Il Tirreno

Pontedera

Il personaggio

Pontedera, un anno di mister Canzi: il milanese che ha già riscritto la storia del calcio granata

di Tommaso Silvi

	Quattro "versioni" di Canzi da allenatore del Pontedera 
Quattro "versioni" di Canzi da allenatore del Pontedera 

Arrivato il 5 ottobre del 2022 con la squadra in zona retrocessione dopo sei partite di campionato, a suon di vittorie ha sbriciolato ogni record trasformando una stagione iniziata male in un’annata leggendaria. In città ormai in tanti lo conoscono, e non solo come allenatore. Tra successi, grande capacità di comunicazione e lucidità per tutti è diventato “Max”

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PONTEDERA. In 200 giorni ha fatto da solo quello che in 111 anni non sono riusciti a fare centinaia di colleghi che si sono seduti sulla solita panchina. Record di punti in campionato, miglior piazzamento di sempre dalla nascita del club e secondo turno dei playoff per la Serie B. Ovvero il punto più alto mai raggiunto dalla squadra della città. E questa è storia. Sfavillante, ma comunque “fredda” statistica. Come il bilancio a un anno esatto dal suo arrivo nello spogliatoio del Mannucci, aggiornato al successo in Coppa Italia di mercoledì 3 ottobre. 44 partite: 21 vittorie, 12 pareggi e 11 sconfitte.  56 gol fatti e 42 subiti.  Tra Massimiliano Canzi - 57 anni, milanese cresciuto nella periferia nord accanto allo stabilimento della Pirelli - e Pontedera, però, c’è molto altro. Non solo numeri e vittorie. C’è qualcosa che va oltre il risultato. Una sorta di colpo di fulmine che oggi assomiglia a una storia d’amore. Breve - per il momento - , ma intensissima. Dove in mezzo a tanti momenti magici non sono mancate le giornate difficili, superate con equilibrio e lucidità. Il milanese arrivato a Pontedera è anche un bravo comunicatore. E quando le cose vanno male saper usare le parole - dentro e fuori lo spogliatoio - è fondamentale. 

Il primo incontro 

È passato un anno da quando, in punta di piedi ma con il piglio deciso di chi vuole lasciare il segno, nella sala stampa dello stadio Canzi pronuncia le prime parole da allenatore del Pontedera. Reduce da due stagioni all'Olbia in Serie C – una salvezza tranquilla e una storica qualificazione ai playoff -, Canzi ha allenato anche nel settore giovanile del Cagliari, è stato il vice di Walter Zenga in prima squadra in Serie A e ha affiancato per anni il tecnico Mario Beretta nella sue esperienze in Italia e all’estero. Alle domande sul modulo e sulla tattica risponde che vuole lavorare prima di tutto «sull’atteggiamento. Mi piacerebbe vedere una squadra rognosa, aggressiva, cattiva, sportivamente parlando». Cristallino anche nell’affrontare il tema “obiettivi” stagionali. «Mi è stato chiesto di portare la nave in porto, fatto quello entrare poi nei playoff non è una chimera».  La sfida di Canzi è quella di riuscire a trasformare una squadra costruita dalla nuova proprietà - capitanata da Rosettano Navarra -, con un investimento superiore rispetto alle annate precedenti, proprio per trasmettere un cambio di passo rispetto alla passata gestione, che dopo sei giornate si trova al quartultimo posto in classifica con appena quattro punti. Il campionato è appena iniziato, ma non c’è tempo da perdere. E mister Max lo Sa bene. 

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Il segnale 

Nel solito giorno della sua presentazione, Max Canzi – reduce da ha anche la sua prima partita da allenatore del Pontedera. Si gioca a Siena, Coppa Italia. Lo stesso Siena che pochi giorni prima ha sbancato 2-0 il Mannucci causando l’esonero di Pasquale Catalano. In panchina al Franchi va il vice di Canzi, Daniele Zini. Max osserva dalla tribuna e il Pontedera vince: 1-0 ai supplementari. Segna Aurelio, che nel Pontedera giocherà altri tre mesi scarsi prima di essere ceduto per 125mila euro al Palermo, a gennaio, con un’operazione da record orchestrata dal direttore sportivo Moreno Zocchi. Ma di tempo non ce n’è. Neppure per godersi la prima vittoria stagionale dei granata. Che coincide con la prima di Max alla guida del Pontedera. La prima, sì, di una lunga serie. 

La stagione della storia 

Quattro giorni dopo il successo in Coppa arriva la prima in campionato per il Pontedera firmato Canzi. Settima giornata. Trasferta ad Alessandria. Dopo mezz’ora è già 3-1. Segna ancora Aurelio, poi Cioffi e Catanese. Finisce 3-2. Con solo una manciata di allenamenti “l’effetto Canzi” già trasforma i granata timidi e impacciati delle prime sei partite in una squadra che gioca a calcio per segnare, sempre proiettata all’attacco. Un tocco, due al massimo e poi il pallone viaggia in verticale. Max sceglie il 3-4-2-1, ma all’occorrenza passa alla difesa a quattro durante i novanta minuti. Alla vittoria di Alessandria ne seguono altre quattro: il Pontedera mette insieme 16 punti in sette partite. Sei vittorie - contando anche la Coppa Italia -, un pareggio e una sconfitta (a Carrara, con il gol del pari di Izzillo misteriosamente annullato per fuorigioco). Max inizia così e diventa personaggio in una città piccola che vede tutto e sente ancora di più. A Pontedera, terra in cui il pallone da tempo non regala grandi emozioni, anche i meno appassionati si incuriosiscono. «Ma cosa sta facendo questa squadra? Siamo davvero così forti?». Ma soprattutto «Chi è questo Canzi?». Il Pontedera intanto vola con un ritmo da primo posto: la nona partita della gestione Canziana è un pari per 1-1 in casa della corazzata Reggiana in una partita infinita in cui i granata mostrano un carattere mostruoso. Gli scettici sono ancora parecchi tra i tavolini dei bar del centro e non solo. «Tanto poi mollano e iniziano a perderle tutte. Non possono continuare così». Tre giorni dopo il pari di Reggio Emilia il Pontedera perde negli ottavi di Coppa con la Viterbese: 1-0. «Ecco, hanno già smesso di vincere». E invece no. Nelle ultime sei gare del girone di andata Nicastro, Cioffi, Benedetti e compagni segnano e fanno sognare: cinque vittorie consecutive e la sconfitta per 1-0 a Gubbio a chiudere la prima parte di stagione. A metà campionato il Pontedera si prepara al ritorno da quarto in classifica a -7 dal primo posto. 

Sangue freddo 

Prima della sosta per le feste c’è tempo per un’altra vittoria. Il 23 dicembre, sette giorni dopo il ko di Gubbio, i granata mettono sotto l’albero di Natale dei tifosi un 5-4 da fuochi d’artificio contro l’Olbia al Mannucci. Un pomeriggio pazzo in cui Mutton segna addirittura una tripletta. Sono gli unici gol della sua stagione in 36 presenze. Siamo alla ventesima giornata e la classifica dice che il Pontedera è ancora quarto, a due punti dal terzo posto. Una delle regole non scritte del calcio dice che le soste di campionato non fanno mai troppo bene a chi è in serie positiva. Perché “vincere aiuta a vincere” - altra massima del pallone - e quando improvvisamente stai senza giocare per diversi giorni rischi di perdere il ritmo delle vittorie. Il caso del Pontedera è la dimostrazione plastica. Il 26 febbraio 2023 sotto un diluvio da apocalisse il Pontedera perde 4-2 in casa dal modesto San Donato Tavarnelle, che poi retrocederà. È la terza sconfitta nelle ultime quattro partite per i granata, che entrano nel tunnel il 9 gennaio ad Ancona. Nel primo match dopo la pausa natalizia. Al Del Conero il Pontedera arriva con l’etichetta della rivelazione, ma dopo 43 minuti in cui i ragazzi di Max non vedono mai la palla l’Ancona vince già 3-0. E se non fosse per i difetti di mira dei biancorossi il risultato a fine primo tempo avrebbe avuto dimensioni giganti. Una serata da incubo. Nel turno successivo arriva un grigio 0-0 interno con la Lucchese dell’ex Ivan Maraia. Poi un altro ko per 3-0, stavolta a Cesena. I granata all’improvviso perdono sicurezze e geometrie, carattere e organizzazione. Il pareggio all’ultimo secondo a Siena è il segnale che la squadra c’è ancora, non si è tirata indietro. Semplicemente sta attraversando un momento    psicologicamente complesso. Quando non sei abituato a perdere non è semplice digerire la sconfitta velocemente. La testa si riempie di pensieri negativi e automaticamente tutto ciò che può andare storto, va storto. Il 4 febbraio Ianesi - appena arrivato dall’Udinese dopo il prestito anonimo al Trento - segna un gran gol e mette la pietra sul 2-0 all’Alessandria. Sembra la fine dell’incubo. Ma non è così. Nelle tre partite che seguono arriva appena un punto - pareggio a Pesaro con la Vis -, stretto tra le sconfitte con Carrarese e Recanatese. Seguite dal ko col San Donato. La domenica più delicata dell’avventura pontederese di Canzi, che si presenta in sala stampa e sfoggia lucidità e sangue glaciale. Lui nel suo Pontedera ci crede da morire. Ora più che mai.  «Dobbiamo uscire da questo momento, a volte anche accontentandoci. A voler sempre vincere, si rischia di non ritrovarsi nulla tra le mani. Ciò che facciamo non basta, ma dobbiamo continuare a lavorare. Ne verremo fuori - dice - e ringrazio i tifosi che erano allo stadio e ci hanno applaudito nonostante il risultato e il tempo assurdo». 

Il ruggito 

Rimangono nove partite alla fine del campionato e il Pontedera a suon di passi falsi e scivoloni è retrocesso al settimo posto in classifica. Appena quattro punti sopra l’undicesima posizione, che significa rinunciare ai playoff. Ma Canzi aveva ragione. “Ne usciremo”. E i granata si lasciano alle spalle il black out invernale con cinque vittorie, tre pari e una sconfitta per 1-0 sul campo dell’Entella con un gol solare - palla tolta dal portiere dopo che ha varcato la linea di porta - non visto da arbitro e guardalinee. Il resto è storia recente. La gente capisce che il Pontedera fa sul serio e nelle ultime giornate di campionato il colpo d’occhio sugli spalti è di quelli che mancavano da parecchio tempo. All’ultima giornata lo scontro diretto col Gubbio vale addirittura il quinto posto, ma finisce 1-1. I granata chiudono la stagione regolare con 60 punti in sesta posizione, come mai era accaduto in terza serie. Un piazzamento che vale la prima storica partita di playoff per la Serie B giocata al Mannucci. Il Siena fallisce, allora l’avversario diventa il Rimini. I primi 25 minuti in uno stadio bollente che ricorda epoche lontanissime sono una meraviglia. Il Pontedera è inarrestabile e vince 2-1. Nel secondo turno c’è la trasferta a Gubbio. Nicastro su rigore dopo 12 minuti segna il vantaggio che vale la qualificazione. A inizio secondo tempo i granata rimangono in dieci per il rosso sventolato a Peli ma non mollano un centimetro e difendono il loro sogno fino al 90’, quando Siano richiama l’attenzione dell’arbitro per problemi con la fasciatura alla testa applicata dopo un contrasto di qualche minuto prima. Il direttore di gara lo guarda ma non ferma il gioco. Lui non capisce e confida nel fischio per la sospensione del gioco: si assenta dai pali per gettare la fasciatura ormai in brandelli oltre la linea di fondo. Il Gubbio gioca, cross in area e gol a porta vuota. Con l’1-1 passano gli umbri. Un mare di proteste ma il risultato ormai è scritto. A fine gara Canzi stringe la sciarpa granata tra le mani mentre fissa immobile e commosso il centinaio di pontederesi che lo applaudono dal settore ospiti (nella foto in alto in basso a destra). Pochi giorni dopo arriva il rinnovo di contratto. Max è ancora qua. Nella città operaia che gli ricorda l’infanzia. Col solito sangue freddo. Pronto a stupire ancora. Non è più l’allenatore milanese del Pontedera. Ora, per tutti, è semplicemente Max Canzi.

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