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L’inchiesta

Prato, guerra della logistica: c’è una pista che porta a un furgone bianco

di Paolo Nencioni
Prato, guerra della logistica: c’è una pista che porta a un furgone bianco

Un gruppo emergente si contrappone con le maniere forti alle aziende già presenti. Le indagini stanno seguendo la traccia di un furgone bianco: il conducente sarebbe stato identificato

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PRATO. C’è una pista che presto potrebbe portare a dare un nome ai mandanti e agli esecutori dei tre attentati incendiari dello scorso 16 febbraio nei confronti di altrettante aziende di logistica cinese. Le indagini della squadra mobile sono ancora coperte da un comprensibile riserbo, ma la pista giusta potrebbe essere stata imboccata già una settimana dopo i roghi innescati da tre pacchi incendiari radiocomandati che sono stati recapitati alla Acca di Seano, alla Xin Shun Da di via dei Confini a Prato e alla Elt Express di via di Maiano a Campi Bisenzio.

Le telecamere

Le telecamere della Xin Shun Da e della Elt, in particolare, hanno catturato l’immagine di un furgoncino bianco a bordo del quale sarebbe arrivato l’uomo che ha premuto il tasto del radiocomando. Incrociando quelle immagini è saltata fuori una targa che corrisponde a un furgone. E quel furgone è stato incrociato pochi giorni dopo dal titolare della Xin Shun Da, l’imprenditore cinese Bao Deping. Quest’ultimo lo ha seguito dentro il piazzale di una ditta del Macrolotto e ha chiamato la polizia. Poco dopo gli uomini della squadra mobile erano sul posto. Hanno fatto allontanare il titolare della Xin Shun Da e presumibilmente hanno identificato il conducente del furgone. La pista per ora si ferma qui, ma si può facilmente ipotizzare che da quel nome i poliziotti siano poi risaliti a qualcosa di più corposo

Cos'è la guerra della logistica

Quella “notte dei fuochi” è stato l’episodio culminante della “guerra della logistica” cinese, nella quale un gruppo emergente si contrappone alle tre aziende prese di mira. In mano alla squadra mobile della polizia e alla Procura diretta da Luca Tescaroli ci sarebbe almeno il nome di una delle società concorrenti che potrebbero aver ordinato il l’offensiva dei pacchi incendiari (che poi si è estesa a Madrid e Parigi). Si parla di guerra, ma finora l’attacco è a senso unico: vengono colpite solo le aziende che fanno parte di uno schieramento. La Xin Shun Da addirittura due volte, il 15 luglio in via Nottingham e il 16 febbraio in via dei Confini. La Elt Express di Zhang Di invece è stata colpita indirettamente anche all’estero, nei magazzini dei corrispondenti a Madrid e Parigi.

E forse è per questo che lo stesso Zhang Di ha deciso di collaborare con gli inquirenti raccontando quello che sa e i sospetti su chi potrebbe essere stato a ordinare gli attacchi. Prima dell’incendio alla Shun Da di via Nottingham c’era stata anche un’irruzione di uomini armati nella sede dell’azienda, circostanza mai confermata ufficialmente. L’impressione dunque è che nella comunità cinese degli affari si sappia benissimo chi è stato e perché l’ha fatto.

Sulla guerra che agita la comunità cinese sta lavorando da tempo anche la Direzione distrettuale antimafia. Da una costola di quell’indagine è nata l’inchiesta che l’anno scorso ha portato all’arresto del tenente colonnello Sergio Turini, comandante della compagnia dei carabinieri e dell’imprenditore Riccardo Matteini Bresci, per tutt’altri motivi.

Sugli ultimi episodi della “guerra della logistica” sta indagando la Procura di Prato, ma se dovesse essere contestata l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso gli atti confluirebbero nel fascicolo della Dda.
 

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