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Vespa World Days a Pontedera, cala il sipario sul maxi raduno: «La cosa più bella? Gli amici e che meraviglia la parata»
Abbiamo chiesto ai protagonisti di sintetizzarci le emozioni più belle vissute in questi quattro giorni: «Che gioia vedere le nostre Vespa dove tutto è nato»
PONTEDERA. Amici per la Vespa, amici con la Vespa. Cala il sipario sul maxi raduno di Pontedera che ha portato in città 30mila vespisti da tutto il mondo. Casco in testa, zaino in spalla: giusto il tempo per scambiarsi le ultime “fasce” da attaccare sullo scudo. C’è chi si dà appuntamento al prossimo raduno, chi sa che prima di rivedersi potrebbero passare anni. E poi fazzoletti al collo, qualche lacrima, saluti in tutte le lingue. E via pronti per il prossimo viaggio consapevoli che comunque le loro strade torneranno a incontrarsi grazie alla Vespa.
Perché la “prima cosa bella” di questo evento – per dirla alla Virzì – è stata l’amicizia, in tutte le sue declinazioni. Lo racconta Mario Esposito, 86 anni e tutti i capelli ancora in testa: è arrivato da Reggio Emilia col club di Correggio ed è uno dei vespisti più anziani al raduno. «La cosa più bella del Vespa Days? I tantissimi amici che mi hanno gratificato per la mia presenza. Questa Vespa – continua un po’ commosso – è del 1955. Me l’hanno regalata i miei genitori per il diploma e la lascerò ai miei nipoti».
La pensa come lui Patrizia Calvaresi, bouquet di girasoli sul manubrio e casco floreale in pendant: «La cosa più bella è stata ritrovarsi tutti insieme – racconta – e poi fare nuove conoscenze». Il tutto all’insegna della stessa passione: la “mitica” due ruote della Piaggio. Luca Coriani è un collezionista di Reggio Emilia: di Vespa ne ha 15 ma «tutte – dice – con una storia particolare, non sono interessato al valore commerciale…». A Pontedera è arrivato su un modello che ha “riportato” dall’Indonesia: «Il proprietario me l’ha venduta – racconta – per pagare la laurea al suo secondo figlio. Per me a dare il valore alla Vespa è la storia delle persone che l’hanno usata. La cosa più bella che porto a casa? – dice - è l’incontro con le persone, persone che sento spesso, amici conosciuti grazie a questa passione che abbiamo in comune».
Per Federico Manfrè, presidente del Vespa club di Livorno, 120 iscritti molti dei quali hanno partecipato a questo maxi raduno, «la cosa più bella è stata ritrovare i vecchi amici che non vedevo da 15 anni. È un punto di ritrovo per tutti, la Vespa non è solo un mezzo di trasporto ma un mezzo per socializzare».
«Al Vespa World Days ho conosciuto di persona vespisti con cui finora avevo avuto contatti solo su Facebook, è stato un evento meraviglioso», dice il presidente del Vespa club di San Miniato, Lucio Schenk.
Mattia Noleppi e Martina Bonera, hanno 21 e 22 anni e arrivano da Brescia: sono in gara per il concorso di eleganza della Vespa e per loro questo è il primo raduno mondiale. «La cosa più bella – dicono – è stata riportare la Vespa dove è nata». Accanto a loro c’è un’altra coppia di giovani: Dennis Barbieri e Chiara Ballerini, della provincia di Alessandria, anche loro “concorrenti” della gara di eleganza. «La cosa più bella è stata trovare un sacco di persone con una passione unica: la Vespa. Sono stati giorni stupendi – raccontano – che ci hanno permesso di girare la Toscana».
Giulio Usai è arrivato a Pontedera dalla Sardegna con il club di Carbonia. Vespe schierate per le ultime foto nel piazzale del Mercato ormai quasi vuoto, sventolano le bandiere dei Quattro Mori: «La cosa più bella è stata l’accoglienza dei toscani – dice Usai – abbiamo sentito l’affetto della Valdera. La Vespa ha così tanto successo perché è legata i ricordi. Si dice: "La Ferrari l’hai sognata, la Vespa l’hai avuta”: questo perché in tanti avevano questo mezzo di trasporto che nel mio caso mi riporta alle vacanze al mare da bambino o a quando mio nonno veniva a prendermi a scuola».
Ma qual è stato il momento più emozionante del Vespa World Days? «Senza dubbio la parata – dice Alessandro Rotelli di Roma, collezionista di Vespa con sei raduni mondiali alle spalle – c’è stata un’accoglienza speciale che si trova solo in Italia». Lo stesso vale per Emiliana Varetto e Gianfranco Farina che di Vespa ne hanno ben 20: vestiti in abiti da matrimonio anni ‘50 in perfetto abbinamento con l’anno della loro due ruote Piaggio, sono arrivati a Pontedera da Ivrea: «La cosa più bella è stata la parata – dicono – il segreto del successo della Vespa è che è un simbolo di libertà». Accanto a loro, una sposa francese, Amandine: «La meilleure chose? La defilé (la parata, ndr)». Il Villaggio della Vespa ormai è vuoto. Ma il pensiero va già al prossimo raduno mondiale del 2025: appuntamento a Gijón, in Spagna. Hasta luego vespisti.