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Lavoro

Prato, picchetti davanti a 5 aziende: «Operai trattati come schiavi»

di Alessandro Formichella
Nella foto uno dei picchetti messi in atto ieri davanti a una delle fabbriche seguite dal sindacato
Nella foto uno dei picchetti messi in atto ieri davanti a una delle fabbriche seguite dal sindacato

Il sindacato Sudd Cobas denuncia lo sfruttamento dei pachistani

07 ottobre 2024
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PRATO. Diritto al lavoro per 8 ore al giorno su cinque giorni lavorativi; questo è quanto continuano a chiedere i lavoratori extracomunitari impiegati in piccole aziende del distretto parallelo. Ieri, il sindacato Sudd Cobas è tornato a ruggire con la giornata “Strike day”.

Una venticinquina di operai pachistani che lavorano in cinque piccole aziende del pratese, ieri hanno imbracciato le mani per tutto il turno lavorativo. Le aziende coinvolte nella giornata di mobilitazione, sono tutte collegate al mondo dei tessuti e dei pronto moda. I SuddCobas sono ripartiti alla carica in un autunno fino ad ora preoccupato per la ripresa economica che non c’è.

«Basta con la vergogna di far lavorare questi ragazzi 12 ore al giorno per sette giorni la settimana. Fare sciopero di domenica, infatti, non può che dimostrare in quanti fossero al lavoro dentro le fabbriche in un giorno festivo», esclama Luca Toscano del sindacato Sudd Cobas. Ma andiamo per ordine; a mezzogiorno di ieri prima c’è stata la concentrazione dei manifestanti e dei lavoratori al Soccorso, fra cui molti altri connazionali pachistani, poi sono iniziati i presidi davanti a due piccole aziende a Seano, a una a Montemurlo, e altre due a Prato. Fra queste, aziende sia di accessori pronto moda che di pelletteria e stirerie; diverse di queste ditte che hanno già avuto i sopralluoghi dell’ispettorato del lavoro, ma, come precisa Luca Toscano, «sono ancora lontane dal regolarizzare la posizione dei lavoratori. Molte continuano a fare contratti part-time di 4 ore al giorno ma facendo lavorare gli operai 84 ore alla settimana sette giorni su sette». Torna sotto i riflettori la storia di sempre. «Molti dicono che c’è la crisi del settore dei pronto moda. Direi che, invece, continua ad andare avanti nel silenzio del distretto e della città, un fenomeno di abuso sui lavoratori che non ha eguali. Far lavorare ragazzi pachistani tutta la settimana a ritmi di 12 ore al giorno senza tutele né diritti sindacali. La battaglia è quella di sempre; lavorare otto al giorno per cinque giorni lavorativi», continua a dire il sindacato autonomo. Davanti alle cinque aziende, confezione Lin Weidong, fabbrica di taglio Ly Zhong Zipper, tessitura Sofia, stireria Tang e logistica 3 Desy, si è svolta la giornata di movimentazione operaia “Strike day”. I lavoratori hanno messo in piedi lo sciopero con un presidio e installando a terra delle tende dove hanno trascorso la notte fino a stamani. Un altro segnale forte, quest’ultimo, dei lavoratori del distretto parallelo. Lo sciopero questa volta è filato liscio. Non si sono registrati fatti anomali. La rivendicazione continua: «Continuiamo ad andare avanti con la protesta e la vertenza sindacale – prosegue Toscano – i lavoratori devono avere regolari contratti nazionali a seconda del settore di appartenenza e poter lavorare una settimana di cinque giorni. Non si parli solo di crisi. Si parli di questa vergogna che continua ad andare avanti anche se come sindacato Sudd Cobas abbiamo fino ad ora vinto molte battaglie e regolarizzato molte situazioni.

Basta con lo sfruttamento lavorativo. Strike day per ora è stata un’altra giornata di successo dalla parte dei lavoratori», chiosa il sindacato.


 

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