Pontedera, la palazzina dell'ex Enel va all’asta: quanto costa il “mostro” di cemento finito nel degrado
Tentativo di vendere dopo la riqualificazione-flop. Il Comune detiene il 48,62% dell’immobile una volta destinato a ospitare uffici e una ludoteca
PONTEDERA. In un pomeriggio di aprile, quando ormai ogni speranza sembrava perduta, l’auspicata rivoluzione batte il primo colpo. In pratica comincia, inaspettato, un nuovo percorso per l’immobile ex Enel che va all’asta a un prezzo di due milioni e 230mila euro circa, con un’offerta minima di un milione e 672.650 euro. La vendita dell’edificio in via Pisana a Pontedera, composto da sei piani, per oltre duemila metri quadrati in totale, e da un ampio giardino che lo circonda scuote così una situazione di stallo che si trascina da oltre un decennio e che nel tempo ha sollevato non pochi problemi alla città. Non solo perché la struttura offre uno spettacolo indecoroso in un’area centrale e molto trafficata ma anche perché è stata, a più riprese, al centro di polemiche ed episodi legati alla criminalità.
Progetto e flop
La storia dell’ex Enel parte dagli anni Settanta, quando, proprio come dice il nome, ospitava una cabina di energia elettrica. Il fabbricato è passato poi in mano a soggetti privati e da allora è iniziato il lento declino di abbandono. Dal 2013, data in cui era prevista la fine dei lavori per il primordiale intervento di ristrutturazione, slittato e in seguito definitivamente bloccato, ci sono state proposte di recupero e idee anche da parte dell’amministrazione comunale per trasformare quel dedalo di solitudine, fatiscente e disperato in un luogo di aggregazione. Da Palazzo Stefanelli pensarono a una ludoteca o a spazi utili per vari uffici. Ma la questione è sempre stata complessa e il destino dell’ex Enel non si è mai mosso di un millimetro, fermo a quello scheletro di mura marce, senza vetri né porte che spicca a due passi dalla stazione, nella zona dei Villaggi e che, a dicembre del 2023, tanto per citare l’ultima terribile vicenda accaduta in ordine cronologico, è stato anche teatro, tra rovi e sporcizia, della morte di un uomo di 37 anni di Pontedera. Una tragedia che già allora risollevò dubbi, mai in realtà sopiti, sullo stato in cui versava la struttura e che non è cambiato.
Criminalità
Una matassa difficile da sbrogliare, tanto da tenere sotto scacco anche i residenti che via via, da almeno cinque o sei anni, non si danno pace e segnalano criticità e problematiche. Perché la palazzina è stata spesso preda di sbandati e senza fissa dimora. Un ricovero di senzatetto dove per entrare bastava bypassare le assi alle finestre e la recinzione e pernottare. Per tanto tempo è stata addirittura un rifugio notturno di chi aveva allestito una sorta di appartamento. Poi il Comune intervenne chiudendo gli accessi ed effettuando varie pulizie che periodicamente, in base agli eventi, si sono ripetute. Ma una vera soluzione non è mai arrivata mentre l’erba alta a ridosso della recinzione, i sacchi ammassati all’interno del rudere e, soprattutto, le siringhe usate e gettate a terra, alcune di queste rinvenute anche vicino al corpo senza vita del pontederese, ricomparivano sulla scena.
Ottimismo
Ecco che la vendita all’asta senza incanto che scadrà l’8 maggio alle 10, con il termine per presentare le offerte fissato al 7 maggio, alle 13, apre nuovo scenari. «La riqualificazione e il decoro della città – commenta l’assessora al patrimonio Sonia Luca – rappresentano elementi fondamentali per migliorare la qualità della vita e l’immagine del territorio. Interventi di valorizzazione degli spazi, che siano privati o pubblici, ma comunque mirati a recuperare edifici degradati non solo arricchiscono l’ambiente ma favoriscono la coesione sociale e la sicurezza, migliorano il benessere collettivo e stimolano anche il senso di appartenenza». Una luce in fondo al tunnel insomma, accolta con ottimismo anche dall’amministrazione comunale, che potrebbe trasformare radicalmente quell’accampamento a cielo aperto e smuovere una volta per tutte la palazzina dall’impasse causato da nodi burocratici e da un’intricata vicenda finanziaria che, a più riprese il Comune, seppur non riuscendoci, aveva cercato di sbloccare.
Cassetto chiuso
Dopo un fallimento e vari problemi vissuti dal privato che avrebbe avuto tra i suoi compiti, proprio quello di riqualificare l’immobile, la proprietà è passata a un fondo d’investimento. E così la sistemazione non c’è stata e anche la ristrutturazione pensata dal Comune, che, non avendo il possesso globale dell’immobile ma solo del 48,62% della proprietà, non ha mai potuto agire direttamente, è rimasta nel cassetto. Ora però l’asta rappresenta un punto di svolta e qualora la vendita andasse a buon fine, a Palazzo Stefanelli, al netto di situazioni complicate tipo ipoteche che potrebbero gravare sul bene, dovrebbe spettare una quota che corrisponde alla sua percentuale di proprietà.
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