindaco Faggi lo smaltimento selvaggio risponde ad almeno due esigenze: risparmiare sui costi e nascondere il reale volume della produzione. È una spiegazione alternativa a quella che ipotizza una crisi latente delle confezioni.

«Non è solo un problema di inquinamento – aggiunge Faggi – ma anche di rischio idrogeologico, perché ultimamente i sacchi neri vengono gettati nei fossi e li ostruiscono in caso di piogge molto intense». Anche di questo si parlerà domani: «Il problema riguarda anche i cinesi, perché si allagherebbero anche le case dove loro vivono».

Fino al 2016 gli scarti tessili erano assimilati ai rifiuti solidi urbani e il loro smaltimento veniva scaricato sulla bolletta, finendo per gravare anche sul resto della collettività. Successivamente c’è stata la deassimilazione e il costo è ricaduto sulle singole aziende. All’inizio la bolletta per gli altri è un po’ calata, poi ha ricominciato a risalire, per altri motivi. E molte confezioni chiamate a sostenere i costi di smaltimento si sono rivolte al mercato parallelo: nordafricani e pachistani che girano di notte coi furgoni e scaricano i sacchi. Sono sempre gli stessi, spesso sono stati fermati più di una volta. Gli sequestrano il furgone, loro ne prendono un altro e ricominciano.

Ora tutti promettono di andare avanti coi controlli a tappeto, ma è chiaro che il vantaggio di chi scarica illecitamente è incolmabile quanto a scelta dei tempi e dei luoghi. Solo i più sprovveduti tornano a scaricare sempre nello stesso posto e ogni tanto vengono pizzicati dalle fototrappole. Il nuovo Textile Hub di Alia in costruzione a Baciacavallo potrebbe anche accogliere una parte degli scarti tessili (il vice presidente Ciolini dice che servirà uno studio sulle materie) ma in realtà non potrà risolvere il problema perché anche smaltire gli scarti a Baciacavallo avrebbe un costo, ed è proprio quello che gli smaltitori illegali non vogliono sostenere. 

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