Cinquanta coltellate: così è morta Anna Viliani, uccisa dal figlio a Montepiano
Il risultato dell’autopsia: la donna era già deceduta quando il figlio ha dato fuoco alla villetta. La Procura indaga sui maltrattamenti in famiglia
PRATO. Cinquanta coltellate, alcune molto profonde, al collo e sul torace. Così è morta lunedì notte Anna Viliani, la donna di 60 anni uccisa dal figlio ventiduenne David Morganti nella villetta dove i due vivevano a Montepiano. Lo ha stabilito l’autopsia eseguita oggi a Pistoia dal medico legale.
L’esame, spiega la Procura, «ha consentito di stabilire che la morte è intervenuta per emorragia e non per la combustione dell’abitazione teatro del delitto, a seguito di cinquanta coltellate, alcune molto profonde, al collo e sul torace. La morte è stata lenta, non sono state trovate tracce di fuliggine nei bronchi, nella trachea e nell’esofago, a dimostrazione che la signora era già morta quando è stato appiccato il fuoco, e le evidenze medico legali sono compatibili con la versione fornita dall’autore dell’omicidio. Il giudice per le indagini preliminari ha evidenziato, con la sua ordinanza eseguita sempre oggi, che è ferma intenzione dell’autore completare l’uccisione della famiglia a partire dal padre».
Parla come un bambino David Morganti, ma dice cose terribili. Le ha ripetute venerdì davanti al giudice per le indagini preliminari alla presenza del procuratore Luca Tescaroli, del sostituto Laura Canovai e del suo avvocato difensore Roberta Roviello.
David ha insistito soprattutto sui presunti maltrattamenti che avrebbe subito per lunghi anni, non solo dal padre, ma anche dalla madre. Per questo, aggiunge, avrebbe voluto ucciderli tutti, la madre, il padre, il fratello, la fidanzata del fratello, la nonna e lo zio. Eppure ora chi ci ha potuto parlare lo descrive come un giovane mite e rispettoso. «Non è facile trovare persone gentili» ha detto al suo avvocato che gli aveva portato un’aranciata nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Santo Stefano, dove è piantonato dai carabinieri.
David Morganti sarà verosimilmente sottoposto a una perizia psichiatrica (secondo il suo avvocato ha un evidente ritardo cognitivo) e la Procura deciderà come muoversi.
Intanto gli inquirenti confermano di aver avviato le indagini sui presunti maltrattamenti, quanto meno per capire se le parole del ragazzo sui suoi anni difficili in famiglia hanno un fondamento sono soltanto il delirio di un giovane che ha appena ucciso la madre.
Lui dice di non voler più avere contatti coi familiari e di non voler più essere chiamato col suo cognome. Aggiunge che dopo il diploma è stato quasi sempre a casa e di non fidarsi nemmeno dell’assistente sociale.
Il giudice per le indagini preliminari, sciogliendo la riserva, ha convalidato l’arresto di Morganti e ha disposto che sia ricoverato in una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, una struttura dove viene messo chi non può stare in carcere a causa del suo stato psichico). Ci rimarrà fino a quando la magistratura riterrà necessario perché, come detto, il giovane continua a dire di voler uccidere i familiari più stretti.