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Pisa, anche Normale e Primaziale interessate al Santa Chiara: cinque le proposte arrivate

di Francesco Loi
Nella foto una veduta dell’area del Santa Chiara
Nella foto una veduta dell’area del Santa Chiara

Sono già in corso di valutazione. L’assessore Dringoli: «Fornite diverse possibilità di intervento per la soddisfazione delle richieste presentate»

02 ottobre 2024
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PISA. Ci sono anche la Scuola Normale e l’Opera della Primaziale Pisana tra i soggetti che hanno manifestato interesse per l’area del Santa Chiara, una volta che sarà stata svuotata della sue funzioni sanitarie (nel 2027). Lo ha rivelato l’assessore all’urbanistica Massimo Dringoli durante il consiglio comunale in risposta a un question time di Paolo Martinelli (La città delle persone) che aveva chiesto informazioni sulle linee guida che saranno seguite per la trasformazione dell’antico ospedale in un nuovo quartiere cittadino.

La procedura che viene seguita si chiama “Regenerate Santa Chiara”. È gestita da una società consortile (Nuovo Santa Chiara Hospital Scarl), appositamente costituita dai soggetti che stanno costruendo il Nuovo Santa Chiara di Cisanello: Fincantieri Infrastrutture Sociali Spa (Finso Spa) di Firenze e Consorzio Integra di Bologna, con quest’ultima che ha assegnato i lavori ai propri soci Cmb di Carpi (Modena) e Cmsa di Montecatini Terme. Una volta completata la realizzazione del nuovo nosocomio, lo storico Santa Chiara sarà ceduto dall’attuale proprietà, l’Azienda ospedaliero universitaria pisana, a Finso e Integra, che intanto cercano il nuovo acquirente del complesso monumentale attraverso “Regenerate”.

Cinque le manifestazioni d’interesse ricevute al termine della prima fase della procedura, come confermato pochi giorni fa dal presidente della Regione, Eugenio Giani, durante un sopralluogo al cantiere di Cisanello. Una partita strategica anche perché proprio dalla vendita del Santa Chiara (stima di partenza 122 milioni di euro) dovranno arrivare le risorse economiche per completare il nuovo ospedale.

Ora “Regenerate” è entrata nella seconda fase, l’analisi delle offerte ricevute, che ha come scadenza il prossimo 29 novembre per la consegna delle offerte non vincolanti.

Non tutte le manifestazioni d’interesse si riferiscono all’intero complesso di Santa Chiara, ma solo a una parte. La Scuola Normale sarebbe interessata all’edificio della Scuola Medica, dove nelle intenzioni del Comune potrebbe sorgere un nuovo palazzo dei congressi, probabilmente per una sede di rappresentanza. Mentre l’Opera della Primaziale avrebbe interesse a spazi sul lato di via Roma per allargare il Museo delle Sinopie e concentrare il centro di accoglienza con le biglietterie.

«Le linee guida sono sempre state indicate negli incontri avuti con la società consortile facendo riferimento al piano di recupero Chipperfield – ha detto Dringoli –. L’area complessivamente è di circa 110mila mq e suddivisa in 10 unità minime di intervento (Umi). Per ognuna è stata analizzata la realizzabilità delle previsioni urbanistiche, in particolare le destinazioni d’uso. Si è tenuto conto di alcune manifestazioni d’interesse presentate ufficialmente, come quelle della Scuola Normale e dell’Opera della Primaziale, fornendo loro diverse possibilità di intervento per la soddisfazione delle richieste presentate».

Si tratterà quindi, da parte di Regione, Aoup e società consortile, di “armonizzare” le proposte ricevute cercando, se possibile, punti di contatto e accordi tra coloro che sono interessati all’intera area e i soggetti, come nel caso di Normale e Opera della Primaziale, che puntano a rilevare un edificio o comunque solo parti del complesso.

In accordo con gli strumenti urbanistici vigenti, le destinazioni private possono essere ricettive, compresi gli spazi accessori e complementari (sale convegni, attività espositive, ristorante, bar, eccetera); residenziali; commerciali (esercizi di vicinato, con superfici di vendita inferiori a 250 mq); servizi privati (uffici, sedi aziendali, ambulatori medici); scuole private. Le destinazioni pubbliche possono essere invece istruzione, residenza (comprese foresterie e simili), servizi pubblici e di interesse generale (uffici pubblici, posta, banche, eccetera), ma anche strutture culturali (centri di ricerca, musei, sedi espositive, biblioteche, archivi).

«È ormai noto l’interesse dell’amministrazione comunale – ha aggiunto Dringoli – a valutare la possibilità di inserire nel complesso un centro congressi, che sarebbe di grande giovamento per la città. Già nel piano Chipperfield è stato individuato l’edificio della Scuola Medica, all’interno dell’Umi 10, come sede possibile di attività congressuali. Sarebbe una collocazione adeguata senza avere quell’enorme consumo di suolo che si verificherebbe in caso di ubicazione in un nuovo luogo».
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