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Pisa, suolo pubblico: più difficile far chiudere i trasgressori

di Luca Cinotti
Pisa, suolo pubblico: più difficile far chiudere i trasgressori

Stop in caso di abusi totali e di “allargamenti” oltre i 6 mq

25 settembre 2024
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PISA. Il titolo dell’atto è neutro: “Modifica ordinanza n. 45 del 22 novembre 2019”. Ma il contenuto è tutt’altro che irrilevante. Il Comune, infatti, limita la possibilità di chiudere le attività di ristorazione che violano le disposizione sul suolo pubblico. Una (parziale) correzione di rotta dopo la deflagrazione del caso estivo, con decine di locali multati e sanzionati con lo stop forzoso dell’attività.

L’ordinanza di cinque anni fa prevedeva che «nei casi di occupazioni abusive del suolo pubblico e per fini di commercio all’interno del centro storico, di piazza della Stazione e di viale Gramsi» si applicasse oltre alla sanzione pecuniaria quella della sospensione dell’attività per un periodo massimo di cinque giorni. Esattamente il tipo di provvedimento che hanno ricevuto i locali nell’estate che sta tramontando, a partire da una serie di controlli della polizia municipale che hanno avuto luogo nel mese di luglio.

Una sanzione che però – si fa presente – ha almeno un paio di limiti. Il primo è quello della giustizia amministrativa. I Tar hanno ritenuto inapplicabile la sospensione «quando lo stato dei luoghi, a causa dell’esiguità dell’occupazione abusiva o eccedente, sia già stato ripristinato o sia di immediato ripristino».

In secondo luogo, il Comune richiama la «proporzionalità». Vale a dire, le azioni che il potere pubblico può prendere devono essere tarate sul fine da raggiungere ma anche sulla necessità di non incidere «al di là dello stretto necessario sull’interesse del privato».

Frasi in burocratese ma che ne ricordano altre, assai più esplicite.

Quelle pronunciate dal direttore di Confcommercio Pisa Federico Pieragnoli dopo gli episodi delle settimane scorse: «La chiusura forzata di un’attività per cinque giorni, oltre alla multa, è una sanzione sproporzionata rispetto alla violazione contestata». Una considerazione alla quale seguiva la rivelazione di aver chiesto «al sindaco Conti di ridiscutere l’ordinanza del 2019 che prevede la chiusura dell’attività. Chiediamo regole più equilibrate e allo stesso tempo la tutela del lavoro di imprenditori che costituiscono un presidio per il decoro, la valorizzazione e la fruibilità dell’intera città».

Ora quel percorso pare essere arrivato a una sorta di punto di equilibrio, con la “nuova” ordinanza che fissa in modo tassativo tre casi che permettono di procedere alla sanzione della chiusura per cinque giorni.

Il primo è quello di occupazioni di suolo pubblico completamente abusive, per le quali non c’è alcun titolo rilasciato oppure il titolo è stato sospeso o revocato.

La seconda possibilità riguarda le occupazioni abusive di una superficie maggiore di quella concessa che sono realizzate con opere fisse di difficile rimozione, come pedane e dehors: rimangono fuori, dunque, i semplici tavolini e sedie.

Infine, stop per cinque giorni a chi si “allarga” di oltre sei metri quadri oltre la superficie autorizzata da Sepi.

Rispetto all’ordinanza di cinque anni fa, infine, tutto questo vale nell’intero ambito cittadino e non solo nelle zone previste dall’atto del 2019.

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