Il Tirreno

Pontedera

Uccise la moglie che voleva separarsi, assolto

Il luogo della tragedia e nei riquadri, in alto Sandra Fillini (la vittima) e sotto il marito, Roberto Barbieri
Il luogo della tragedia e nei riquadri, in alto Sandra Fillini (la vittima) e sotto il marito, Roberto Barbieri

Per il giudice quando agì era in preda a un disturbo psichiatrico delirante: nessuna misura di sicurezza per il tecnico Enel di Castelnuovo Valdicecina

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CASTELNUOVO VALDICECINA. Il giudice per l'udienza preliminare Giulio Cesare Cipolletta ha assolto, martedì 12, con formula piena Roberto Barbieri, il tecnico dell'Enel di Castelnuovo Val di Cecina (Pisa) che il primo giugno 2014 uccise la moglie Sandra Fillini, 53 anni, dalla quale si stava separando perché in preda a un disturbo psichiatrico delirante.

La sentenza è maturata dopo due perizie che hanno confermato l'incapacità totale di intendere e volere di Barbieri al momento del fatto già rilevata dai periti di parte della difesa Fulvio Carbone e Giovanni Carlesi.
Il pubblico ministero aveva chiesto per l'imputato una condanna a 24 anni di reclusione, ridotta di un terzo per il rito scelti e la custodia, ma il giudice l'ha respinta ritenendo di non applicare alcuna misura di sicurezza perchè ha giudicato Barbieri soggetto non socialmente pericoloso.

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L'analisi clinica di Barbieri, spiegano in una nota i suoi difensori Pardo Cellini e Cristina Agonigi, "ha portato a questo risultato di oggi ed evita l'ingiusta detenzione che sarebbe stata una pretesa ispirata al solo istinto punitivo, forse pi naturale nel nostro sistema sociale".

La vicenda, secondo i legali, "dimostra che il sistema accusatorio anche nel nostro Paese sta raggiungendo una maturità sino a qualche anno fa inimmaginabile". "Crediamo - sottolinea Cellini - che si debba andare sempre pi verso un'integrazione dei saperi e dunque realizzare una difesa sempre pi organizzata sulla collaborazione tra specialisti diversi delle scienze applicate al giuridico. L'attività della difesa così modernamente interpretata può confrontarsi con la pubblica accusa fornendo al sistema giustizia un quadro complessivo processuale che permetta al giudice di adempiere nel miglior modo alla sua missione".

La sentenza, conclude Agonigi, "dimostra che la componente psichica del reato non  un elemento accessorio, pur restando in molti casi un elemento sostanziale non sufficientemente vagliato dal giudicante". Stando alla consulenza psichiatrica, Barbieri quando uccise la moglie agì "al culmine di un processo in cui viveva la crisi coniugale come frutto di un complotto che lo ha portato a un vissuto persecutorio incontenibile".

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