Dal delitto Gucci al dramma familiare: chi è Benedetto Ceraulo, l’uomo che ha sparato al figlio e ha tentato il suicidio
La lite a Santa Maria a Monte, nella casa in cui vive l’ex detenuto. Dopo i colpi di arma da fuoco al volto il 37enne è fuggito mentre il genitore ha provato a uccidersi: è in condizioni gravissime
SANTA MARIA A MONTE. Una casa con un piccolo giardino da cui si può guardare la natura, ma non essere visti da via delle Fontine, in una zona decentrata del comune di San Maria a Monte. È qui che Benedetto Ceraulo, 63 anni, nato in Sicilia poi trasferitosi a Milano, aveva scelto di vivere dopo un periodo in un podere ad Acciaiolo di Fauglia, quando era uscito dal carcere a cui lo aveva costretto la sentenza di condanna per essere stato riconosciuto come l’esecutore materiale di un delitto sempre attuale in Italia. Quello di Maurizio Gucci che morì nel 1995 quando era presidente e maggior azionista dell’omonima casa di moda. A fine marzo ricorrevano i 30 anni da quell’omicidio. E ieri Ceraulo è tornato alla ribalta delle cronache per aver sparato tre colpi di arma da fuoco con una pistola di piccolo calibro in faccia al figlio Gaetano di 37 anni che vive nel Milanese ma che aveva raggiunto il padre in Toscana da qualche giorno, probabilmente per le feste pasquali.
Gli spari e la fuga
Una lite familiare culminata nel giardino. Qui sono stati esplosi i colpi di arma da fuoco. Che, però, non hanno ucciso Gaetano, il quale, pieno di sangue è riuscito a raggiungere la Skoda parcheggiata lungo la strada portandosi via il cane e raggiungendo il bar in cima alla strada, all’incrocio con la provinciale della Valdegola. «Lo abbiamo visto scendere insanguinato – raccontano dal locale –. Ci ha lasciato il cane ed è uscito di nuovo. Poi non l’abbiamo più visto». La sua utilitaria è rimasta nel piccolo parcheggio di fronte all’attività commerciale. Qualcuno dice di averlo visto salire su un’altra macchina. Secondo altri sarebbe stato lui a lanciare l’allarme a 118 e forze dell’ordine. Fatto sta che, alla fine, è stato portato all’ospedale Felice Lotti di Pontedera. Le sue condizioni sono sembrate subito non gravi. Nel pomeriggio è stato trasferito a Cisanello per l’operazione con cui rimuovere un proiettile dalla testa. Ma non è mai stato in pericolo di vita.
Voglia di farla finita
Situazione opposta a quella del padre che, mentre Gaetano fuggiva, deve aver visto passargli davanti in un attimo tutta la sua vita. Dalla Sicilia a Milano, poi il ristorante, i debiti e il coinvolgimento nel delitto di Maurizio Gucci e gli anni in carcere per poi uscire senza trovare mai una sua dimensione. Eccetto per quel periodo in cui, in semilibertà, ha lavorato alla vigna dell’isola di Gorgona ideata dal marchese Frescobaldi per dare una chance lavorativa ai detenuti. La catastrofe morale deve averlo indotto a farla finita. Rimanendo nel piccolo spazio all’aperto da cui si perdeva osservando gli altissimi alberi di fronte piegarsi ai voleri del vento, ha rivolto la pistola contro se stesso. Con la mano tremante ha premuto il grilletto puntando la canna alla testa. Ma non è riuscito a trovare il punto vitale che gli avrebbe garantito la fine di un’esistenza pesante e travagliata. Il proiettile esploso non gli ha tolto la vita. Ma fin da subito le sue condizioni sono state giudicate gravissime. Disperate. In volo con l’elisoccorso verso l’ospedale di Cisanello a Pisa il personale sanitario ha praticato le manovre necessarie per farlo arrivare al pronto soccorso ancora vivo. Poi è stato intubato, sperando in un miracolo.
Animale smarrito
Tutto questo mentre i carabinieri della compagnia di San Miniato indagavano per risalire al movente della lite. Con i militari dell’investigazione scientifica al lavoro per analizzare i reperti trovati sulla scena della sparatoria e nell’auto di Gaetano Ceraulo. Gli uomini dell’Arma hanno anche parlato con i gestori del bar, con i clienti, i vicini dell’uomo. E hanno scavato nel suo recente passato. Indagini per capire il motivo che ha portato il 63enne a compiere uno dei gesti più estremi che un padre possa mettere in pratica, uccidere il proprio figlio. Elementi raccolti e comunicati alla Procura di Pisa che coordina gli uomini dell’Arma e che nelle prossime ore potrebbe togliere qualche velo su un mistero che ha sconvolto la piccola comunità fatta di case immerse nel verde con il bar lungo la provinciale fare da punto di raccolta delle storie e degli aneddoti di tutti i giorni. Ieri, ovviamente, la vicenda sulla bocca di tutti era quella dell’uomo che da qualche tempo si vedeva passare con il furgone bianco. Ma che non frequentava la gente del posto. Un film il cui finale è ancora tutto da capire. Resta solo quel cane meticcio con pelo marrone che accompagnava ovunque Gaetano. Il guinzaglio legato a una sedia. I rumori tipici di un animale smarrito, malgrado le parole dolci di chiunque entri e apprenda la sua storia. Il fratello di Gaetano ha telefonato al locale assicurando che se ne occuperà lui. E magari darà anche una mano a far luce su un altro caso di cronaca nera in cui Benedetto Ceraulo è tristemente protagonista. A distanza di 30 anni dal caso Gucci.