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Il Pisa ora è atteso da una sfida contro il suo futuro

di David Biuzzi
Il Pisa ora è atteso da una sfida contro il suo futuro

Filosofie e percorsi simili con il Venezia. Ma i lagunari hanno potuto iniziare prima

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PISA. È come sfidare il proprio futuro. Già, domenica a Venezia (ore 16.15.) non troverà solo un avversario dannatamente ostico, il Pisa, ma anche una squadra che, in qualche modo somiglia a quello che potrebbe diventare presto la truppa di Alberto Aquilani. Non sarebbe male, visto che i veneti dopo una stagione complicata, la scorsa, hanno finito per sfiorare il ritorno in Serie A, fuori dai playoff contro il Cagliari, e ora sono di nuovo in corsa per un posto al tavolo delle grandi.

Le somiglianze

D’altra parte, al netto delle differenze tecniche e tattiche comunque ci sono, c’è un’idea di fondo ad accomunare le squadre: la ricerca del gioco. Stessa filosofia, dunque, anche se da raggiungere attraverso strade diverse. Ultimamente, ad esempio, gli arancioneroverdi sono tornati alla base. Ovvero giocano con il 4-4-2 per poter sfruttare al meglio il potenziale offensivo che bomber di razza come il finandese Pohjanpalo e il danese Gytkjaer possono garantire. E non da soli visto che in gruppo ci sono anche altri specialisti niente male del reparto avanzato come Pierini, Johnsen e Olivieri. Ma è soprattutto qualche metro più dietro che emergono le similitudini tra le due squadre. Sia Pisa che Venezia, infatti, hanno tanta qualità in mezzo. Busio, Tessmann, Andersen ed Ellertsson, per i lagunari, sono tutti elementi che hanno piedi educati, visione di gioco e capacità di inserimento.

La differenza

Quello che rende davvero differenti le due squadre, almeno ad oggi, è il tempo. Già, perché il Venezia ha iniziato la sua trasformazione da poco meno di un anno, il Pisa dalla scorsa estate. E il 7 novembre del 2022, infatti, quando i lagunari ebbero la fortunata intuizione di affidare la panchina a Paolo Vanoli interrompendo l’interrengo di Soncin che aveva preso il posto, da poco, dell’esonerato Javorcic. Il tecnico di Varese era reduce dall’esperienza con lo Spartak Mosca, che aveva condotto alla vittoria in Coppa di Russia, interrotta a causa della crisi e del conflitto in Ucraina e prima ancora dall’esperienza nello staff di Antonio Conte al Chelsea (ma è stato anche tra gli assistenti dell’ex nerazzurro Ventura nell’Italia). Non è stato esplosivo, il suo impatto con il Venezia, ma giornata dopo giornata ha costruito una squadra sempre più convincente e anche vincente. Tanto da passare dal penultimo posto di partenza all’ottavo finale. Cambiando diversi giocatori, in estate, ma anche sistemi di gioco. Nello scorso campionato, giusto per fare un esempio, all’Arena Garibaldi-Anconetani presentò i suoi con il 3-5-2 destando ottime sensazioni, anche di là dell’1-1 finale sancito dalle reti di Candela prima e Gliozzi su rigore poi. Anche il sistema di gioco che cambia e si adatta alle necessità, dunque, è un punto in comune tra le due squadre. Ma, come detto, se Vanoli ha avuto quasi un anno di tempo per plasmare il Venezia ad immagine e somiglianza della sua idea di calcio, Alberto Aquilani ha potuto iniziare a farlo dallo scorso luglio. E, anche senza considerare i tanti problemi e contrattempi avuti, si tratta di una lasso di tempo di 7 mesi che, ovviamente, cambia molto.

Il precedente

Venezia più avanti nel percorso di costruzione, insomma, prima ancora che nell’attuale classifica. Questo, però, non significa che il Pisa questa partita l’abbia già persa. Anzi, ha tutto per dire la sua sul piano del gioco, anche se i numeri dicono che i padroni di casa segnano di più (14 le reti realizzate contro le 10 dei nerazzurri) e incassano meno (9 reti al passivo contro 10). Semmai è vero che alla truppa di Aquilani serviranno anche corsa e sacrificio. Giocare contro un avversario aperto, poi, potrebbe anche favorire le qualità (che non mancano) negli spazi. Anche per prendersi una rivincita rispetto allo scorso anno. Quando il pareggio del Penzo del settembre 2022 (a segno Novakovich prima e Gliozzi poi) non bastò all’allora tecnico nerazzurro Rolando Maran per salvare la panchina. Venne esonerato pochi giorni dopo, con il ritorno di Luca D’Angelo e l’inizio di una rincorsa avvincente ma non coronata.

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