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Prato, Lineapiù annuncia trenta licenziamenti. La proprietà dà la colpa al costo dell'energia

Prato, Lineapiù annuncia trenta licenziamenti. La proprietà dà la colpa al costo dell'energia

La Cgil chiede il ricorso alla cassa integrazione per evitare i licenziamenti nell'azienda di filati che ha 120 dipendenti

18 giugno 2024
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PRATO. Alessandro Bastagli, titolare di Lineapiù, l’azienda che produce filati per maglieria e dà lavoro a oltre 120 dipendenti, aveva cominciato a mettere le mani avanti più di un anno e mezzo fa. «Siamo con l’acqua alla gola, i costi sono ormai fuori controllo. Ditemi voi come possiamo andare avanti» diceva alla fine di ottobre 2022 al Sole 24 Ore.

Un anno e mezzo dopo i timori si sono avverati e rischiano di farne le spese i lavoratori. Alla fine di maggio Lineapiù ha avviato la procedura per il licenziamento di 30 dipendenti, praticamente uno su quattro. La notizia, complice la campagna elettorale in corso, è passata un po’ sotto silenzio e riemerge ora, mentre è in corso il confronto col sindacato per capire se si arriverà davvero ai licenziamenti. La questione è seguita dalla Filctem Cgil di Prato col suo segretario Juri Meneghetti perché, pur essendo la sede di Lineapiù di qualche metro oltre il confine provinciale, nel territorio del comune di Campi Bisenzio, l’azienda fa parte da sempre del distretto tessile pratese e i suoi dipendenti arrivano in gran parte dalla provincia di Prato, oltre che dalla Piana fiorentina.

Non appena ricevuta la notifica dell’apertura della procedura, il sindacato ha incontrato la proprietà e ha chiesto che si ricorra agli ammortizzatori sociali, un po’ di cassa integrazione per capire se è possibile superare la crisi e ripartire, eventualmente riducendo il numero degli esuberi. Questi ultimi sono spalmati un po’ su tutti i reparti dell’azienda.

Al momento c’è una situazione di stallo. La richiesta della Filctem non è stata formalmente accettata e le parti dovranno rivedersi nei prossimi giorni. Se l’accordo non venisse trovato, sarebbe un’estate amara per una trentina di famiglie.ù

La proprietà dà la colpa ai rincari per l'energia

Nell’ottobre del 2022 Alessandro Bastagli aveva lanciato l’allarme sull’impennata dei costi dell’energia. «Le nostre lavorazioni esterne, dalle roccature alle ritorciture alle filature – spiegava – con questi costi non ce la fanno più. Due di loro chiuderanno l’attività a fine anno, due ci comunicheranno gli aumenti dei prezzi di mese in mese in base alle tabelle energetiche dell’associazione industriali, altre due hanno già applicato aumenti dal 30 al 40%».

Le bollette di Lineapiù, che possiede due filature e una tintoria interne, nel 2022 sono lievitate: quella del metano è passata da 166.681 a 991.000 euro, quella elettrica da 373.061 a 760.000 euro. Il costo dell’acqua è passato da 161.885 euro a 238.423.

Ciò non ha impedito a Bastagli di aprire l’azienda alla collaborazione con l’Istituto Buzzi, all’inizio del 2023, per compensare il pensionamento di una decina di addetti alla filatura, e di rinnovare il parco macchine della tintoria. E di trasferire la sede di A.Moda, un’altra delle sue aziende, da Scarperia a Capalle, davanti alla sede di Lineapiù, per rendere più facili gli spostamenti delle merci.

Ora però la fiammata del caro-energia sembra passata, ma evidentemente i problemi erano strutturali e i nodi arrivano al pettine adesso. Nella trattativa col sindacato sugli esuberi si annunciano tempi lunghi.


 

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