Il Tirreno

Pistoia

Paolo Migone racconta le sue bugie

di Saverio Melegari
Paolo Migone racconta le sue bugie

Il comico livornese, che verrà premiato alle Piastre al Festival della bugia, si racconta: dall’occhio nero alla politica

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LE PIASTRE Il suo spirito livornese sbarcherà domani, domenica 3 agosto, nella quiete della montagna pistoiese in quel paesino che oramai, da ben 38 anni, è sinonimo in Italia di bugia.

Va in scena una nuova edizione del campionato riservato ai più bugiardi del belpaese (e ce ne sono davvero tanti, anche quelli che non partecipano alla competizione) con l’Accademia della Bugia, perché a Le Piastre le cose si fanno sul serio, pronta a conferire la laurea honoris causa a Paolo Migone. Celebre comico, uscito da Zelig, succede nell’”albo d’oro” ad altri personaggi come Gene Gnocchi e Ugo Conti, per citarne alcuni. Migone sarà preceduto oggi, sabato sera, dal “bugiardino” consegnato a Silver, il disegnatore da 40 anni di Lupo Alberto, in quella che sarà la prima sera dell’edizione 2014 del Campionato. Ma il clou ci sarà domenica con la sezione “verbale” che da sempre regala risate assicurate.

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L’occhio nero lo conoscono tutti, ma da dove viene la malinconia del personaggio Migone?

«Da bimbetto ero fissato con Buster Keaton. E' stato lui a condizionarmi nella vena comica e di indole sono solitario e malinconico. Mi piaceva un personaggio che non ammicca, che non cerca di essere simpatico per forza. E’ venuta fuori questa figura con camice ed occhio nero, un disgraziato che protesta ma poi lascia tutto com'è».

E l'attenzione alle piccole manie, alle nevrosi, alla banalità del vivere quotidiano come nasce?

«Sono stati Gino e Michele a specializzarmi sulla coppia. A Zelig ognuno batte su un argomento. E loro hanno visto che ero abbastanza cattivo sulle donne, sui meccanismi perversi della famiglia. Mi hanno detto: “segui questo sentiero”. E’ stato facile perché venivo da 15 anni di convivenza, ho raccolto le impressioni personali nel rapporto con mia moglie».

Per lungo tempo la politica è stata lontana dalle corde di Migone. Poi la svolta: perché?

«Perché mio figlio, che ha 14 anni, mi guarda con gli occhioni per dire: “ma io qui in Italia lo trovo un posticino, posso vivere o mi uccideranno solo con le tasse”? Allora ognuno di noi deve in qualche modo partecipare alla cosa pubblica. Ed io sono un comunicatore che parla a tanta gente. E visto che a Roma da 30 anni si sono attaccati al potere dei manigoldi, anch'io voglio dire la mia. E sono sceso in campo. E' accaduto anche a Livorno con il sostegno al neo sindaco grillino... Ho votato il Pd per 20 anni e ci ho riposto grande fiducia. Ma dopo aver visto come si muovevano, con questa prepotenza, il voler levare l'ospedale e il muoversi sempre più pesantemente e furbescamente, ho chiesto un incontro a Nogarin. Ci ho parlato due ore ma più che ascoltare le sue risposte lo guardavo negli occhi e mi è parsa una persona onesta. Magari sbaglierà, farà casino, però almeno è un inizio diverso dal solito. Sessantotto anni di Pd non mi interessano più. E ora li considero come avversari politici».

Sarà alle Piastre per tenere una lezione sulla bugia nel corso del Campionato italiano.

«Cos'è la bugia? E' un tagliare corto, il dire altro quando hai fatto qualcosa che altri non vorrebbero tu avessi fatto. Un tempo avevo più energia ed ero molto più bugiardo, adesso la uso poco ma ero bravissimo».

La prima bugia che ricordi di aver detto?

«Mi sono allenato degli anni con mia madre. Le dicevo che andavo da un amico e andavo al mare. Ma il mio amico era il mare, quindi forse non era una bugia».

E l'ultima?

«Le tecniche affinate con mia madre le uso con mia moglie. Adopero bugie di difesa come quando ho fatto una foto per inviarla ad un'amica ma ho detto a mia moglie che l'avevo fatta perché mi annoiavo. Con le donne le bugie funzionano? No perché sono come gli squali. Hanno dei sesti sensi e da piccole cose capiscono quando ne stai dicendo una. E' molto pericoloso».

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Migone sapeva dell’esistenza del Campionato delle bugie?

«Se devo dire una bugia, sì. Nessuno aveva mai pensato di conferirmi una laurea honoris causa alla bugia e sono molto orgoglioso di riceverla, tanto che sto pensando a cosa dirò durante la mia lezione. Ma credo che improvviserò...».

 

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