Il Tirreno

Pisa

Il circolo “Don Bosco” a quasi 2 anni dallo stop tra delusioni e speranze

di Francesco Loi
Nella foto la saracinesca abbassata della sede del circolo Don Bosco di via Ivizza chiusa ormai dal 23 marzo 2023
Nella foto la saracinesca abbassata della sede del circolo Don Bosco di via Ivizza chiusa ormai dal 23 marzo 2023

La bandiera Acli torna su “Il laboratorio di Eugenio”

16 novembre 2024
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MARINA. In via Ivizza è tutto come il 23 marzo di un anno fa. Quando il circolo Acli Don Bosco ha chiuso definitivamente le sue porte dopo 72 anni di attività. Da allora più voci si sono alzate per auspicare la riapertura di quello che è stato uno storico luogo di aggregazione sociale, un punto di riferimento per generazioni di marinesi.

Si sono susseguite anche ipotesi di collocazione in altri locali, ma nessuna di questa si è concretizzata.

L’immobile che ospitava il circolo è di proprietà della parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice. Il suo destino è quello di far posto a un complesso residenziale. Una decisione che deriva dall’ingente debito accumulato dalla parrocchia, circa un milione di euro, per mutui e altre esposizioni dovute a lavori di ristrutturazione della chiesa e della canonica.

«Non sappiamo se riapriremo, quando e dove, ma sappiamo quanto il circolo sia importante per noi e quanto siamo importanti gli uni per gli altri», avevano scritto nella lettera di invito al rinfresco di saluto e di ringraziamento ai soci il presidente delle Acli provinciali Andrea Valente e quello nazionale Emiliano Manfredonia. Una volta accettato il verdetto della chiusura, la speranza è sempre stata quella di renderla almeno la più breve e provvisoria possibile. Due le strade che erano state tentate per una ripartenza. Una riguardava gli spazi dell’ex stazioncina del trammino (di proprietà comunale). L’altra prevedeva il trasferimento del “Don Bosco” in alcuni locali di Santa Maria Assunta, una delle due comunità parrocchiali di Marina, un’eventualità discussa a lungo anche con l’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto. Ma in entrambi i casi ci sarebbe stato da far fronte a spese non indifferenti per la sistemazione.

«Abbiamo provato a riaprire in tutti i modi, ma invano», dice Pietro Magli, ultimo presidente del circolo, con voce rotta dalla commozione. «Qui venivano giovani e anziani, anche da San Piero a Grado e da Tirrenia. Siamo arrivati a contare 490 soci. E tutto avveniva solo su base volontaria». Una decina di mesi fa, prosegue Magli, «abbiamo fatto una riunione con il parroco. I giovani reclamarono, ma non c’è stato niente da fare. È stata fatta anche una raccolta firme, poi consegnate all’arcivescovo sperando nel suo intervento. Nessuno invece ci ha concesso uno spazio. Così ci siamo messi l’animo in pace». Restano l’emozione e i ricordi delle persone e delle tante iniziative svolte in quei locali che custodiscono un pezzo della storia di Marina. E non solo. «I ragazzi mi chiedono: quando si riapre? Purtroppo non c’è più niente da fare».

Qualcuno intanto prova comunque a non arrendersi, a ripartire imboccando semmai un’altra strada. A Marina un circolo Acli è presente, anche se non ha mura, e si chiama “Il laboratorio di Eugenio”. L’associazione che porta il nome di Eugenio Tursi, scomparso a 32 anni in un incidente stradale sul viale D’Annunzio all’alba del 19 febbraio 2023, ha deciso di raccogliere l’eredità del “Don Bosco”. Eugenio era una delle anime del circolo e ora il laboratorio che gli è stato intitolato è visto come un luogo dove i soci possono insieme far nascere e crescere nuove progettualità per l’intera comunità, vicini al modo di Tursi di aiutare le persone in difficoltà, senza chiedere nulla in cambio.

Un “luogo” che agisce attraverso iniziative sostenute anche dall’Acli Artespettacolo Nazionale e con eventi che, assicurano i soci, saranno sempre più numerosi anche per portare avanti in qualche modo la bandiera del circolo Don Bosco. Ancora non c’è un luogo fisico, una sede. «Procediamo un passo alla volta» e quello di trovare un posto sarebbe il prossimo. Lo spirito e l’impegno ci sono, così come le richieste di trovare una soluzione per la comunità marinese. L’ideale sarebbe un giorno riaprire un circolo tradizionale, con il bar e gli spazi di aggregazione. Chissà. Un passo alla volta.


 

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