La prof pisana presa a sputi dal neonazista nel comitato per la lotta all’antisemitismo
È nel gruppo di lavoro istituito dal governo per la lotta contro l'antisemitismo. Un uomo la aggredì per una borsa con scritte yiddish
PISA. La professoressa Alessandra Veronese è stata nominata, con decreto del segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri del 4 settembre 2024, tra i membri del gruppo tecnico di lavoro per l’aggiornamento della strategia nazionale di lotta all’antisemitismo.
Docente di Storia Medievale presso l’Università di Pisa e direttrice del Centro interdipartimentale di studi ebraici “M. Luzzati” dello stesso Ateneo, la professoressa Alessandra Veronese parteciperà ai lavori in rappresentanza del ministero dell’Istruzione e del Merito.
Compito principale del gruppo tecnico di lavoro è quello di coadiuvare il coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, il generale Pasquale Angelosanto, e di elaborare una relazione contenente indicazioni per la promozione e il rafforzamento della lotta all’antisemitismo in Italia.
Il racconto dell'aggressione nel 2019
Sulle pagine del Tirreno raccontava così l'aggressione che subì nel gennaio del 2019. «Volevo che si sapesse, volevo raccontarlo ai miei amici: mi è sembrato un gesto così grave, enorme». Erano le 13, era a Roma e aveva un appuntamento con un’amica davanti alla libreria Feltrinelli per prendere accordi per un’iniziativa da fare a Pisa. Era arrivata prima e per ingannare il tempo stava guardando la vetrina.Benvenuti nella normalità apparente: una bella donna che scruta i titoli dei libri appena usciti, i più venduti. Gesti che ognuno ha fatto migliaia di volte. Era serena, in attesa, e invece era vulnerabile. E non lo aveva neppure intuito. Si sentiva osservata da quell’uomo, era l’ora di pranzo. Era a Roma. Era tra la gente. E guardava una vetrina.
Chi avrebbe potuto immaginarlo? «Mi ha sputato ma poteva accoltellarmi, farmi qualunque cosa. Ero talmente tranquilla che per capire cosa stesse accadendo mi è servito tanto tempo, troppo. Quando ho realizzato tutto si è svolto in dieci secondiquel l’uomo se ne stava andando. Io l’ho preso a male parole. Lui prima di andarsene mi ha puntato gli occhi nei miei. Cattivi, pieni di disprezzo».
Lei era ancora lì a chiedersi come fosse stato possibile. «A me? E rivedevo il suo sguardo prima di avvicinarsi e dopo». La professoressanon è ebrea. Lo era suo zio. Da sempre ha frequentato ambienti ebraici. Lo erano amici del padre, lo erano due dei presidi della sua scuola. Lo sarà anche lei presto.«Ho fatto formalmente la richiesta di conversione. Lo studio della storia ebraica è una passione da sempre e ho vissuto un’identificazione culturale e religiosa fin da piccola. Nel tempo è diventato assolutamente normale essere ebrea, da tempo meditavo di fare la richiesta di conversione e l’ho fatta».Ha vissuto un anno a Gerusalemme, ha studiato all’Università ebraica. Ha sentito mille volte i racconti delle leggi razziali, il dramma vissuto dalle famiglie ebree. «Mio zio si è salvato, figlio di un matrimonio misto, non è mai stato inserito nelle liste».
Antisemitismo e Israele
E quando le si chiedeva dell'incrocio tra antisemitismo e israele, la professoressa ironizzava sulle leggende che da centinaia di anni si raccontano sugli ebrai e si infervora su quanto oggi si dice contro Israele. «Sono la prima a criticare la politica di Israele per alcune cose e non siamo certo tutti filo Netanyahu ma non si può neppure nascondere abilmente dietro le critiche a Israele una posizione di antisemitismo».