Sgozzata nel bosco, 70 anni fa a Toiano il delitto della bella Elvira - Video
Era il 5 giugno 1947 ed Elvira Orlandini fu trovata morta in un boschetto del borgo pisano. Il fidanzato Ugo fu l’unico incolpato, poi assolto
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PALAIA. Settanta anni addietro, domani. Era il 5 giugno 1947, giornata di festa per i riti del Corpus Domini. Quando ancora si festeggiava al giovedì. Festa grande. Per la religione e per la gente. Niente lavori nei campi, si tira fuori dall’armadio il vestito buono, camicia bianca ben stirata e qualche spicciolo in tasca: per la questua alla messa solenne e per il successivo “passaggio” per un vermouth al circolo del paese.
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I FATTI
Anche a Toiano - collina superba del Palaiese, con i suoi impressionanti calanchi, confine naturale tra il verde della Valdera e le spianate del Volterrano - fanno così. Don Eliseo Ceccoli, il parroco, ha mandato tutti a pranzo dopo la messa delle 11, dando appuntamento per le 5 del pomeriggio, orario della processione del Santissimo Sacramento. Quella processione, però, non uscì mai dalla chiesa del borgo. Qualche minuto prima si diffuse la terribile notizia che “avevano sgozzato la povera Elvira”. Elvira Orlandini. La bella Elvira. Una ragazza di 22 anni che abitava con il resto della numerosa famiglia in un podere della fattoria Salt. Le avevano tranciato la gola ai margini della strada che stava percorrendo per andare a riempire d’acqua le brocche a una fonte a poche centinaia di metri da casa. Il suo corpo era dissanguato in un boschetto.
Il fidanzato Ugo Ancillotti (morto pochi anni fa), con cui si erano lasciati prima di pranzo, con la promessa di rivedersi alla processione, la stava aspettando in chiesa. Seppe invece dell’accaduto. Inforcò la prima bicicletta che trovò e si diresse verso la casa dell’amata. E qualche centinaia di metri prima, la gente già si accalcava sul luogo del delitto. Per poco non gli venne un malore. Povero ragazzo. Aveva perso la sua prossima sposa.
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LE INDAGINI
Da quel momento partono le indagini, e da quello stesso momento si indirizzano verso un punto di non ritorno che porteranno gli inquirenti, guidati dal maresciallo dei carabinieri Leonardi, ad avanzare ipotesi e a guardare gli alibi di pochi sospetti sospetti. Troppo pochi. Poi la svolta, inaspettata quanto disgraziata: il colpevole, secondo lo sciagurato pensiero del graduato, non poteva che essere il fidanzato: tipo geloso, irascibile, ecc. Niente di più falso per chi poi, come chi scrive, ha avuto modi di conoscere e apprezzare l’umanità di Ugo Ancillotti, deceduto a marzo 2013 dopo aver lavorato una vita ed essersi realizzato con una famiglia. A quel punto, 70 anni fa, iniziano le peripezie per il giovane. Dopo la guardina a Palaia, il carcere a Pisa e iprocesso, due anni dopo, 21 marzo 1948. Dibattimento poi trasferito per legitima suspicione da Pisa a Firenze, tanto l’opinione pubblica “interferiva” con la corte d’assise.
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SENZA UN COLPEVOLE
Interrogatori, un centinaio di testimoni, sopralluoghi, Ancillotti difeso gratuitamente dal principe del foro pisano, l’avvocato e senatore socialista Giacomo Picchiotti. Poi la sentenza: 21 luglio 1949. Ugo assolto per insufficienza di prove. In dubio pro reo. Un’assoluzione che peserà su tutta la vita di Ancillotti, fiero di non aver commesso il fatto, di aver amato quella povera ragazza, di essersi sempre comportato secondo la legge e i dettami della fede. Il ritorno a casa, da Firenze a Toiano fu come il passaggio di una tappa del Giro d’Italia. Ali di folla al transito della vettura con Ugo.
VIDEO Dal nostro archivio noi a Toiano nel 2014
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