Guglielmo Marconi, si celebrano i 150 anni: lo scempio della stazione radio di Coltano
Qui lo scienziato ha scritto pagine fondamentali della storia delle telecomunicazioni. E nemmeno a Pisa ci sono eventi per lui
COLTANO. “Pape Satan” scritto in rosso. È l'invocazione dantesca al Demonio con cui Pluto apre il Canto VII dell'Inferno, ma anche, e nel caso specifico forse soprattutto, quella della finta messa nera di Amici Miei atto III. È lì, lasciata da qualche vandalo “goliardo” da chissà quanti anni. Tocca leggere pure questo sulle mura sbrecciate e pericolanti della “Palazzina Marconi” di Coltano, l'area pianeggiante e acquitrinosa fra Pisa e Livorno, dove nel 1911 il geniale scienziato che due anni prima era stato insignito del Premio Nobel per la fisica e del quale oggi si celebrano i 150 anni dalla nascita, realizzò quella che il New York Times definì «la stazione radio intercontinentale più potente al mondo». E, forse la scritta non è neppure la cosa peggiore per questo edificio, vera e propria pietra miliare della storia mondiale delle telecomunicazioni, oggi di proprietà demaniale e in stato di abbandono da oltre quarant'anni, avvolto da rovi e ortiche, sul retro alte anche un paio di metri, e ormai ridotto a riparo per piccioni e altri volatili. Tutto intorno, una sottile e bassa rete verde in fil di ferro e qua e là qualche cartello giallo triangolare con il segnale di pericolo, messi formalmente per impedire l'accesso all'immobile in rovina, ma di fatto a indicare che chi osasse addentrarvisi, lo farebbe a suo rischio e pericolo.
«Da Coltano, già nel 1910, un anno prima di completare l'infrastruttura, Marconi inviò due segnali di test: uno a Glacey Bay, sulla costa del Canada e soprattutto l'altro a Massawa, in Eritrea, superando il Sahara, un'impresa rivoluzionaria per i tempi dato che i deserti, in quanto aridi e ostili alla conduzione elettrica, erano considerati barriera invalicabile per le comunicazioni radio – racconta il professor Filippo Giannetti dell'Università di Pisa, autore dello studio del 2017che ha ricostruito la storia della Stazione Marconi –. Sempre da Coltano, nel 1931, partì anche il segnale che accese il Cristo Re a Rio de Janeiro».
Tutto è iniziato da quel rudere avvolto fra i rovi e dalle due enormi antenne, scomparse già negli anni '30; ciascuna delle quali a 530 metri dalla Palazzina. «Nella sala centrale c'era il trasmettitore con i cavi che uscivano dalle due finestre oblò del piano superiore: l'ingresso, invece, era sulla facciata che guarda all'attuale via Palazzi, la strada realizzata per costruire la stazione» racconta Fabio Cosci, presidente di Marconi Labs, laboratorio d'idee nato con l'obiettivo di risvegliare l'interesse intorno alla Stazione Marconi.
È opera loro il pannello informativo posizionato di fronte alla Palazzina e sono stati loro a ritrovare, in un magazzino della base di Camp Darby, il cippo celebrativo che l'esercito Usa dedicò allo scienziato, un tempo collocato davanti alla Stazione radar di Coltano, e a ricollocarlo al centro del borgo. Sono gli unici due “segni marconiani” di questa frazione fra Pisa e Livorno, dove lo scienziato ha scritto pagine fondamentali della storia delle telecomunicazioni. Invero, insieme all'insegna di un ristorante, la “Trattoria Marconi”. Poco per colui che «nel mondo è considerato uno dei padri della società contemporanea – spiega Giannetti –: è l'inventore delle comunicazioni globali senza fili e in condizione di mobilità. Ancora oggi le reti dei cellulari si basano sullo stesso principio, ossia l'utilizzo delle onde elettro-magnetiche».
150 anni. Ma all'ombra della Torre non ci saranno eventi. «La città lo celebrerà?», aveva chiesto nei giorni scorsi l'associazione degli “Amici di Pisa”: domanda caduta nel vuoto. Qualcosa accadrà a luglio e, qualcos'altro è previsto per il prossimo anno, dato che le celebrazioni dureranno due anni. L'aspettativa di tanti, anche della stessa famiglia Marconi, è che in coincidenza di almeno uno dei due eventi arrivi pure l'annuncio del progetto di recupero atteso da anni. Al riguardo, la speranza è legata alla realizzazione della nuova caserma dei carabinieri nell'area ex Cisam, sempre nel territorio del Parco, e alle relative compensazioni che includono anche il recupero della Stazioni Marconi: proprio in questi giorni l'interlocuzione fra amministrazione comunale e Consiglio superiore dei lavori pubblici si è intensificata. Ma tutto dipende dai finanziamenti per la caserma. Intanto, però, c'è da rinnovare la convenzione biennale fra Comune e Demanio che serve all'amministrazione per garantire alla Palazzina Marconi la “sussistenza”, ossia le manutenzioni ordinarie. Come, ad esempio, il taglio della vegetazione che la sta inghiottendo.