La A, la Champions, il ruolo di coach Christian Amoroso si diverte ancora
Già centrocampista di spessore, il cascinese classe 1976 (ex Fiorentina, Bologna ed Empoli) da alcuni anni ha intrapreso la carriera da allenatore
PISA
I primi calci al pallone nei Piccoli Azzurri di Cascina e nello Zambra, la trafila nelle giovanili della Fiorentina e, a vent’anni, un campionato da protagonista con l’Empoli nel 1996/1997, culminato con la promozione in serie A. Classe 1976, centrocampista, Christian Amoroso nella massima serie ha indossato le maglie di Fiorentina e Bologna. Una stagione ad Ascoli in serie B, prima di chiudere la carriera a Pisa nel 2011. Poi l’inizio della nuova vita: dal campo alla panchina. L’incipit è proprio nel settore giovanile nerazzurro: Allievi, Berretti e il salto alla guida della prima squadra nel finale della stagione 2014/2015 in seguito all’esonero di Braglia. Poi esperienze sulle panchine di Ponsacco, Ghiviborgo e Sestri Levante.
Dalla scorsa estate Amoroso è alla guida del Real Forte Querceta, sesto nel girone A di serie D con 36 punti: 9 vittorie, 9 pareggi e 7 sconfitte.
Ha iniziato la carriera da allenatore nel settore giovanile del Pisa guidando Allievi e Berretti: che anni sono stati?
«Sicuramente esperienze positive, ho iniziato ad allenare nel settore giovanile di una società professionistica come il Pisa. Con gli Allievi siamo riusciti a centrare la qualificazione per le finali nazionali il primo anno, bella soddisfazione. Nella stagione 2014/15 ho guidato la Berretti. Allenare i ragazzi vuol dire cercare di trasmettere professionalità e sicurezza, è importante anche l’impatto e il modo in cui ci si pone e il cercare di farsi seguire, confrontarsi con loro».
Dalla Berretti all’Arena Garibaldi…
«Ho avuto l’occasione di guidare la Prima Squadra, è stata una bella opportunità. Sono stato in panchina otto partite, la stagione era travagliata: è stato stressante a livello psicologico, ma mi sono divertito. Se sei stato calciatore sei abituato alla tensione, sono sensazioni che cerchi. La squadra era forte, c’era qualità e abbiamo anche conquistato buoni risultati, ma non siamo riusciti a raggiungere i playoff».
Segue il Pisa? Cosa pensa del campionato dei nerazzurri?
«Sì, non ho visto tutte le partite ma seguo il Pisa. Il campionato di serie B è difficile e snervante, ma i nerazzurri hanno un’ottima impostazione. La squadra mi piace, è tosta e si è rafforzata. Pisa è una piazza prestigiosa, è importante mantenere la categoria per i prossimi anni, poi starà alla società decidere se provare a fare il salto di qualità».
Il ricordo più bello della carriera da calciatore?
«Sono tanti. Sicuramente le stagioni con la maglia della Fiorentina. All’allenamento c’erano oltre mille tifosi e quando facevamo il riscaldamento prima delle partite sotto la Fiesole si volava. Nella stagione 98/99 siamo stati campioni d’inverno. Anche la promozione in serie A con il Bologna dopo tre stagioni in B è stata emozionante».
Il giocatore che più l’ha impressionata?
«Su tutti Ronaldo il Fenomeno. Ma la lista è lunga, ho giocato contro Baggio, Del Piero, Ibrahimovic per fare qualche nome e anche in Champions League ho incontrato diversi campioni. Tra i compagni di squadra Batistuta, Rui Costa ed Edmundo erano di un altro livello».
Che allenatore è mister Amoroso?
«Sono un tipo abbastanza tranquillo, mi piace il confronto leale con i giocatori, farli sentire coinvolti, poi è chiaro che il mister deve fare delle scelte. Cerco la qualità, anche se in serie D non ce n’è tantissima».
Perché Real Forte Querceta, mister?
«Questa è una delle migliori società dal punto di vista organizzativo e delle strutture, ci sono tutti i requisiti per lavorare in un certo modo. Li seguivo da tempo, c’erano stati contatti e, quando si è interrotto il rapporto con il tecnico Tosi (il giorno prima dell’inizio della preparazione), non ci ho pensato due volte e ho sposato subito il progetto».
Che squadra è ?
«Quando sono arrivato ho trovato una squadra con cui poter lavorare bene. Abbiamo 5-6 giocatori di esperienza e diversi giovani interessanti. Siamo partiti con il 4-3-1-2, ho seguito le indicazioni della società anche in base al mercato che era stato effettuato. Abbiamo disputato un buon pre-campionato, poi mi sono reso conto che il 3-5-2 era un assetto più adatto alle caratteristiche dei giocatori. A dicembre è arrivato Musacci (ha giocato anche due stagioni in serie A con il Parma) e siamo passati al 3-4-1-2, la squadra sta rispondendo bene».
Nove partite al termine del campionato, zona playoff al momento distante sei punti: qual è l’obiettivo?
«Sono soddisfatto, in estate la società mi aveva chiesto una salvezza tranquilla, stiamo facendo qualcosa in più. Siamo partiti forte, eravamo attaccati al gruppo di testa, poi abbiamo avuto un mese di flessione. Ci sono squadre più attrezzate di noi e che hanno investito anche di più, ma se lavoriamo bene possiamo raggiungere i play-off: sarebbe un traguardo oltre le aspettative».
Come state affrontando la situazione legata al coronavirus?
«La priorità è che la situazione non diventi ancora più grave e che si possa tornare alla normalità il prima possibile. Dopo questo aspetto, speriamo anche di tornare in campo per terminare il campionato, confidiamo in decisioni uniformi. Sono in contatto con i ragazzi, stanno seguendo un piano di allenamento».
E lei come sta trascorrendo questi giorni? E come è stato lo stacco con la carriera da calciatore?
«Mi godo la famiglia, faccio dei lavoretti in casa e mi aggiorno. Gioco ancora a calcio, soprattutto a 7 e a 5: tornei e partitelle. Poi corsa, tennis, bici, un po’ di tutto». —
Alessandro Marone