Il Tirreno

Prato

Un conoscente racconta il maniaco: «Con lui non si parlava mai di donne»

Un conoscente racconta il maniaco: «Con lui non si parlava mai di donne»

Un istruttore di karate ha condiviso molte manifestazioni con Riccardo Viti: «Era in difficoltà sull’argomento. Un tipo buono ma solitario. Quando si andava al ristorante, la compagna non c’era mai». Trovato il kit delle sevizie

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PRATO. Riccardo Viti, l’idraulico fiorentino di 55 anni arrestato venerdì 9 maggio con l’accusa di aver ucciso la giovane romena Andrea Cristina Zamfir (e sospettato di numerose altre aggressioni e sevizie a prostitute), era diplomato in ragioneria ma non aveva un lavoro sicuro. Aiutava il babbo idraulico ma ultimamente non c'erano più clienti. E Riccardo era depresso, incupito. Lo racconta un istruttore di karate di Prato, che preferisce rimanere anonimo e che ha condiviso di Viti molte esperienze come arbitro. «L'ultima volta l'ho visto domenica, e gli ho domandato: "Il lavoro?". E lui: "È un casino, non si trova nulla"». Lo ha confessato anche agli inquirenti che ultimamente se la passava male. Quando lavorava le prostitute le pagava 150 euro a sera, mentre «da quando sono disoccupato cerco di risparmiare», ha spiegato il "ragioniere" Viti. La ventiseenne Andrea Cristina è morta per 30 euro.

Le donne. L’istruttore di karate pratese racconta che ultimamente anche i rapporti con la compagna ucraina non fossero idilliaci, tutt'altro. «Quello delle donne era un argomento che si evitava con Riccardo. Sentivamo che era in difficoltà. Un tipo buono ma solitario, che non sapeva avere relazioni sociali. Quando si andava al ristorante lui era sempre solo, la sua compagna l'ho vista dolo due volte, i primi tempi del loro amore, quando Riccardo era felice».

Il kit delle sevizie. Una valigetta rigida di colore scuro, nero o blu. È qui che Riccardo Viti nascondeva gli strumenti per le sevizie. È quanto emerge dai racconti di cinque prostitute, vittime delle violenze, ascoltate nei giorni scorsi negli uffici della questura di Firenze. Dopo aver avvicinato la donne e averle portate sotto il cavalcavia della A1 a Ugnano, dove è stato trovato il corpo senza vita della giovane romena, l'uomo estraeva dalla valigetta nastro adesivo, corde, pali di legno, in un caso anche una bottiglia di vetro, e vasetti di lubrificante. Nei giorni successivi alla morte della ventiseienne romena, un secondo sopralluogo della polizia, a cui hanno preso parte alcune delle prostitute ascoltate, ha permesso di recuperare nei pressi del cavalcavia di Ugnano alcuni oggetti usati dal maniaco per le sevizie alla giovane romena, tra cui un flacone di lubrificante, una fascetta di plastica da elettricista e un frammento di nastro adesivo. Sempre dagli accertamenti eseguiti nel corso delle indagini, è emerso che la ventiseienne trovata morta la mattina del 5 maggio era solita prostituirsi di giorno nella zona della stazione ferroviaria di Prato, e la sera nel parco delle Cascine, a Firenze.

L’interrogatorio. Si svolgerà quasi certamente lunedì 12 maggio l'interrogatorio per la convalida dell'arresto di Riccardo Viti. L'accusa è di omicidio, violenza sessuale e sequestro di persona. Al momento, secondo quanto si apprende, riguarda solo la morte della ventiseienne: gli altri casi che l'uomo avrebbe comunque confessato gli verranno contestati successivamente.

La promozione del poliziotto. «Intendo proporre al capo della polizia una richiesta di promozione per merito straordinario a questo ragazzo». Lo ha detto il Questore di Firenze riferendosi all'assistente capo di polizia Paolo De Giorgi, in servizio alla squadra mobile di Firenze, che ha contribuito in modo decisivo alla indagini sulla morte di Andrea Cristina Zamfir. Il poliziotto ha riconosciuto Riccardo Viti, poi fermato con l'accusa di essere il presunto responsabile dell'omicidio, come l'uomo che aveva identificato nel maggio 2012 per una lite con una prostituta.

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