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Confezioni, non solo Cina: Beste forma i nuovi artigiani di Prato

di Paolo Nencioni

	I locali della Beste dove si terranno i corsi di formazione
I locali della Beste dove si terranno i corsi di formazione

Modellisti e prototipisti nel nuovo laboratorio ai Ciliani: al piano di sopra si realizzano i capi per Cucinelli e Lvmh

26 ottobre 2024
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PRATO. Le “taglia e cuci” sono di marca Juki, come quelle presenti in quasi tutte le confezioni cinesi che abbiamo imparato a conoscere nel corso degli anni, ma questo sembra l’unico punto di contatto tra due mondi lontanissimi, quello degli anonimi stanzoni che alimentano i pronto moda del Macrolotto di Iolo e quello che sta nascendo in via Ciliani. Qui ha sede il Beste Lab, un ambizioso progetto dei fratelli Giovanni e Matteo Santi, soci della Beste di Cantagallo, che dopo aver aperto il Beste Hub in via Bologna provano a coniugare la produzione con la formazione.

Al piano terra dell’edificio, che occupa una superficie complessiva di 5.000 metri quadrati (4.500 dei quali utilizzabili) sono già attivi il magazzino e la logistica della divisione abbigliamento di Beste; al primo piano da gennaio ci sarà lo spazio riservato alla formazione professionale; all’ultimo piano due laboratori di confezione al servizio di altrettanti marchi di levatura mondiale, Brunello Cucinelli e soprattutto Lvmh, la multinazionale francese proprietaria di oltre 70 brand del lusso, da Christian Dior in giù. Un “panino” (magazzino, formazione, produzione) che potrebbe diventare un modello per altre aziende del distretto.

Il valore aggiunto, in questo caso, è quello che sta in mezzo al panino, l’ampio locale dove da gennaio troveranno posto 50 giovani suddivisi in due corsi gestiti da Accademia holding in collaborazione con Its Academy Mita del Polo universitario di Prato. Il primo corso, spiegano dalla Beste, è riservato a chi vuole diventare modellista; il secondo agli aspiranti prototipisti. Artigiani dell’abbigliamento, insomma, di cui si comincia a sentire la mancanza nel distretto perché sono figure che nel corso del tempo sono andate gradualmente a sparire, almeno per quanto riguarda il distretto italiano, mentre prosperano nel distretto cinese.

I cinquanta giovani che prenderanno parte ai corsi sono già stato selezionati e sono in gran parte italiani, arrivano anche dalle regioni vicine e avranno un vantaggio competitivo molto grande rispetto ai coetanei che intraprendono la stessa strada: saranno direttamente a contatto col mondo della produzione. Basterà salire di un piano per osservare da vicino il confezionamento dei capi per conto di Cucinelli o Lvmh, basterà scendere di un piano per toccare con mano i movimenti di magazzino e logistica.

«La sfida è quella di avere in un unico ambiente l’attività lavorativa e quella formativa per i futuri artigiani del comparto abbigliamento» sintetizza Matteo Santi.

Con l’entrata a regime di Beste Lab, la società con sede a Carmignanello chiude virtualmente, ma anche materialmente, un cerchio: dalla produzione di tessuti di qualità a Cantagallo, alla creazione di prototipi nel Beste Hub di via Bologna (che è anche una sorta di vetrina per il gruppo e si apre non di rado a iniziative pubbliche), al confezionamento e formazione nel Beste Lab di via Ciliani.

Di questo modello si parla da tempo, ma sono rari gli esempi della sua applicazione, in pratica la risposta italiana alla produzione di massa cinese che passa dal Macrolotto di Iolo. Due mondi che si guardano ma che non si incontrano. 

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