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Prato, quarto suicidio in meno di un anno nel carcere della Dogaia

Prato, quarto suicidio in meno di un anno nel carcere della Dogaia

Un detenuto italiano di 57 anni si è impiccato nella sua cella, vani tutti i soccorsi

28 ottobre 2024
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PRATO. Un detenuto italiano di 57 anni, originario di Pistoia, si è tolto la vita oggi, 28 ottobre, impiccandosi all’interno del carcere della Dogaia. Si tratta del quarto suicidio in meno di un anno nella casa circondariale di Maliseti, che già nei mesi scorsi aveva attirato l’attenzione della politica. La tragedia si è consumata durante la mattinata: alle 10,51 la centrale del 118 ha inviato in carcere un’ambulanza, che ha trasportato il detenuto all’ospedale, ma ormai non c’era più niente da fare.

In carcere da circa un anno

Il detenuto era rinchiuso alla Dogaia da circa un anno e stava scontando una condanna per violenza sessuale nei confronti della compagna, nella sezione riservata ai “sex offenders”. Lo descrivono come una persona tranquilla, almeno fino a oggi, e all’interno del carcere non si sanno spiegare che cosa possa essere scattato nella sua testa per arrivare al gesto estremo.

«I numeri dei suicidi sono da record nel 2024»

«Sebbene nell’ultima parte dell’anno pare vi sia stato un leggero rallentamento nelle morti di carcere e per carcere, siamo sempre alle prese con numeri monstre, destinati ad abbattere ogni precedente record – commenta Gennarino De Fazio, segretario nazionale della Uilpa (polizia penitenziaria) – Del resto, la crisi penitenziaria continua a non essere tangibilmente affrontata dal Governo e gli indicatori sono tutti in negativo. 15mila detenuti oltre i posti disponibili, 18mila unità mancanti alla Polizia penitenziaria, omicidi, suicidi, violenze di ogni genere, stupri, piazze di spaccio e malaffare. Queste sono oggi le nostre prigioni. A pagarne le spese, oltre ai reclusi, i 36mila donne e uomini della polizia penitenziaria che scontano le pene dell’inferno per la sola colpa di essere al servizio dello Stato. Carichi di lavoro debordanti, turni di 8, 16 e persino 24 ore ininterrotte, oltre 3mila aggressioni subite nel solo 2024, mortificati nel morale e colpiti nell’orgoglio anche per una gestione organizzativa e amministrativa che spesso li discrimina e li svilisce, come nei recentissimi casi della missione in Albania o del trasferimento forzoso dai minori agli adulti», aggiunge il segretario della Uilpa.

«Serve immediatamente un’inversione di tendenza. Va deflazionata la densità detentiva, necessita potenziare concretamente gli organici della Polizia penitenziaria assicurando al contempo ai suoi appartenenti un trattamento paritario con i restanti operatori del comparto, occorre garantire l’assistenza sanitaria e psichiatrica e, non ultimo, va riorganizzato per intero l’apparato gestionale e amministrativo». conclude De Fazio.

Le reazioni del Pd

«Siamo di fronte all’ennesimo fallimento dello Stato, una tragedia annunciata – commenta Marco Biagioni, segretario provinciale del Pd –  Nonostante le continue promesse del governo e le passerelle degli esponenti della destra, a Prato non è arrivato nulla. Cosa deve ancora succedere per dimostrare che siamo di fronte a una vera e propria emergenza?».

«Ancora una volta un suicidio e ancora una volta nel carcere pratese della Dogaia, il quarto da inizio anno – gli fa eco il deputato del Pd Marco Furfaro – mentre il totale di detenuti che si sono tolti la vita nei penitenziari italiani sale a 77, ai quali vanno aggiunti sette agenti di polizia penitenziaria. L’ultima vittima era italiano e stava scontando una pena definitiva che si sarebbe dovuta concludere tra sei anni, nel 2030. Nella casa circondariale di Prato, oltre ai suicidi, si contano ogni anno 200 casi di autolesionismo e ad aggravare la situazione ci sono sovraffollamento e carenza endemica di personale. La crisi penitenziaria continua a non essere affrontata da questo governo e i numeri lo certificano. 15mila detenuti oltre i posti disponibili, le migliaia di agenti mancanti alla polizia penitenziaria. Siamo di fronte ad una situazione inaccettabile per un Paese civile. In carcere durante l'esecuzione della pena il detenuto deve conservare i diritti fondamentali perché le carceri non sono il deposito di una parte di umanità da nascondere ma luoghi di rieducazione dove deve essere garantita un'esistenza degna e la possibilità di riappropriarsi della propria vita una volta scontata la pena».

Il direttore mancante

La Funzione pubblica della Cgil ricorda invece che la Dogaia non ha ancora un direttore titolare: «Non possiamo dimenticare che, in occasione della recente visita del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Del Mastro, ci era stato promesso che entro settembre l’istituto avrebbe avuto finalmente un direttore titolare. Ad oggi, però, quella promessa rimane non mantenuta, aggravando ulteriormente le difficoltà operative in una struttura che è, senza dubbio, una delle più complesse della Toscana, spesso ricordata solo per l'assegnazione di detenuti di difficile gestione. Come Fp Cgil, riteniamo inconcepibile pensare di poter gestire un carcere così delicato senza una direzione titolare stabile. Le condizioni di lavoro del personale, già critiche, sono ulteriormente peggiorate dalla carenza di una leadership strutturata, mentre la situazione dei detenuti diventa sempre più insostenibile. È necessario che l'Amministrazione Penitenziaria e il Ministero della Giustizia intervengano immediatamente con misure concrete e risolutive, per garantire condizioni di lavoro dignitose e sicure per il personale e per salvaguardare i diritti fondamentali dei detenuti».

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