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Arci di Pisa, Stefania Bozzi lascia dopo 13 anni. Il nuovo presidente ha 34 anni: «Ecco come immagino il futuro»

di Francesco Paletti

	Mario Dimonte e Stefania Bozzi
Mario Dimonte e Stefania Bozzi

Il testimone passa a Mario Dimonte, fino alla settimana scorsa alla guida del circolo San Giusto: «Soci di nuovo in aumento dopo il Covid»

13 novembre 2024
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PISA. Lascia Stefania Bozzi, 58 anni, gli ultimi tredici dei quali alla guida del Comitato di Pisa. «Non l'associazione: in quella ci sono nata, grazie ai miei genitori che hanno gestito anche il circolo Primavera di Cascina, e credo proprio che non l'abbandonerò mai: soltanto la presidenza» dice sorridendo. Entra Mario Dimonte, 34 anni fino alla settimana scorsa, alla guida del circolo di San Giusto, e da domenica nuovo presidente del Comitato.

Passaggio del testimone al vertice dell'Arci pisana, “celebrato” lo scorso fine settimana a Cascina (al circolo di Chiesanova) in occasione del 19esimo congresso dell'Arci di Pisa. «Straordinario» precisa sorridendo Bozzi «e organizzato appositamente per completare ciò che l'emergenza Covid, due anni fa non ci aveva consentito di finire, ossia preparare il cambio alla guida dell'associazione». Che, dunque, è avvenuto all'insegna della più totale continuità dato che Dimonte, era sì presidente del circolo di San Giusto, ma anche vice del Comitato Pisano.

Il quale, nell'occasione ha anche esteso, la propria denominazione: «Non più solo di Pisa, ma anche dell'Alta Val di Cecina dato che fanno riferimento al nostro comitato anche i circoli di quest'area della provincia, oltre a quelli dei comuni della zona pisana» raccontano entrambi. E che soprattutto negli ultimi due anni ha dato importanti segnali di ripresa: «Abbiamo 88 circoli attivi e circa 11mila soci: sì, in assoluto sono sicuramente numeri importanti, ma per noi è poca cosa se considera che nel 2012 ne avevamo più di 18 mila» continua Bozzi.

Però, in mezzo c'è stata la pandemia e le relative restrizioni e chiusure che per i circoli sono stati una vera mazzata: «In quel biennio i soci si sono praticamente dimezzati, scendendo a 9mila, ma dal 2023 la tendenza è di nuovo in crescita, anche se a ritmi lenti perché soprattutto i più anziani, purtroppo, continuano a vivere con un po' di preoccupazione la frequentazione dei luoghi di aggregazione».

Al nuovo presidente, però, consegna un'associazione viva. Che presto avrà anche una nuova casa: «Ci trasferiremo a Riglione, nei locali del circolo di Pisanello – sorride – con l'obiettivo anche di rimetterlo in funzione». E che è uscita sì con qualche ammaccatura, ma ancora decisamente solida, delle vicende dell'ultimo decennio: la pandemia sicuramente, ma ancora prima pure il rischio di fallimento «in conseguenza dei comportamenti del nostro ex commercialista, che ci ha causato un danno di circa 180mila euro, per noi una cifra enorme» dice Bozzi.

Da qui riparte Mario Dimonte: studi e militanza studentesca a Siena («in Link, la corrispondente senese di “Sinistra Per” dice») e poi il servizio civile all'Arci di Pisa, «all'inizio semplicemente per cambiare città e confrontarmi con una realtà diversa, facendo comunque qualcosa di utile dal punto di vista sociale».

Da allora, però, la città della Torre e l'associazione, non le ha più lasciate. Anzi, da tre giorni è, pure, il presidente del Comitato di Pisa: «Per chi, come me, viene dal movimento studentesco, l'Arci è stato un approdo quasi naturale, in cui siamo stati accolti a braccia a aperte – racconta -: per questo esserne diventato presidente è cosa ci mi rende fiero e mi riempie il cuore d'orgoglio. Come immagino il futuro dell'associazione? Non troppo diverso dal suo presente: saremo aperti, soprattutto nei confronti delle altre realtà del terzo settore e dell'associazionismo cittadini, inclusi ma anche schierati». Al riguardo l'agenda è già fitta: «Venerdì sosterremo la giornata di mobilitazione lanciata dal Movimento No Base e nel pomeriggio saremo insieme alle tante sigle ambientaliste e al Comitato per la Difesa di Coltano alla Leopolda per dire ancora No alla Base mente sabato partecipiamo alla Climate Parade, perché l’emergenza climatica è una battaglia che non può più aspettare». Sullo sfondo lo sciopero generale di venerdì 29: ci uniremo alla Cgil perché il cambiamento passa dalla lotta comune mentre il giorno dopo pure noi aleremo la voce per denunciare il genocidio a Gaza».


 

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