Il Tirreno

Prato

La prima festa della Liberazione

Alessandro Pattume
A destra il sindaco Mauro Lorenzini accanto partigiani ai Faggi di Javello
A destra il sindaco Mauro Lorenzini accanto partigiani ai Faggi di Javello

Scelto l'11 settembre per rendere omaggio ai valori della Resistenza

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 MONTEMURLO. Alla ricerca di un'identità montemurlese. E' questo l'obbiettivo che l'amministrazione di Montemurlo intende raggiungere con la celebrazione della prima festa della liberazione di Montemurlo dal nazifascismo. Quello dell'11 settembre diventerà un appuntamento fisso nel calendario montemurlese per mantenere vivi i valori che animarono la rinascita democratica italiana.  Un'intera giornata dedicata alla memoria e alla celebrazione dei valori della Resistenza e della Costituzione.  Lorenzini, un nuovo appuntamento nel calendario montemurlese. Ce n'era davvero bisogno?  «Ne sono convinto e per più di una ragione. Innanzitutto credo sia importante tirare le fila della storia di un paese e Montemurlo, da questo punto di vista, è ricco di episodi come qualsiasi altro comune della zona. Penso soprattutto ai "Faggi di Iavello" e all'attività partigiana di quella zona. Così, insieme all'assessore alla Cultura e con la collaborazione di Anpi e dell'associazione nazionale combattenti abbiamo pensato che fosse giusto celebrare i valori della Resistenza proprio nell'anno in cui si festeggia i 150 anni dell'unità d'Italia. Soprattutto, sono i valori alla base della Resistenza che mi sembra giusto debbano essere ricordati e tramandati ai più giovani. Questo è un appuntamento indirizzato proprio ai giovani montemurlesi: perchè non dimentichino qual è il fondamento della nostra Costituzione e facciano propri quei valori».  Strano però che nessuno dei sindaci che l'hanno preceduta ci abbiamo mai pensato.  «Non so come mai nessuno dei miei predecessori non ci abbia pensato. Credo che ogni sindaco abbia le proprie peculiarità e io sono molto legato alla Resistenza e soprattutto a certi suoi valori. Penso a quella solidarietà spontanea che anche a Montemurlo nacque tra i contadini della zona e gli alleati e i partigiani, persone che magari nemmeno conoscevano ma che nascosero lo stesso dall'invasore tedesco e dai fascisti. Questa solidarietà contadina è uno dei valori fondanti della Resistenza e credo che si debba promuoverla, specialmente in un periodo come questo in cui da ogni parte passa il messaggio che il diverso non deve essere accolto ma più semplicemente abbattuto».  Montemurlo alla ricerca della propria identità insomma. Diversa da quella di Prato.  «Certo, Montemurlo non è affatto un'appendice di Prato. Montemurlo è un paese con la propria storia, le proprie tradizioni e la propria quotidianità».

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