Il Tirreno

Pistoia

“La bottega del tarlo” in via Pollacci è uno degli ultimi laboratori del famoso Punto Casale: «Resta sempre un lavoro da artista» 

I ricami di Casalguidi in vita grazie alla passione di Giovanna e Silvia Ginanni

PAOLO GESTRI
I ricami di Casalguidi in vita grazie alla passione di Giovanna e Silvia Ginanni

antichi mestiericasalguidiIl bastone, l’uva, il fiore e la spiga sono i quattro elementi dell’originale Punto Casale, la trama più bella che per decenni ha intrecciato la storia di tante donne. E che...

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casalguidi

Il bastone, l’uva, il fiore e la spiga sono i quattro elementi dell’originale Punto Casale, la trama più bella che per decenni ha intrecciato la storia di tante donne. E che ha reso Casalguidi famoso in Italia e oltre.

Ma non solo storia di ieri. Al civico 41 di via Pollacci a Casalguidi, ne “La bottega del tarlo” Silvia Ginanni e la madre Giovanna sono ancora alle prese coi panni e filo di lino, testimoni dell’ultima e più aggraziata manifestazione del ricamo, con rilievo marmoreo su sfondo leggerissimo, come tale Adele della Porta, ricamatrice e scrittrice, definì quei lavori d’arte, già nel 1915. Lì c’è aria del Novecento, dagli inizi agli anni Cinquanta. Rivissuti e riprodotti giorno per giorno. Nel loro negozio – laboratorio, la Giovanna ricama, ma è anche la voce storica; la Silvia, più indaffarata, mette in ordine l’eccellenza di quei manufatti su mobili d’antiquariato e nelle vetrine.

La Silvia è anche portavoce. «Dagli inizi del Novecento, complice la scuola delle signorine Morelli, il ricamo a Casale non ha conosciuto crisi. Ma oggi si ricama a macchina e la mano si stanca. Per questi ornamenti straordinari ci vuole cuore e passione. Bisogna avere anche il senso della storia che io ho preso dalla nonna Paola, contadina al Torgitoio, a metà strada per San Baronto. O meglio, contadina e ricamatrice. Quando la nonna non era nei campi, ricamava sempre: erano i suoi intermezzi sereni, momenti direi di riposo accanto al grande camino d’inverno e d’estate nei luoghi d’ombra, altrimenti non avrebbe potuto contare i fili. Ne sono condizionata. Ho ripreso così la sua strada, più per passione che per convenienza. Pensi: per una tovaglia da dodici ci vogliono tre mesi, ma ne posso ricavare solo tra i 1. 500 e i 2mila euro, meno di cinquecento mensili, poiché devo considerare la stoffa e il filo. Però si dice “al cuor non si comanda”. E peraltro ho dovuto studiare. L’originale punto Casale ha avuto infatti delle varianti: il Punto ad ago ed il Quadrifoglio, quadrati di 10 / 15 centimetri di lato, generalmente agli angoli ed al centro, da riempire con filo e fantasia, mani sapienti e testa d’artista. Perché il soggetto lo decide il cliente, ma chi l’esegue è la ricamatrice che lì sfoggia la sua inventiva. Più semplificato, e dunque più commerciale e diffuso, è poi il Punto antico, ma anch’esso di pregio, declinato a sua volta in tecniche varie che lasciano delle trasparenze. Si tratta comunque di collocare il disegno giusto nell’oggetto giusto, sia che si parli di tovaglie, di tende o coperte, sia che si vogliano realizzare piccoli centri per adornare oggetti d’uso comune. La pazienza non fu mai troppa, ma sento giusta la mia scelta. Anche perché la nonna mi tiene d’occhio». –

PAOLO GESTRI



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