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Terricciola, dentro Badia di Morrona: da antica abbazia a cantina da mezzo milione di bottiglie – Video

di Luca Barbieri

	Lorenzo Serra Cervetti, 26 anni, e la tenuta
Lorenzo Serra Cervetti, 26 anni, e la tenuta

Lorenzo Serra Cervetti, 26 anni, continua la storia di famiglia: «La filosofia? Passione per il vino e amore per questo territorio»

21 settembre 2024
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TERRICCIOLA (PISA). Storie e numeri che s’intrecciano, con «la passione per il vino e l’amore per questo territorio, tramandati dalla mia famiglia, per generazioni». Pochi e semplici ingredienti per la ricetta scelta da Lorenzo Serra Cervetti – con la sorella, Francesca – che giovanissimo opta, dopo gli studi a Genova, da dove arriva, per un’altra strada: niente grande città, direzione colline toscane, per la precisione quelle della provincia pisana. Siamo a Terricciola: qui, a Badia di Morrona, in un’atmosfera che restituisce – in mezzo al verde collinare – anche tutta l’importanza della storia dei luoghi, ha deciso di occuparsi della tenuta. Badia di Morrona: dal vino all’olio, tra produzione, commercio e degustazioni-visite (e non solo), passando per l’aspetto dell’ospitalità.

La storia

Numeri e storie, dicevamo. Ma anche Storia, sì quella con la s maiuscola che parte dall’abbazia risalente all’anno mille da dove parte – anche simbolicamente – la chiacchierata con Lorenzo: i monaci benedettini cluniacensi prima, camaldolesi poi; fino al periodo dei vescovi di Volterra, poi altre proprietà fino ai conti Gaslini Alberti che acquistano l’area nel 1939. «L’abbazia, risalente grossomodo all’anno Mille, è consacrata, ci facciamo i matrimoni: una chiesa storica, con affreschi settecenteschi», riprende Lorenzo Serra Cervetti, 26 anni. Una nuova generazione: ed è per questo che riavvolge il nastro della storia.

«Il fratello del mio trisnonno fu il fondatore dell’ospedale pediatrico di Genova, Gaslini appunto, mentre gli Alberti sono discendenti dell’artista, pittore e architetto Leon Battista. Dal 1939 il mio bisnonno ha acquisito metà dell’azienda e mio nonno Egidio qui ci investì molto: la passione per il vino, certo, ma anche l’amore per queste campagne. Insieme a mia nonna, Maria Pia, che si è occupata della ristrutturazione delle case coloniche oggi diventate ville e appartamenti per i soggiorni che possono ospitare fino a cento posti letto».

I sapori

L’ospitalità, il ristorante, l’abbazia: poi i boschi, 40 ettari di oliveti e cento di vigneti, i numeri della realtà aziendale: «Abbiamo deciso di incrementare la produzione di vino, di migliorare la qualità. La produzione oggi è di mezzo milione di bottiglie circa all’anno. Abbiamo cento ettari di vigneto composti da un 60 per cento di Sangiovese, vitigno autoctono, poi Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Syrah e Merlot, ma anche a bacca bianca, come Vermentino, Malvasia e Trebbiano», spiega il ventiseienne che si occupa dei rapporti con l’estero, della parte commerciale, delle degustazioni e delle visite, tra le altre attività nella tenuta di Terricciola che dà lavoro a una ventina di persone, complessivamente.

La filosofia

E prosegue: «Ho studiato giurisprudenza, l’amore per la terra e la passione per questo settore però mi hanno spinto qua. Ovviamente, l’aspetto che fosse una tenuta di famiglia mi ha dato e mi dà quel qualcosa in più, una spinta maggiore, per seguire con entusiasmo questa strada. Ho iniziato con mio zio, Filippo, fratello di mia madre. E dopo varie esperienze all’estero, eccomi qui. La filosofia? Nel mondo del vino, oggi, è importante offrire sempre qualcosa in più al cliente, ma quello che ci muove è la valorizzazione del territorio: credere nelle sue caratteristiche e potenzialità. Per questo facciamo parte del gruppo Terricciola Wine e del Consorzio Terre di Pisa», conclude.

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