Il Tirreno

Pistoia

In aula

Morta al pronto soccorso a Pistoia, assolti medico e infermiera

di Massimo Donati
Uno scorcio dell’ospedale di Pistoia. La musicista e cantante statunitense di 74 anni Joann Zinkand
Uno scorcio dell’ospedale di Pistoia. La musicista e cantante statunitense di 74 anni Joann Zinkand

Nessun responsabile: Joann Zinkand fu uccisa da un’aritmia improvvisa

4 MINUTI DI LETTURA





PISTOIA. Nessuna responsabilità per la morte di Joann Zinkand, la musicista e cantante statunitense di 74 anni deceduta il 27 luglio del 2019, dopo quasi 7 ore dal suo arrivo al pronto soccorso dell’ospedale San Jacopo. Nella mattina di martedì 27 gennaio, il giudice monocratico del tribunale di Pistoia Pasquale Cerrone ha assolto con la formula più ampia – perché il fatto non sussiste – il medico e l’infermiera che, in seguito a quel tragico evento, erano stati rinviati a giudizio: Paolo Mazzoni, 63 anni, e Diletta Martini, 32, entrambi di Prato. Nel processo era stata citata come responsabile civile l’Asl Toscana centro.

Al termine della propria requisitoria, il pubblico ministero Leonardo De Gaudio aveva chiesto la condanna per entrambi: 6 mesi per il primo e 9 per la seconda .

Il giudice si è riservato 90 giorni di tempo per il deposito delle motivazioni della sentenza. Ma è probabile che abbia fatto proprie le argomentazioni della difesa: l’artista americana non sarebbe morta per disidratazione e pancreatite conseguenti le cure non ricevute con la dovuta tempestività, come sostenuto dall’accusa, bensì in seguito a un’aritmia cardiaca non prevedibile causata da patologie pregresse ai polmoni. Come aveva sostenuto in aula il consulente tecnico della difesa, il medico legale Brunero Begliomini alla luce dei risultati dell’autopsia e dei sintomi descritti nella sua cartella clinica.

«Siamo molto soddisfatti – commenta l’avvocata Cristina Meoni, difensore dell’infermiera – Leggeremo le motivazioni fra 90 giorni, ma questa assoluzione non con formula dubitativa fa pensare che la nostra consulenza sia stata ritenuta quanto meno di pari valore rispetto a quella del pubblico ministero. Secondo noi si è trattato di un evento cardiaco acuto legato alle pregresse condizioni di salute della signora che non era prevedibile e che non poteva essere nemmeno evitato. Inoltre abbiamo chiamato a testimoniare anche tanti infermieri e qualche medico che erano di turno quella notte, che hanno contraddetto le dichiarazioni dell’amica che accompagnava la signora deceduta e che sosteneva di essere stata per ore lì al pronto soccorso con lei e che nessuno l’aveva considerata. E che quella sera in pronto soccorso non c’era un numero eccessivo di pazienti. Abbiano documentato che in realtà il pronto soccorso era molto affollato, tant’è che erano stati attivati tutti gli operatori sanitari reperibili. Sottolineando che non pare credibile che l’amica possa essere stata accanto alla signora deceduta perché in realtà al pronto soccorso si sta in sala di attesa non dentro con i pazienti. Anche questo può avere avuto un suo peso».

Per quanto riguarda gli altri difensori, il medico era rappresentato dagli avvocati Simone Quattrini e Stefano Pinzauti, mentre l’Asl era rappresentata dall’avvocata Lucia Coppola. Joann Mary Zinkand, dagli Stati Uniti si era trasferita a Firenze attorno ai vent’anni, e lì si era sposata con un fotografo. La coppia era poi venuta a vivere a Pistoia. Rimasta vedova, la 74enne pianista, cantante e chitarrista aveva continuato a fare i suoi concerti e le sue serate di pianobar in giro per l’Italia, cantando a lungo, tra l’altro, al famoso “Jackie O” di Roma.

Secondo la ricostruzione fornita dall’Asl all’indomani della morte, la donna era giunta al pronto soccorso poco dopo le 22 di quel venerdì sera e le era stato attribuito un codice 3 (urgenza differibile) «perché presentava una sintomatologia acuta che la paziente riferiva di avere da due giorni. Al momento dell’accettazione era in buone condizioni generali e si muoveva autonomamente e solo alla successiva rivalutazione dei parametri vitali e alla somministrazione delle terapie veniva invitata a sdraiarsi in barella e monitorata dal personale. Gli esami svolti confermavano il quadro clinico acuto iniziale e le condizioni cliniche generali non apparivano critiche. Nelle ore successive la situazione clinica si era evoluta in uno stato di coma. Il medico rianimatore era intervenuto tempestivamente in pronto soccorso, aveva confermato la gravità del quadro clinico, accompagnando la paziente a eseguire un’indagine diagnostica radiologica. Ma intorno alle ore 4,35 la paziente aveva subito un arresto cardiorespiratorio che, nonostante i 45 minuti di manovre rianimatorie, l’avevano portata al decesso».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano
Il ritratto

Morto sul lavoro al porto di Genova, chi era Lorenzo Bertanelli: la vita a Massa e l’ultimo messaggio alla mamma